PERUGIA – Riceviamo e volentieri pubblichiamo il messaggio del presidente della Provincia di Perugia, Luciano Bacchetta, in occasione della Giornata della Memoria.
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La conoscenza è antidoto ai rigurgiti di odio e negazionismo
di Luciano Bacchetta
Oggi il “Giornata della Memoria” ricorda il 27 gennaio del 1945, quando le truppe sovietiche irruppero nel campo di concentramento di Auschwitz rivelando al mondo l’orrore della shoah che portò allo sterminio di milioni di persone, vittime di persecuzione razziale, politica o di genere.
Nel 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito questa celebrazione per commemorare le vittime dell’olocausto affinché, nell’inevitabile cambio generazionale, resti alta l’attenzione su quella tragedia perché non si ripeta mai più.
Conoscere quindi è antidoto indispensabile tanto più oggi che, anche attraverso i social, appare evidente e preoccupa il rigurgito di odio e di negazionismo di quanto avvenuto. La “malattia dell’oblio” viene definita e sembra stia interessando il 15 per cento della popolazione italiana.
Perdere la memoria sarebbe come far morire un’altra volta le vittime della shoah e con l’oblio far riemergere sentimenti di antisemitismo, razzismo e pregiudizio.
Per questo coinvolgere i giovani attraverso le scuole, la visita dei musei, dei memoriali della shoah e dei lager è fondamentale perché solo attraverso la conoscenza non si banalizza né si dimentica quanto avvenuto meno di 80 anni fa nella civilissima Europa.
In tempo di Covid non potremo celebrare adeguatamente questa Giornata, ma grazie alle scuole, che ringrazio per l’impegno messo comunque in campo, ai mezzi di comunicazione e alle tante iniziative in programma avremo modo di ricordare. Attraverso collegamenti online sarà possibile partecipare alle tante iniziative che anche le scuole della Provincia di Perugia hanno organizzato. Un pensiero grato va alla senatrice a vita Liliana Segre che, sopravvissuta ai lager, testimonia costantemente la necessità di non dimenticare anche attraverso un filmato dedicato ai giovani.
Infine mi piace sottolineare che nel “Giardino dei Giusti” di Gerusalemme è ricordato il nome di 297 italiani, alcuni di loro sono noti come Gino Bartali, altri appartengono a persone comuni che si ribellarono alle leggi razziali del 1938 e, mettendo a rischio la loro vita, salvarono molti ebrei destinati ad una fine atroce. Ecco quelli sono gli italiani a cui i nostri giovani e noi tutti vogliamo e dobbiamo somigliare perché il mondo sia un luogo dove tutti abbiano il diritto di vivere in pace e fratellanza.