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Scusate il disturbo, ci sarebbero anche in Umbria quelli che fanno cultura. E per di più divertono il presidente Conte

Tante le loro voci. Al di là di quelle dei soloni delle tv istituzionali o istituzionalizzate,  sono state quelle che si sono fatte sentire e che hanno davvero contato più di tutte sui social e in qualsiasi modo durante la quarantena. E oltre.
Sono però, è questo il loro handicap atavico e il peccato originale che non vogliono capire, voci di quelli che fanno solo cultura. Di chi, insomma, non ha un mestiere “serio” e allora, nel frattempo, si diverte. Suona, recita, danza, si mette in mette mostra perché, è il pensiero comune, hanno un ego smisurato.
Ci è stato detto del resto chiaro e tondo da precedenti esponenti di governo che di economia se ne intendevano, che con la cultura non si mangia. Pensate: alcuni di questi perdigiorno, tanto per ingannare il tempo, creano, fanno crescere, gestiscono Compagnie che a loro volta allestiscono stagioni teatrali, di balletto, di opera lirica… e per farlo devono assicurare lo stipendio alle maestranze che li aiutano a cavarsi i loro sfizi. Magari poi ci scappa che si inventino Umbria Jazz, Spoleto Festival, Moon in June, Omaggio all’Umbria, Visoninmusica, Sangemini Classic, Uj Winter, Todi Festival…Quisquilie.
Ora sono in mezzo alla cacca.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte,  bontà sua, però ha detto che gli artisti ci fanno divertire. Forse c’è, dunque, una speranziella: tipo spazio a fine serata da Carosello del Terzo Millennio, Tarantella del Bel Paese che rinasce, spaghettata a mezzanotte con sottofondo di canzoni folcloristiche di tutte le regioni.
Qui finisce la commedia. E inizia il dramma.  La cultura in Umbria, come da altre parti d’Italia, purtroppo, è alla canna del gas. C’è chi cerca di dissodare nel frattempo il suo orticello nel quale spera di seminare le salvifiche sementi (meglio se istituzionali e sicure); chi spera di poter contare, finalmente, nel cambio della guardia in Regione che può portare aria nuova;  chi, invece, emigrerà. Il resto chiuderà.
Salutiamo dunque con qualche sommessa e speranzosa euforia, come Vivo Umbria che della materia cultura tenta di occuparsi, la posizione assunta dal capogruppo regionale del Partito democratico, Tommaso Bori, che annuncia una lettera alla presidente della Terza Commissione, Eleonora Pace “auspicando la programmazione di audizioni affinché la Regione raccolga le istanze e le proposte dei protagonisti e dei rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, degli eventi e delle imprese creative”.
Certo, il linguaggio formal-politichese intralcia un po’ vista la fame imperante del settore, ma sembrerebbe esserci una qualche sostanza:  “ Il mondo della cultura e dell’impresa creativa – dice infatti Bori – merita di essere ascoltato e, soprattutto, coinvolto all’interno di un percorso di confronto e collaborazione di tutte le istituzioni locali, a partire dalla Regione”. E aggiunge: “Date le particolari criticità emerse in questo periodo  invito la presidente Pace a procedere con una prima audizione in cui prestare attenzione alle istanze dei rappresentanti del coordinamento Attrici-Attori-Danzatrici-Danzatori-Umbri (AADDU), Uniti e l’associazione Mestieri del Cinema Umbro, per approfondire le tematiche affrontate nel loro manifesto, recentemente portato all’attenzione delle istituzioni e dei media, in cui hanno descritto e denunciato la difficile situazione che si trovano a vivere in questa fase emergenziale”.
“Mi auguro che questa prima audizione – conclude il capogruppo Dem – sia l’inizio di una serie di confronti aperti e partecipati affinché la Regione raccolga le istanze e le proposte dei protagonisti e dei rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, degli eventi e delle imprese creative, perché è da questi settori che può ripartire il vero rilancio dell’Umbria, sia dal punto di vista della sua immagine nel mondo, anche attraverso una Film Commission potenziata e rinnovata nella mission e nella governance, che sotto il profilo turistico-ricettivo”.
Tutto bene, consigliere Bori. Magari nelle citazioni specifiche dei soggetti e degli ambiti culturali bisognosi di audizione urgente, ce n’è qualcuno in più. Obbligo di sintesi. Comprendiamo. Comunque è già qualcosa. Grazie.
Per quanto riguarda l’interlocutore a cui si rivolge Bori e una platea infinita e affamata di addetti del settore, riteniamo che sia su tutti l’assessore preposto Paola Agabiti, confidiamo in un qualche suo atto di lungimirante programmazione, magari dopo aver messo mano e ottemperato a quelli necessari alla immediata sopravvivenza.

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