SPOLETO – Giacomo Spinelli spoletino, essendo assai devoto della Madonna di Loreto, nel 1538, fece edificare in un campo, fuori da porta San Matteo, una cappella, dalle sembianze della Santa Casa di Loreto. All’epoca Jacopo Siculo assai conosciuto in citta’ e in zona per la sua abile arte di pittore in affresco e pale di Altare, riceve la commissione per raffigurare in un affresco, la sacra immagine della Madonna col Bambino. La leggenda però vuole che la Sacra Immagine sia stata dipinta da “mano invisibile” e quindi nel corso del tempo assai tenuta in forte devozione.
Nel 1572, con l’ edificazione del Santuario la cappella fu inglobata al suo interno. Il santuario, fu edificato a pianta centrale dall’Architetto Annibale de’ Lippi. Nel 1701, afferma Bruno Toscano, Isidoro Benedetti la fece rivestire di marmi e affreschi oggi, questi ultimi, quasi scomparsi. Di ciò che rimane dell’affresco del Siculo, e’ la raffigurazione della Vergine con il Bambino incorniciato da una mostra lignea settecentesca. Il Brunelli considero’ “ragionevolmente attribuibile” a Jacopo Siculo. Anche Quirino, afferma che ” il volto della Madonna presenta forti analogie con i tipi fisiologici caratteristici del pittore siciliano”. Infatti la Madonna rivela il classico armonioso volto raffaellesco, imitandone quello della pala in San Mamiliano e a quello della Pala di San Brizio.
Don Ignazio Portalupi, cronista seicentesco,1 così descriveva il dipinto: ” E’ ella poi sono alle poppe circondata da una nuvola e nel suo braccio sinistro tiene sedente il Bambino festosissimo, che con la destra le stringe il velo che le scende dal capo abbracciando lei con la sua destra il figlio, la cui effige de’ alquanto nuda, però la Beata Vergine e’ vestita d’una veste di porpora con un manto di sopra di color ceruleo, con cui e’ il capo, e il corpo tutto vien coperto; e sta come seduta sopra una casa e tetto che rappresenta la Santa Casa di Loreto, che perciò de’ anche e’ così titolata, e sopra la porta di essa sta scritto quelle due parole, che disse l’angelo alla Vergine AVE MARIA. E finalmente viene dai due angeli Incoronata, quali quasi attestano con cio’ l’esser essi stati i pittori di quella immagine”.
Don Ignazio aggiunge che il dipinto fosse affiancato da due figure di Santi come un San Sebastiano a destra e un Sant’ Antonio Abate a sinistra, riemersi in recenti restauri. Il tema trattato da Jacopo Siculo nel 1538, afferma l’ amico storico di Giuliana, (patria di Giacomo Santoro), Antonino Giuseppe Marchese nella sua biografia sul Siculo, anticipa la stagione controriformistica, mentre la leggenda dell’opera compiuta, in assenza del pittore, per intervento divino, si inserisce nella particolare glorificazione della Madonna in eta’ rinascimentale, di fronte al cui culto, come scrive Burckhardt (1994, p. 357) ” in Italia si moltiplicano all’infinito le Madonne miracolose, che esercitano un intervento continuo e indiretto nella vita quotidiana”.