TODI – Stasera, giovedì 10 febbraio, al Teatro Nido dell’Aquila di Todi alle ore 21 va in scena lo spettacolo di teatro civile “Avrai vent’anni tutta la vita”, tratto dal libro di Nicola Mariuccini con Daphne Morelli, Thomas Trabacchi e Francesco Bolo Rossini che cura anche la regia. Voce narrante di Fabrizio Gifuni. Samuele Chiovoloni ha collaborato alla drammaturgia e regia. Sound design: Nicola Frattegiani. Video: Dromo Studio. Costumi: Augustina Castellani. Service luci e suono: Giombolini & Cerquiglini.
Lo spettacolo è a ingresso gratuito.
LO SPETTACOLO
Immagini dello spettacolo
Avrai vent’anni tutta la vita è uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Mariuccini. Mediante il racconto della storia di Luigino Reattino (personaggio di fantasia su fatti realmente accaduti), riemergono i tratti della nebulosa vicenda della fine delle Brigate rosse a seguito del rapimento e della liberazione del generale Dozier. È il tentativo di riconciliare la verità dei fatti accaduti con la verità giudiziaria coinvolgendo lo spettatore in un interrogatorio drammatico e incalzante in cui Luigino, il capro espiatorio per eccellenza, arrestato e tenuto vent’anni in attesa di giudizio con la falsa accusa di essere il grande vecchio del terrorismo italiano, risponderà alle domande avendo il coraggio di farne altrettante in una arringa che è più di una difesa di ufficio. Un atto di accusa su ciò che in quegli anni è davvero successo e quanto non è accaduto; sui perché di errori e depistaggi, sulle trame internazionali che hanno stretto il paese in una morsa invisibile di pressioni, sospetti e segreti. Dietro la matrice ideologica degli attentati la malcelata ma mai scoperta volontà di archiviare il conflitto politico e sindacale degli anni 70 che culminerà, proprio dai primi mesi del 1982 in quella che fu chiamata “la rimonta” dello Stato contro il terrorismo, concomitante con una potente accelerazione dei motori del benessere, con il debito pubblico salito alle stelle che apre, nel paese, l’era delle televisioni, del colore, dell’effimero. Fra le tante verità in campo, che si combattono tra loro con lo scopo di auto annullarsi, lo spettacolo, più ancora del libro ne fa emergere una più inquietante delle altre: la verità rivelata. La drammatica questione delle torture di stato, “inutili” secondo gli stessi autori ma che rappresentano una macchia indelebile sulla memoria del nostro paese, pur raccontate in pubbliche interviste da testimoni oculari sono scivolate come se niente sia mai accaduto. La scelta del teatro come atto di denuncia, laddove le televisioni non hanno funzionato. I tempi umani della rappresentazione e della riflessione inducono lo spettatore ad andare oltre l’informazione per entrare, insieme ai personaggi, nello spazio dimenticato della coscienza critica.
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