FERENTILLO – C’e una parte dell’Umbria che muore, lentamente. E’ quella colpita da un virus inarrestabile come quello dell’indifferenza, del degrado e dell’abbandono del patrimonio storico, artistico e devozionale. Le piccole edicole, chiese campestri, edifici che un tempo erano punto di fervore spirituale stanno andando in rovina e molte opere d’arte in esse contenute sono scomparse o scompariranno per sempre se non si interviene immediatamente.
Dopo la chiesetta di San Nicola da Casarioso, oggi andremo a scoprire, sempre in questo ambito territoriale, l’antico Santuario di Santa Lucia posto sulla strada che conduce a monte Carpio alla frazione di Monterivoso. Un luogo tanto caro alla popolazione, al punto, che per salvaguardare la tradizione, di fronte al rudere e’ stata costruita negli anni ’80 una cappelletta e, ogni 13 dicembre, giorno della festa della Santa siciliana si raggiunge con una processione, si celebra la messa e si offrono le ciambelle devozionali. Ma andiamo a scoprire l’ex Santuario di Santa Lucia, la sua storia, il fatto prodigioso, quello che rimane dell’edificio e dei dipinti in esso conservato.
Scendendo dalla chiesa del castello, si percorre tutto il centro storico del paese, si passa sotto archetti e si lambiscono palazzetti gentilizi del XVI – XVII secolo come quello della Famiglia Pacetti, Scorsolini, Argenti – Medici, Fiorelli; la piazzetta con una singolare loggetta e un dipinto del XVI secolo dentro una nicchia in facciata. Passato il ponticello sul fosso di castellone, la strada si arrampica verso monte Carpio.
Qui, tra casolari e fraticelli con mucche e animali domestici, si incontra la cappella di Santa Lucia con l’ex Santuario. Attualmente, l’ ex chiesa Santuario, conserva ancora la sua faccia con campaniletto a vela, tutto coperto da edera. Il tetto ormai è crollato e la vegetazione ha preso il sopravvento su tutto. Era ad unica navata, assai ampia, piccola abside e un altare nella parete dove era collocato la veneratissima statua di Santa Lucia: (l’immagine in terracotta attualmente e’ collocata nella nicchia sopra l’altare, nella cappelletta edificata nell’area antistante.
La statua, di contenute dimensioni, e’ in terracotta policroma, di bella fattura. Lucia mostra con la mano destra il piattino con gli occhi, mentre con l’ altra la palma del martirio. L’ opera si avvicina, per stile e tecnica alla bottega di Rinaldo da Calvi). Dicevamo, che la facciata, ha due finestre laterali, in basso, portale semplice, mentre sul lato sinistro una finestra con ancora una grata in ferro battuto. Il pavimento era in cotto e disseminato da botole sepolcrali con inciso alcune date e le iniziali di famiglie locali. La copertura era a capriata ciò dimostrano le travi presenti sul pavimento. Le pareti interne, un tempo dovevano essere tutte affrescate, come dimostrano alcuni affreschi emersi da sotto l’intonaco.
Figurano tra l’altro un Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova, San Bernardino da Siena, Madonna col Bambino, l’Arcangelo Gabriele, San Domenico. Molti frammenti di affreschi sono sparsi ovunque e testimoniano come l’ edificio era ricco di affreschi votivi. Nella piccola abside si può scorgere un frammento di affresco che mostra un arto inferiore trafitto da una freccia sicuramente un San Sebastiano presente in tutte le chiese della Valnerina, al quale si ricorreva per allontanare epidemie e pestilenze insieme a San Rocco. Dipinti tutti attribuibili ad artisti umbri, della fine del XV e prima metà del XVI secolo, alcuni, per stile si possono avvicinare a quelli presenti nella chiesetta diruta di San Nicola. Tra storia leggenda e devozione, sembrerebbe che il Santuario sia stato edificato su segnalazione di una fanciulla del luogo sul punto dove appari’ Santa Lucia sopra una pianta di quercia.
I più anziani ricordano che qui, fino, agli anni sessanta si svolgevano, in occasione della festa il 13 dicembre lunghe processioni anche di fedeli provenienti al di fuori del territorio. Ma purtroppo, l’edificio, a causa di smottamenti del terreno e infiltrazioni di acqua (anni ’70) dal pavimento, fu, con il passate del tempo abbandonato, e chiuso al culto. Con il tempo depredato di tutto, compresi ex voto, suppellettili e opere d’ arte. Peccato!