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San Claudio di Serravalle, una abbazia benedettina in abbandono e il ricordo di fratello Antonio

SERRAVALLE – Scendendo da Cascia e fermandoci al bivio di Serravalle, lo sguardo viene rapito da una costruzione in mezzo al bosco, dove uno svettante campanile a guglia ci incuriosisce e ci invita a salire, ad immergerci nel verde, per scoprire tanta misteriosa bellezza e curiosità. Il sentiero si perde tra cespugli di ginestre, roselline selvatiche  e un ruscello chiacchierino.
L’ abbazia di San Claudio, (perché di questo si legge sulla tabella), si apre alla vista, con grande maestosità architettonica, donandoci quel senso di spiritualita interiore comune a tutte le abbazie umbre che abbiamo incontrato come la mia San Pietro In Valle, San Felice e Mauro in Sant’ Anatolia di Narco, Sant’Eutizio di Preci. Colpita da eventi sismici e dal degrado, ancora resiste agli schiaffi del tempo con ostinata rassegnazione.
L’ origine si deve agli eremiti Siri qui stanziatisi attorno al V-VI secolo i quali  vissero santamente in grotte ed insenature sulla viva roccia, ecco perché la denominazione  “in Gripta”. Fu soggetta all’abbazia di Sant’ Eutizio gia dal XIII secolo; l’ accesso e’ sotto un primo arco che ci conduce ad un portico con archi a strapiombo sulla valle sottostante. La chiesa abbaziale si presenta tra impalcature e reti di protezione, interventi iniziati e mai ultimati. Quello che noi vediamo oggi e’ quella struttura che dal periodo medievale si e’ sviluppata nel XVI secolo.
Il Campanile e’ del  ‘400 e nella cella ancora conserva due campane. Su un pilone del campanile e’ scolpito uno stemma: tre monti su aquila imperiale. La chiesa si presenta con facciata a capanna, loculo centrale, portale architravato e arco a tutto sesto, abbellito da  due colonne laterali; due finestre rettangolari sono poste a sinistra e destra della porta di accesso. L’ interno e’ ad unica navata divisa in tre campate. La parete a monte e’ in pietra, scavata nella roccia, un tempo sede delle grotte eremitiche. Ancora si possono scorgere tracce di altari sulle pareti verso valle, un tempo coperte di affreschi risalenti al XVI secolo. Alcuni dipinti superstiti possono essere attribuiti a pittori della scuola degli Angelucci di Mevale.
Sulla cimosa di un altare, tra stucchi e decorazioni figura ancora  una graziosa  Madonna col Bambino: la Vergine appare  seduta e coperta da un manto azzurro e tunica rossa, tiene seduto sulle gambe il Figlio che indossa una tunica verde chiaro; il Bambino ha la mano sinistra posata sulle gambe, mentre la destra rialzata benedicente. Altro frammentario dipinto raffigura una Santa Lucia che  reca su un piattino gli occhi (simbolo del martirio); si intravede sulla parete del presbiterio un San Benedetto e un altro Santo forse lo stesso  San Claudio titolare della Abbazia e festeggiato nel mese di Maggio. La tradizione vuole, che in questa occasione e’ uso fare il bagno nell’acqua della sorgente, considerata curativa per il corpo e lo spirito. Sul muro prospiciente la chiesa,  una piccola targa in ricordo di Fratello Antonio (1942 – 1986), un eremita qui vissuto in preghiera e santità (su esempio e imitazione degli antichi eremiti) e’ stata collocata dagli amici in suo ricordo. La fede e il misticismo ancora regnano sovrani a San Claudio di Serravalle. Tutto intorno  e’ mistero; luogo propizio per asceti, non c’e’ dubbio. Qui nella valle mistica, dove tutto ci parla di Rita da Cascia, di Benedetto e Scolastica, Madre Teresa Fasce e tanti altri beati e Santi Umbri non possiamo non soffermarci a meditare e riflettere sulla debolezza della  vita, sulla fragilita’ dell’essere che cerca disperatamente un aggancio per redimere l’anima in un tempo di tentazioni, abusi, falsi idoli e vane ricerca del superfluo. Qui sull’esempio di fratello Antonio e dei Santi eremiti,  ci si può  trovare una dimensione; qui dove la natura si incontra con i due fiumi Corno e Sordo, sicuramente ritorneremo a temprare le membra e lo spirito.

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