TERNI – In un’intervista firmata da Angelomauro Calza per il suo blog Angeloma.it, Sara Tommasi rispolvera la sua formazione bocconiana, esprime simpatie per le misure adottate dai grillini, come il reddito di cittadinanza, apprezza Di Maio e detta la sua ricetta per uscire dalla crisi che investa ormai da anni il Paese. “Abbiamo letto negli ultimi mesi – scrive Calza – una serie di vicende con protagonista Sara Tommasi che da qualche settimana sta vivendo un periodo completamente diverso da quelli precedenti fatti di gossip e malanni. L’ultima cosa è una iniziativa imprenditoriale frutto anche di quello che è stato un percorso di vita molto importante, quello degli studi economici alla Bocconi. Tralasciamo tutto il resto in questa breve chiacchierata con Sara, per conoscere un lato sino ad ora trascurato dalla stampa e di cui qualcuno potrebbe voler sapere.
Che idea ti sei fatta della politica economica che il governo sta ponendo in essere?
“Io da una parte sono stata anche felice che Di Maio sia riuscito a conquistare la copertina del Times grazie al Reddito di cittadinanza, perchè l’Italia è stata la prima nazione al mondo che ha dato una sistemazione a tante persone che avevano bisogno di una dignità. Negli Usa questa previdenza sociale non esiste, quindi secondo me ha fatto una iniziativa positiva, checché se ne dica.
Io l’ho trovata una grande opera di assistenza come d’altronde all’epoca accadde con l’assistenza sanitaria nel nostro Paese, per cui oggi tante persone si possono curare grazie alle riforme della sanità di tanti anni fa, altra cosa che in America non può succedere perché bisogna essere assicurati, spendere soldi. Ecco che a mio parere, quindi, questo reddito di cittadinanza è stato un passo verso i cittadini da parte della politica. Anche il fatto che i grillini rinuncino ai loro stipendi a me è piaciuto, è un atto di dignità e di umiltà nei confronti del Paese”.
Sempre ammesso che poi li restituiscano davvero questi soldi…
“Vabbè, le devianze sono fisiologiche in qualunque campo, qualcuno che fa il furbetto ci sta sempre ovunque”.
Oggi, nel 2020, ci troviamo a essere soggetti ad alcune misure che Renzi aveva posto in essere con il suo Jobs Act. Che idea ti eri fatta all’epoca del pacchetto dei provvedimenti legislativi che avrebbero dovuto favorire un inserimento maggiore soprattutto dei giovani nel mondo del lavoro e invece si è per molti aspetti rivelato una boutade?
“Io Renzi non l’ho seguito tanto. Avevo seguito molto Berlusconi, mi era piaciuto il suo governo. Comunque i grillini mi sono piaciuti per queste due iniziative, cioè quota cento e reddito di cittadinanza. Io sono molto contenta del governo che abbiamo oggi, di Renzi non posso dire”.
Ma cosa suggeriresti, da bocconiana, per tentare di risollevare quella che è una crisi che stiamo affrontando da anni e ci ha portato ad un aumento del deficit nel rapporto tra debito pubblico e Pil?
“Io farei come hanno fatto gli Stati Uniti, cioè istituire dazi a prodotti che vengono dall’estero, incentivando così l’acquisto e il consumo di prodotti italiani”.
Però questa soluzione potrebbe comportare una ritorsione nei confronti dell’export, poi…?
“Sì, però comunque gli Usa in questo modo hanno guadagnato il 30%, noi invece non siamo cresciuti”.
Cosa pensi del fatto che la Germania sembrava una vera potenza economica, mentre poi si è scoperto che vendeva i bond a tassi negativi?
“Questo lo hanno fatto anche altre nazioni, è una crisi generale del settore finanziario che è dovuta a questi debiti dei cittadini che diventano crediti non solvibili per le banche, ma questa è una questione generica. La Germania è un paese forte, questa crisi non la butterà giù, si riprenderà e comunque è sempre molto solida”.
E perché nonostante questo trucchetto ormai smascherato continua a dare lezioni?
“Perché noi abbiamo ancora un fortissimo differenziale tra i loro bot e i nostri”.
Hai parlato di questa imposizione dei dazi come tentativo per risollevare un po’ l’economia. Ma un intervento strutturale più importante in termini di manovra economica?
“Non lo farei. Solo i dazi sui prodotti che vengono da fuori per proteggere anche il Made in Italy. Proteggere il prodotto italiano, quindi, e guadagnare sui prodotti che provengono dall’estero”.
Ma chi ha i soldi già compra i prodotti italiani, se la gente compra prevalentemente i prodotti di bassa qualità importati dall’estero è perché non ha i soldi per potersi permettere il Made in Italy. Il problema è il costo del lavoro. Probabilmente.
“Sì, ma noi dobbiamo bloccare questo import, fare come ha fatto Trump negli Stati Uniti: ha bloccato i prodotti di basso costo, prevalentemente provenienti dall’Oriente. In questo modo è vero che la gente paga di più, ma compra solo prodotti statunitensi a beneficio dell’economia interna”.
Ma la maggioranza degli italiani non può permettersi di comprare merce ad alto costo…
“E’ vero, ma se non si fa così non ne usciamo”.
Ma studiare e varare dei provvedimenti sulla riduzione del costo del lavoro? Non sarebbe utile intervenire così?
“Quello non riusciamo a farlo purtroppo. Unica via d’uscita sono i dazi. E’ la cosa più importante”.
Invece c’è stato questo approccio con la Repubblica cinese che ha portato alla conclusione di intese importanti riguardo ai porti e diversi settori commerciali, prodotti dei viaggi in Cina di Di Maio, peraltro molto pubblicizzati…
“Beh, Di Maio ha le sue vedute, preferisce forse la libera circolazione dei prodotti. Io su questo punto divergo, sono più sovranista, diciamo però che bisogna trovarcisi, essere sul campo e vedere quello che succede. Io farei così ma non posso criticare”.
Ma tu andresti in televisione in qualità di esperta di economia invece che di donna dello spettacolo?
“Sì, certamente. Dopotutto io ho iniziato questo lavoro quando facevo la Bocconi, dirigendo un canale bancario di una banca famosa insieme ad un altro presentatore. Poi… ho anche sbagliato e invece di continuare nel settore finanziario ho accettato programmi come l’Isola e altri reality, forse per la mia gioventù e voglia di leggerezza dei vent’anni. Ma se ricapitasse adesso direi no al Grande Fratello e all’Isola e direi subito sì a qualcosa di più elevato a livello culturale”.
Magari una collaborazione con il Sole 24 Ore?
“Eh beh certo, magari, di corsa. Comunque sono in parola con una branca del Master di una famosa e prestigiosa università che vorrebbe darmi una mano, insomma potrei rifrequentare il master per reinserirmi nel mondo del lavoro. Dall’economia politica mi sento adesso un po’ lontana perché – lo dico responsabilmente – dovrei, appunto, riqualificarmi prima”.
Non è mai troppo tardi…
“No, infatti vorrei ritornare a Milano per frequentare questo Master molto prestigioso. La mia famiglia purtroppo ha paura che una città come Milano possa anche distrarmi, ma io ho giurato di non commettere più l’errore di frequentare cattive compagnie. Una seconda chance me la giocherò, ma devo ascoltare anche ciò che dice la mia famiglia”.
E se vai a Milano? La tua preziosa Debora Cattoni che farà?
“Beh, non la metto mica da parte. Continueremo, è una esperta di comunicazione, qualcosa di bello e di buono continueremo a farlo sicuramente insieme. Non lascerò certo il prestigioso ruolo di testimonial del Memory Ferruccio Lamborghini, e poi potrei, se diventassi una manager, affidarle comunicazione e relazioni esterne, o no?”.