PERUGIA – Si è svolta il 3 dicembre, tra le 11 e le 18, la finale del Premio Perugia Alberto Alberti per il Jazz, allo Stix Music Club di Via San Pietrino.
Ora la palla passa nelle mani dei tre giudici: i musicisti Roberto Gatto, Franco Piana e Fabio Morgera, che nel frattempo hanno ricevuto i video delle esecuzioni si dovranno esprimere per decretare il vincitore manifestazione.
Vi terremo aggiornati; intanto per chi volesse vedere tutta le registrazione delle esibizioni e possibile farlo su Youtube a questo link: Premio Perugia Alberto Alberti per il Jazz
A contendersi la prima edizione di questo premio sono state otto formazioni che hanno presentato ciascuna due brani originali, nel tentativo di aggiudicarsi un contratto discografico (produzione, promozione, ufficio stampa e distribuzione globale) con la Gle.AM Records di Angelo Mastronardi, tra le etichette indipendenti italiane più attive ed organizzate in ambito jazzistico.
Nei mesi scorsi, durante le fasi delle audizioni, c’è stata una nutrita partecipazione di solisti e gruppi provenienti dall’Europa e da ogni regione italiana.
Sotto lo sguardo dello scrittore e critico musicale Francesco Cataldo Verrina, del titolare del locale (il batterista Marco Pellegrini), e del fonico Stefano Tofi, gli otto gruppi sono saliti sul palco e, dopo un breve sound-check, si sono esibiti proponendo materiale originale.
Si è iniziato con i toscani Sahis (un sestetto con una nutrita sezione fiati, che ha ben impressionato) per poi passare al quartetto umbro Pure Joy, tra sperimentazione e tradizione, con preminenza umbra, essendo formato da tre musicisti della nostra regione, Joy Grifoni contrabbasso e voce, Manuel Magrini al piano e Lorenzo Bisogno al sax tenore e soprano, e dal batterista campano Fabio D’Isanto.
Intorno all’ora di pranzo è poi stata la volta della buona prova dei calabresi Jade Vision (un classico piano trio).
A seguire il trio bolognese Le Scat Noir, tutto al femminile, con una buona armonizzazione vocale, piano e violino ed un altro ensemble toscano, il quartetto Aletheia; poi il trio romano Hamond Experience, il sestetto del trombettista umbro Riccardo Catria e per finire il trio di Federico Chiarofonte.
Alberto Alberti è stato un perno per la diffusione del jazz in Italia, allargandone la visione ed i confini rispetto a gestioni o organizzazioni di eventi più ristretti, e meno inclini alla divulgazione di massa. Negli anni Settanta seppe cogliere un momento storico importantissimo, portando il jazz oltre l’interesse degli avvocati e dei notabili, estendendone la conoscenza presso un pubblico molto più vasto e popolare, ed il caso di Umbria Jazz è fondamentale per comprendere la proporzione del fenomeno.