PERUGIA – Forse la sua sincerità, forse il suo essere ad ogni costo schivo e lontano dalle mode, o forse, il suo essere fortemente ancorato al secolo breve, quel Novecento da cui ha tratto costantemente ispirazione che “ha ancora molto da dire”. Sta di fatto che Paolo Conte, oggi ottantaduenne e dopo cinquanta anni di successi, è tra i più apprezzati cantautori d’Italia: ogni suo concerto, tutte le sue performance sono da anni nel segno del sold out e Umbria Jazz sembra abbia voluto tributargli il suo affetto con un tutto esaurito da 5.000 spettatori, tanti quanti l’intera arena può contenerne da seduti. Il legame che stringe Paolo Conte a Umbria Jazz è ormai indissolubile; a cominciare dal 1984, l’avvocato astigiano capace di tradurre nelle forma canzone il mood del jazz più nostalgico e malinconico, è tornato a Perugia più volte e ogni volta sempre apprezzatissimo e applauditissimo, come l’ultima nel 2015 quando rese omaggio al suo amico e promoter Sergio Piazzoli, il “Sergino”, scomparso cinque anni fa, che scrisse pagine importanti della storia musicale di Perugia e dell’Umbria. Il concerto di Conte rappresenta comunque l’ultima tessera del puzzle composto dal primo fine settimana di Umbria Jazz 2019 che – è già stato ampiamente annunciato – si appresta a battere ogni record di gradimento e di incassi. Si calcola già da ora, stando anche alle prevendite dei biglietti che, al termine della quarantasettesima edizione, nelle casse di Umbria Jazz affluiranno più di un milione e mezzo di euro, forse un milione e seicentomila, che rappresenta il record assoluto della manifestazione che ha visto i suoi natali nel 1973. Al momento i biglietti venduti ammonterebbero a 35 mila, tanti quanti nelle scorse edizioni Umbria Jazz riusciva a sommare al termine del festival. Entrando nel dettaglio, solo in questo primo fine settimana, hanno abbondantemente superato la quota di diecimila gli spettatori che hanno affollato l’arena nelle prime tre serate: hanno fatto registrare poco meno di tremila persone per il concerto di Alex Britti-Max Gazzè nella prima serata e vicino alla cifra tonda dei tremila spettatori nella seconda serata suddivisa nei due set Allan Harris e Diana Krall con gli ospiti speciali Joe Lovano e Marc Ribot. Tutto questo senza contare le affluenze ai concerti della Sala Podiani della Gnu e del teatro Morlacchi, oltre alle presenze nei club e alle jam session notturne al Méliès. Da oggi quindi Umbria Jazz volta pagina, e aspettando l’altro momento clou di giovedì quando al main stage dell’arena appariranno i King Crimson di Robert Fripp, si passerà attraverso un percorso composto da proposte molto diverse l’una dall’altra, a cominciare da quella di questa sera con un George Benson che con la sua chitarra ripercorre le orme di Fats Domino e dei grandi classici di New Orleans; e con il virtuoso del pianoforte dalla forte caratterizzazione ritmica latina Mchel Camilo, vecchia conoscenza del pubblico di Umbria Jazz, per passare ad un altro musicista che alla musica latina ha saputo imprimere la sua personalissima visione: quel Chick Corea che partendo da Miles Davis ha saputo percorrere tutte le possibili vie del jazz, approdando ora all’ottetto The Spanish Heart Band che suggella il suo “cuore” latino. Altra serata che preluderà quella dei King Crimson sarà quella di mercoledì in compagnia di Nik West, la bassista rivelazione di Umbria Jazz dello scorso anno, con la sua carica esplosiva di groove e Nick Mason, l’unico membro dei Pink Floyd ad averne sempre fatto parte, che tributerà la band icona del pop con incursioni nei primi lavori musicali. C’è insomma da scegliere in attesa del nuovo sold out annunciato dei King Crimson che faranno registrare il nuovo pienone all’arena, in attesa dell’ultimo fine settimana di Umbria Jazz e degli ulteriori eventi in programma, tra cui il concerto di Thom Yorke (sabato) e il Round Midnight di venerdì al nuovo auditorium di San Francesco al Prato con Uri Caine e le orchestre di Umbria Jazz e quella da camera di Perugia.
- Claudio Bianconi in Eventi