PERUGIA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma arrabbiata per il trattamento che la Scuola e le Istituzioni hanno riservato a sua figlia, una bambina di 5 anni. La mamma vuole rimanere in anonimato e noi rispettiamo questa sua volontà. “Sono di malumore – scrive la mamma – ho voglia di piangere. Indago dentro di me, scopro che sono arrabbiata, molto arrabbiata. Indago ancora, perché sono arrabbiata? Perché mia figlia oggi ha pianto per tutto il “meeting” con la sua classe.
Mia figlia ha 5 anni e mezzo e frequenta l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e il suo percorso è stato interrotto, come quello di tutti gli studenti, ma lei sa che in quella scuola tanto amata non tornerà ed è uno strappo che sente in tutta se stessa.
All’inizio le dicevamo quello che tutti noi credevamo, che sarebbero tutti tornati a scuola, nessuno a marzo poteva pensare che entro giugno le scuole non avrebbero riaperto i battenti. Invece è andata così.
Noi abitiamo a Perugia, nella regione “virtuosa” e neanche qui, dopo che da circa la metà di maggio siamo stati dichiarati regione covid-free, dopo che nonostante la tanto temuta riapertura delle regioni abbiamo avuto ad oggi un paio di casi in tutta la regione, neanche qui l’Istituzione Scuola o chi per essa ha avuto il coraggio di far tornare i bambini a scuola, almeno per l’ultimo mese, almeno per una settimana, almeno per un giorno, per salutarsi. Ho provato ad esprimere questa perplessità nel gruppo whatsapp della classe di mia figlia (maledetta/benedetta tecnologia) e mi è stato risposto con la citazione di una circolare, la 284 dove il DS specifica che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha indicato il 31 luglio come data di scadenza epidemiologica Covid-19.
Il 31 luglio! Ipocriti! Tutto aperto ma non le scuole! Viene pubblicizzato il “piano salvasagre”! Il 15 giugno riaprono i campus estivi! Ipocriti!
Tutto giusto, il nostro mondo deve ripartire. Ma la scuola no, tanto i bambini stanno in silenzio, non hanno modo di lamentarsi con le istituzioni e allora chi se ne importa di andare ad indagare se stanno male, tanto loro giocano e non lo danno a vedere, mica sono come gli adulti che vanno dai sindacati o scrivono sui social.
Così mia figlia oggi ha “festeggiato” l’uscita dalla scuola materna on line, su una di queste
maledette/benedette piattaforme per i meeting, e ha pianto tutto il tempo.
Loro, i bambini, ci hanno rimesso tutto e non è importato che ad una minima parte delle perone che decidono qualcosa.
E allora sono arrabbiata per come mia figlia è stata presa in giro, del tutto a sua insaputa”.