PERUGIA – Il primo incontro avvenne oltre vent’anni fa. Di rapaci sapeva poco o nulla, perché la sua passione erano i cavalli e la sua attività il maneggio, ma di fronte ad una poiana ferita Francesco Ciccarese, falconiere che dal 2001 collabora con il parco di Città della Domenica incantando i bambini con i suoi spettacoli, non ha avuto dubbi: aiutato dai suoi amici veterinari, ha offerto le prime cure al volatile e lo ha affidato poi al Centro recupero animali selvatici. Da qui ha inizio l’interesse per i rapaci che Francesco Ciccarese condivide con Marta, sua compagna nella vita e nel lavoro diviso fra la fattoria a Colle di Bettona, con tante attività collaterali connesse, e gli spettacoli di falconeria al parco perugino di Città della Domenica.
L’amore per gli animali in generale è ciò che muove la vita di Francesco (un po’ come un suo omonimo vissuto tanti e tanti anni fa ad Assisi, ma senza per questo aspirare a seguirne le orme di santo) e Marta. Spesso, al polso, non portano orologi perché a scandire le loro giornate ci sono tutti quei gesti e quelle attività che servono a salvaguardare il benessere dei loro animali, alcuni davvero longevi: Merlino, una poiana di Harris di vent’anni ne è un esempio. C’è anche Danny, una femmina della stessa specie, più giovane e più maestosa, che cattura l’attenzione durante ogni spettacolo così come d’altronde i gufi reali, le aquile, i grifoni e i falchi.
“La falconeria – spiega Ciccarese – è l’arte della caccia con il falco ma quella che pratichiamo noi è piuttosto un’attività didattica, finalizzata a far conoscere questi animali stupendi. Gli spettacoli che facciamo a Città della Domenica sono fatti con l’obiettivo di sensibilizzare, a partire dai bambini, proprio sull’importanza di proteggere gli animali e prendersene cura, rispettandoli. Spesso i più piccoli rimangono affascinati da gufetti e civette ma noi ribadiamo sempre il concetto che non sono animali domestici, ci vogliono cure e attenzioni molto particolari e bisogna saperli addestrare”. Strumenti indispensabili per l’addestramento, ma utilizzati anche dopo, sono il guanto che l’addestratore indossa e su cui si appoggia il falco, e il logoro, una sorta di preda finta, fatta generalmente di pelle.
“Partendo dal presupposto che ci deve essere fiducia tra il falconiere e il rapace – ha detto Ciccarese –, questa si instaura fin dai primi momenti di vita. Chi li alleva è presente durante la schiusa delle uova ed è in quel momento che avviene l’imprinting: l’animale si abitua a ricevere cibo dall’uomo e impara a fidarsi, poi ovviamente ci sono diverse tecniche a seconda delle specie.
Questi animali, comunque, sono e rimangono selvatici e per questo è fondamentale l’abilità del falconiere, la sua straordinarietà nel riuscire a dialogare con questi uccelli. A chi mi dice che in qualche modo forziamo la loro natura io rispondo che spesso ci interroghiamo su questo aspetto e che se in parte è vero dall’altra parte è estremamente importante che i bambini imparino a conoscerli, amarli e rispettarli. Noi cerchiamo di fare il meglio che può esser fatto. Normalmente un rapace vive in media 10 anni se libero in natura, considerando anche il bracconaggio esercitato dall’uomo. Poi penso al nostro Merlino che di anni ne ha 20, a tutti quei rapaci che abbiamo salvato e che senza di noi sarebbero morti, insomma, la qualità di vita che noi garantiamo loro è alta”. “Un parco come quello di Città della Domenica – ha concluso Ciccarese – è una risorsa proprio per questo motivo. Gli animali hanno spazi e cure adeguate, alcuni sono specie protette e in via d’estinzione. Portarci in visita, per esempio, le scolaresche, significa anche creare una coscienza negli studenti su come conservare e non distruggere quello che la natura ci ha regalato”.