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Scheggino, la cifra stilistica della pura libertà di Salvador Sobral

SCHEGGINO – Giovani e impazienti. Arrivano sul palco e cantano, suonano, ballano. Il pubblico è felice. A un certo punto qualcuno gli dice che c’era pronta una presentazione per loro, ma la voglia di esibirsi era troppa e Silvia Alunni la fa a concerto iniziato – per la prima volta da sempre – quando Sobral ha appena concluso un pezzo con Yo creo en la música. Lui, questa sua credenza la pratica come una religione vera e propria. Una religione che ti invade, ti abita e ti rende infinitamente libero. Uno di quei credi profondi e genuinamente sinceri, come se ne vedono pochi ormai. Sul palco sono in quattro stasera, il contrabbassista Andrè Rosinha, purtroppo ha il Covid. Sono un impasto di giovani talenti, affiatatissimi, che musicalmente celebrano una comunione che è un mix di sconfinata passione, buonumore e un talento innegabile. – Posso fare tutto e loro vengono con me – dice Sobral in ottimo italiano.

Tra un pezzo e l’altro parla col pubblico che risponde ridendo perché lui è così: una continua sorpresa. La sua è una vocalità particolarissima che manipola con estrema confidenza e con cui spazia tra più lingue – portoghese, italiano, inglese, spagnolo. Ma non è solo la voce, la sua gestualità è incontenibile e esplode nella danza. Vederlo sul palco è uno spettacolo nello spettacolo, e non poteva essere altrimenti: il sound è viscerale. Le combinazioni sono tante e così fluide che insieme sfociano in qualcosa che somiglia a molte cose – al jazz, al fado, alla bossa nova, al rock – ma è tutto rimescolato con la cifra stilistica della pura libertà. Perché questo concerto è un inno a tutta la libertà: della musica, del movimento, delle lingue e anche, soprattutto, del cuore. Quel cuore che Sobral nomina a più riprese. Canta, balla e suona anche il piano in più pezzi come quando verso la fine si esibisce in una cover da brividi de La cura di Battiato. Dopo un’ora e un quarto è arrivato il momento di salutarsi, ma nessuno ne ha voglia. Così Sobral prima ci istruisce su come cantare il ritornello e quando capisce che siamo pronti, scende e canta in mezzo a tutti noi. Sotto al palco sembra un punk gentile e la combinazione tra il sound e la sua fisicità, è potente. Cantiamo insieme Bom Vento, la canzone della buona fortuna che è quella che stasera, qui a Scheggino, è piovuta addossa a tutti noi che abbiamo goduto di questo concerto straordinario. Un tempo ritrovato e infinitamente prezioso.

Insieme a Salvador Sobral sul palco ci sono: Max Agnas al pianoforte, Andrè Santos alla chitarra e Bruno Pedroso alla batteria.

Sara Costanzi

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