PERUGIA – Era il marzo del 2020. In piena emergenza Covid Aldo Contini, musicista, volto conosciutissimo in tutta l’Umbria da chi fa musica e l’organizza, titolare da anni di Set Music Service, venne allo scoperto per lanciare una richiesta di aiuto.
Contini aveva, ed ha ancora per fortuna, un’azienda specializzata in progettazione, allestimenti e noleggio di apparecchiature musicali e di amplificazione, luci e quant’altro. Lanciò l’allarme che riguardava il suo settore che poi è quello che consente agli artisti di esprimersi, di fare cultura. A tutti i livelli. Contini, prima del Covid, era uno tra i professionisti maggiormente richiesti in Umbria e non solo. Ma in quei tempi grami non lavorava. Come lui, tanti. Lancio un’iniziativa: #amplifichiamoci
Allo spettatore sta mancando l’emozione dello spettacolo; ma cosa c’è dietro a quell’emozione?
Ci sono innanzi tutto persone, una specie di spettatori al contrario per cui il pubblico è indispensabile per continuare a vivere, lavorare e specializzarsi.
In questo momento sono i tecnici ad avere bisogno del pubblico.
Voglio chiedere agli spettatori di aiutarmi ad amplificare il silenzioso lavoro del grande pubblico dei tecnici e delle aziende che continuano ad investire per esaltare l’arte della musica, della danza e del dialogo artistico.
Il mondo degli spettacoli live deve essere sostenuto in primis pensando alla categoria dei professionisti a cui appartengo, lavoratori che continuano ad investire le proprie risorse per crescere e raffinare la qualità delle emozioni percepite.
Sosteniamo il pubblico del dietro le quinte, riconoscendo ad esso la considerazione che merita e mettendoli in condizione di accedere alle stesse agevolazioni riservate alle altre categorie professionali.
Solo così potremo tornare a vivere insieme grandi emozioni.
Ovviamente le sue parole erano condivise dai titolari di altri service.
Riesumiamo l’incubo riflettendo sulle recenti dichiarazioni di Vincenzo Spera, presidente di Assomusica perché nonostante Vasco, nonostante Ligabue, nonostante gli attesissimi tour sold out che si preannunciano questa estate, non è tutto oro quello che luccica e l’effetto Covid si fa sentire. Soprattutto non va dimenticata l’urgenza dell’approvazione di una legge finalmente definitiva sullo spettacolo che regolamenti e tuteli tutte le sue componenti. Il settore sta male perché arriva da due anni in cui ci sono società che hanno perso il 97% dei fatturati. Una flessione che “recuperare in un’estate non è facile”.
Vincenzo Spera illustra come la situazione sia “più o meno vicina all’anno 2019, dove in qualche modo ci sono quasi 8 milioni di biglietti venduti. Però – sottolinea – non è l’elemento che può dire come stanno le cose. I biglietti riguardano prevalentemente concerti rinviati nel 2020 e nel 2021. Per quanto riguarda i concerti nuovi, organizzati quest’anno, una volta capito che si sarebbe aperto in aprile, è stata messa in campo una serie di tournée nuove, che però non hanno trovato lo stesso impatto – tranne in uno o due casi – del tutto esaurito precedente. Colpa forse del sovraffollamento arretrato, per cui le cose nuove hanno trovato più difficoltà ad andare esaurite. Non so se sia un fatto provvisorio, o se potrà avere una durata diversa nei prossimi anni”.
E poi arriva al dunque: “C’è un problema fondamentale un po’ in Italia ma anche altrove credo: in questi anni si è perso oltre il 30% di maestranze. Specie quelle tecniche e specializzate, è difficile ricostruire o improvvisare. C’è un po’ di sofferenza nella parte di allestimento, costruzione e realizzazione di un evento. Per ora stiamo andando avanti abbastanza bene anche se al contempo si sente forte questa problematica. Serve che il Governo e le associazioni provino a sopperire mettendo in campo delle azioni di professionalizzazione. C’è poi una concorrenza tra società italiane e straniere che organizzano eventi in Italia ma gli italiani pur con gli stessi standard qualitativi, vengono un po’ penalizzati e anche qui servono dei correttivi”.
Il presidente di Assomusica si sofferma infine “sulla legge sullo spettacolo dal vivo che forse dovrebbe essere approvata in Parlamento che aspettiamo da più di quarant’anni”. Ricorda che si tratta di un lavoro a volte ostacolato da gabelle e interpretazioni legislative “che ci rendono la vita molto difficile nonostante non facciamo niente di male. Portiamo gioia, socializzazione e cultura. Sarà una cultura non arcaica, che piaccia o non piaccia, ma è la cultura della nostra epoca”.
Quante verità in quell’allarme lanciato due anni fa dall’Umbria con #amplifichiamoci. Ma la lezione, ancora, non l’abbiamo capita.