PERUGIA – L’appello, l’SoS è chiaro quanto accorato, per non dire disperato. Viene dall’Isuc, Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. La questione nasce da lontano, noi di VivoUmbria l’abbiamo seguita costantemente da tempo, ospitando le argomentazioni preoccupate dell’ex presidente Mario Tosti che evidentemente aveva visto giusto. Ordinario di Storia moderna all’Università di Perugia, venne eletto nel 2001 ed è rimasto in carica fino alla nomina, nel giugno 2020, del commissario straordinario, avvocato Valter Biscotti. La questione che aveva posto Tosti era vitale: salvaguardare posti di lavoro di ricercatori e risorse scientifiche essenziali per la vità dell’Istituto. A distanza di pochi mesi la questione è esplosa in maniera detonante perché è imminente la scadenza dei contratti dei cinque studiosi impiegati
a tenere vivo l’Isuc. Ecco l’appello-denuncia che pubblichiamo integralmente sia nel testo che nelle firme, tra le quali inevitabilmente figura anche quella di Mario Tosti, che lo hanno sottoscritto e che, per la valenza che hanno e assumono in questo frangente, mettiamo in testa.
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“Salviamo la storia dell’Umbria, salviamo l’Isuc”
di Attilio Bartoli Langeli
Fabio Bettoni
Fabrizio Bracco
Andrea Capaccioni
Rita Chiacchella
Salvatore Cingari
Augusto Ciuffetti
Chiara Coletti
Lidia Costamagna
Emanuela Costantini
Paola De Salvo
Loreto Di Nucci
Alberto Grohmann
Francesca Guiducci
Erminia Irace
Luca La Rovere
Regina Lupi
Claudia Mantovani
Maria Grazia Nico
Andrea Possieri
Fausto Proietti
Francesco Randazzo
Paolo Raspadori
Marina Regni
Gabriele Rigano
Alessandro Simoncini
Lorella Tosone
Mario Tosti
Filippo Maria Troiani
Stefania Tusini
Manuel Vaquero Pineiro
Stefania Zucchini
“Le recenti notizie hanno portato alla ribalta il futuro dell’Isuc (Istituto per la storia dell’Umbria
contemporanea). L’imminente scadenza dei contratti delle cinque unità di personale impiegate
nell’Istituto impone, a quanto pare, la chiusura dell’ente nell’Istituto impone, a quanto pare, la chiusura dell’ente. Come comunità di studiosi operanti nelle istituzioni accademiche e di ricerca dell’Umbria, non possiamo non prendere posizione di fronte a tale eventualità, che impoverirebbe il panorama culturale della regione, dunque la stessa società umbra, strutturalmente caratterizzata da una condizione di isolamento. Durante la sua attività, l’Isuc ha rappresentato la cornice istituzionale in cui sono state svolte numerose attività scientifiche (convegni, pubblicazioni, corsi di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole, alta divulgazione), spesso in collaborazione con gli altri istituti culturali del territorio, quali le due Università. Queste attività hanno contribuito potentemente alla formazione politico-intellettuale delle classi dirigenti regionali e alla crescita della coscienza civile e democratica dei
cittadini. Da poco è stato celebrato il primo cinquantenario di vita della Regione Umbria. La prospettata chiusura dell’Isuc, sorto nel 1974 al fine di ‘raccogliere documenti‘ e ‘promuovere ricerche‘ utili a ‘diffondere la conoscenza‘ della storia dell’Umbria in età contemporanea (come recita la legge regionale n. 31 del 29.4.1974), rappresenterebbe una cesura insanabile nel faticoso cammino compiuto per elaborare una consapevolezza storica collettiva in grado di tenere unite aree geografiche e sensibilità assai diversificate che si confrontano nel contesto umbro. In particolare, crea forte preoccupazione la situazione in cui si trovano i cinque ricercatori dell’Isuc, il cui contratto scadrà il prossimo 31 dicembre, i quali per molti anni hanno garantito il funzionamento dell’ente e la sua apertura al pubblico degli studiosi, degli insegnanti, degli studenti e degli appassionati di storia. La loro sorte non ci è indifferente, tanto più in una congiuntura che sarà caratterizzata, nel breve e nel medio periodo, dalla possibilità di creare posti di lavoro stabili e qualificati nella pubblica amministrazione. Pertanto, riteniamo indispensabile che venga scongiurata la cessazione delle attività dell’Isuc e auspichiamo che le autorità regionali individuino soluzioni concrete in tempi rapidi per salvaguardare la continuità dell’Istituto e della condizione lavorativa delle cinque unità di personale, che da tempo si impegnano, con dedizione e professionalità, a studiare e a divulgare la storia dell’Umbria”.