Santa Eufemia romanica, straordinario esempio di architettura altomedievale spoletina

SPOLETO –  La basilica di Sant’Eufemia rappresenta il periodo di massima fioritura architettonica nel territorio con la potenza della diocesi di Spoleto.

Spoleto, Basilica di Sant’Eufemia

All’edificio viene attribuito il suo carattere lombardo, (analogie con la chiesa di San Lorenzo a Verona), per la sua decorazione esterna a lesene e archetti pensili, per lo slancio verticale della navata centrale, i matronei, il nartece.
L’edificio quindi, molto probabilmente, fu eretto da maestri Lombardi; alcuni caratteri architettonici si possono assimigliare alla chiesa di San Felice di Giano del XII secolo. Per la presenza dei Matronei, sembrerebbe che l’ area, dove sorge la basilica, sia stata la residenza del palazzo ducale, dove prima della attuale chiesa era la Cappella Palatina, ossia la chiesa del palazzo, e nel XII secolo, i maestri lombardi avrebbero seguito, nel realizzare l’attuale, il vecchio schema.
Spoleto, Basilica di Sant’Eufemia, vista delle tre absidi

La facciata e’ rivestita di conci. Il portale e’ a incassi concentrici. A due spioventi dove si aprono le monofore e la bifora, classico romanico spoletino. Le tre absidi sono abbellite da lesene, con alto zoccolo e movimentate da archetti che proseguono lungo i muri dell’edificio dove si aprono alcune monofore e due porte decorate con architravi di spoglio. Il suo interno e’ diviso in tre navate, con colonne e capitelli classici d’epoca altomedievale.
Spoleto, Basilica di Sant’Eufemia, vista della navata centrale e del presbiterio

La navata centrale e’ preceduta da un nartece a volta bassa che occupa lo spazio della prima campata, mettendo  in comunicazione i due Matronei. Al suo interno, nella chiesa e’ presente materiale scultoreo ripiegato, proveniente da altri edifici più antichi: le colonne romane, i capitelli, ecc. Da notare, tra la seconda e terza campata il pilastro databile tra la fine dell VIII e l’ inizio del IX secolo di un edificio d’epoca altomedievale scolpito su tre facce. Sulla quarta colonna di destra si puo’ ammirare un affresco raffigurante Santa Lucia un tempo con la data 1455, oggi scomparsa. Sul quinto pilastro un affresco raffigurante una Martire del XV secolo da attribuire a Bartolomeo da Miranda.
Spoleto, Basilica di Sant’Eufemia, colonne e capitelli

Nel Presbiterio, l’altare proviene dalla cattedrale, in marmo costituito da cornici e parastine con scanalature agli angoli. Decorazioni musive cosmatesche rappresentanti l’Agnello Mistico e i quattro evangelisti. Il pezzo e’ del XIII secolo. Nell’abside  sono presenti tracce di affreschi a guazzo e sanguigna, risalenti al ‘400. Scomparsi del tutto gli affreschi del 1558, soltanto nel catino si può scorgere l’Eterno tra cherubini degli inizi del XVI secolo. Esisteva già una chiesa dedicata a Santa Eufemia nel X secolo, e un monastero di Benedettine aggiunto dalla badessa Gunderata (forse di nazionalità tedesca). La badessa fu l’autrice del trasporto in chiesa delle reliquie del Santo Vescovo Giovanni spoletino, martirizzato dai Goti nel 547. Da allora la chiesa assunse il titolo di San Giovanni. Nel XII secolo, con i lavori di ampliamento della cattedrale, la sede vescovile, che era ubicata dietro, fu trasferita qui, destinando il monastero a residenza, presente ancora oggi. In quella occasione fu ricostruita anche la chiesa con struttura romanica. Fu intitolata a Santa Lucia nel XV secolo.
Subì un periodo di declino. Nel XVII secolo venne diviso in due piani, mentre la parte inferiore rimase officiata al culto. Subi’ nel XVIII secolo un intervento di intonacatura delle pareti facendo scomparire le caratteristiche linee romaniche. Per iniziativa del Sordini, iniziarono lavori di restauro che si conclusero nel 1954, fu allora che alla chiesa venne restituito il titolo di  Sant’Eufemia. Oggi, anche in occasione del Festival dei due Mondi si svolgono interessanti concerti vocali e strumentali, oltre che a mostre d’arte a cura del museo diocesano e iniziative culturali di spessore internazionale.  Per la visita contattare l’ufficio del museo diocesano.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.