PERUGIA – Nessun dubbio: bisogna che anche la scuola faccia il suo. Oltre alla famiglia, oltre alla politica, oltre alle opportunità che la cultura può offrire con i tanti messaggi che è in grado di dare. Così, in questa giornata densa di iniziative per dire basta alla violenza sulle donne, ai femminicidi, a una patriarcato che stenta a finire all’interno delle famiglie, vivoumbtria.it segnala ciò che è accaduto nella sala del Consiglio della Provincia di Perugia ieri, 24 novembre.
Bocche chiuse, occhi sgranati e cellulari in tasca: così gli studenti delle superiori M. Polo R. Bonghi di Assisi, l’Istituto Tecnologico Statale Alessandro Volta e il Liceo Artistico Bernardino di Betto hanno assistito alla pièce teatrale “Secondo Atto”, all’interno dell’iniziativa “Secondo Atto – Due volte vittima”, organizzato dalla consigliera di Parità della Provincia di Perugia Giuliana Astarita e dalla Provincia di Perugia, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Secondo Atto” è scritto e diretto da Giulia Corradi, da una idea di Giulia Morelli con Silvia Vallerani, Martina Maria Zuccarello, Davide Mastinu.
L’interesse dei ragazzi è stato palpabile, tanto che Giuliana Astarita ha voluto rimarcare: “Come la seconda vittimizzazione sia, talvolta, peggiore della violenza che viene commessa. Troppo spesso si pone l’attenzione sul vestiario della ragazza o sulle abitudini: questi sono dettagli che spostano l’attenzione dal problema, alimentano i pregiudizi e portano alla famosa ‘doppia vittimizzazione’ che talvolta è peggiore dell’aver subito una violenza. Voglio rileggervi le parole di Elena sorella di Giulia che il femminicidio è un omicidio di potere…”.
HANNO DETTO
A porgere i saluti istituzionali è stata Erika Borghesi, consigliera della Provincia di Perugia con delega alle pari opportunità.
“Quest’anno celebriamo una giornata di per sé triste, con ancora più amarezza, visto il brutale assassinio di Giulia Cecchettin. Questo omicidio, per la prima volta ha sollevato il dolore di una intera nazione. Le parole di Elena, sorella di Giulia, hanno fatto molto rumore e anche noi dobbiamo alzare la voce, protestare contro questa strage di donne che non si arresta. Secondo il Viminale sono 107 i femminicidi ad oggi, dato in aumento, rispetto allo stesso periodo del 2022. La violenza contro le donne si combatte con un cambiamento culturale, che deve partire non solo dalla scuola. Da 9 anni ho la delega alle pari opportunità e mi relaziono con molti Istituti Secondari di secondo Grado, dove vedo una grande attenzione a progetti e iniziative incentrate sulla cultura del rispetto, verso l’affettività’ e l’analisi dei sentimenti. Però penso che tutti noi dobbiamo indignarci di fronte a una pagina Facebook aperta: ‘Filippo Turetta ragazzo modello’, oppure ascoltando rapper e trapper che usano nelle canzoni frasi violente e aggressive verso le donne. L’abbattimento degli stereotipi passa anche attraverso la frase “però se l’e’ cercata”, che non deve essere più pronunciata. I femminicidi non sono raptus e non succedono all’improvviso, sono il frutto di una serie di atteggiamenti coercitivi che dobbiamo vedere e denunciare”.
Rosella De Leonibus psicologa psicoterapeuta e formatrice: “A forza di sentire parlare di questa roba si ha paura di amare e questo è un grave problema dovete aiutarvi tra voi, il sostegno dei pari è fondamentale, forse è quello che serve di più. L’amico che in un momento di rabbia mi fa sedere e mi dice: cosa stai facendo? Serve di più di tante lezione fatte dagli adulti”. Poi ha invitato tutti a non fare silenzio ma a fare rumore e rompere il silenzio”.
Maria Grazia Corrado vicaria del questore della Provincia di Perugia ha portato la sua esperienza di prima donna Funzionaria della Polizia: “Non è stato facile emergere all’inizio guardavano la mia gonna dopo sei mesi, sono riuscita a farmi guardare in faccia. Un uomo non ha bisogno di questi sei mesi”. La Morosin ha ricordato il numero anti violenza 1522 e il gesto per chiedere aiuto quando si è in presenza del violentatore: mano aperta e indice appoggiato in dentro.
Cinzia Morosin presidente dell’Ordine degli assistenti sociali della Regione Umbria: “Ricordato prima di tutto il numero anti violenza: 1522 e il gesto per chiedere aiuto quando si è in presenza del violentatore: mano aperta e indice appoggiato in dentro. Bisogna conoscere i servizi a disposizione dei cittadini ai quali ci si deve rivolgere appena si capisce di perdere, troppo spesso, il controllo delle emozioni. Se riusciamo a chiedere aiuto sicuramente possiamo arginare comportamenti violenti”.
Sonia Montegiove giornalista informatica: “Il giornalista legge la realtà dei fatti e cerca di ricostruire cosa succede, ma se poi aggiunge particolari non rilevanti allora vi porta a immaginare e pensare altro. Il manifesto di Venezia raccoglie una serie di raccomandazioni su come raccontare la violenza sulle donne e la violenza di genere. Inoltre il giornalista deve attenersi a delle regole deontogiche molto stringenti”.
Caterina Grechi presidente del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria: “Il Centro è stato istituto nel 2016 e si occupa di contrasto alla violenza. E’ una Istituzione è come tutte si occupa del bene comune. Noi aiutiamo le donne in difficoltà e non le lasciamo sole. Dirò una cosa scomoda ma dobbiamo aiutare le famiglie a difendersi dal sistema mediatico che si sta prendendo il compito della vostra educazione”.