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Scritte spray, erbacce, incuria: a Terni il degrado del rudere della chiesa di Sant'Andrea a Largo Manni

TERNI – Ruderi e pietre che raccontano una storia infinita tra palazzi, cemento e segni di un presunto progresso nell’indifferenza collettiva. Terni è anche questo.  Quella Terni un tempo con luoghi singolari, ricchi di arte, vissuti tra storia e ricordi. Luoghi, cari ai ternani, distrutti, purtroppo, dagli eventi bellici, insieme a tante vite umane. Purtroppo per alcuni di questi pezzi di storia della città prosegue il degrado. Come nel caso del rudere della chiesa di Sant’ Andrea e Agata a Largo Manni.
Scritte con lo spray, lattine, bottiglie di plastica e mondezze varie,  ormai sono padrone di questo reperto di storia che tramite un apposito cartello collocato il 25 aprile del 2003 ancora richiama e incuriosisce visitatori e turisti. Un tempo la chiesa di Sant’ Andrea era un gioiello prezioso, anche per il suo valore spirituale, edificata su un preesistente tempio dedicato al semidio pagano Ercole. Come si evince da documentazione dell’ Archivio di Stato di Terni, l’edificio era ricchissimo di suppellettili e dipinti, oltre aver ospitato le tombe della famiglia di Andrea Castelli e dei suoi figli uccisi da Braccio Fortebraccio da Montone. Dello splendore originale che vide quali mecenati le famiglie Castelli, Antonelli, Diamanti e Paradisi  non rimane  piu nulla. Il bombardamento alleato ha risparmiato soltanto le due finestre quadrate con la grata, una porzione del portale e le scale in pietra di accesso. E’ comunque una vergogna lasciare un reperto di storia cosi, in balìa dei vandali e dell’incuria.
Già la vegetazione si sta appropriando della struttura aprendo grosse falle nei muri e nelle superstiti tracce di fondamenta. Spesso  gli abitanti protestano per le incursioni all’interno del piccolo rudere, verso tarda notte,  da parte di giovani sbandati. Vana è la citazione dell’ artista ternano Marcello Ghione che immortala Sant’Andrea, sulla targa,  con un sonetto carico di emozione: “ternanu mia pe’ ccasu se passassi davanti a ‘sta chiesetta e la guardassi de quillu tempu…no…. nun te scordassi“.

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