Gli editori italiani un risultato importante l’hanno ottenuto: tenere aperte le librerie a prescindere dal colore con cui è stata divisa l’Italia preda della pandemia, rosso compreso. E’ stato dunque ascoltato dal presidente Conte e l’appello firmato da Alessandro Laterza, Giuseppe Laterza, Editori Laterza; Sandro Ferri, Edizioni e/o; Renata Gorgani, Editrice Il Castoro e Stefano Mauri, Gruppo editoriale Mauri Spagnol nel quale affermavano che “la lettura dei libri – affermano – è requisito fondamentale di una cittadinanza attiva, ma anche per non creare una divisione tra gli italiani, un distanziamento dello spirito: l’ultima cosa di cui il nostro Paese ha bisogno, in un momento di solitudine e frammentazione come quello che stiamo attraversando. Il libro è anche il modo meno contagioso di informarsi, approfondire, viaggiare, di imparare a distanza, di crescere e fare esperienza come dimostrato dalla sete di libri che si è manifestata in tutto il mondo appena terminati i lockdown di primavera. Tenere aperto questo spazio di riflessione e di immaginazione è una priorità se vogliamo che tutti partecipino alla creazione di un futuro comune”.
Di fatto le librerie sono rientrate nella sezione “Commercio al dettaglio di libri in esercizi specializzati”. Soddisfatti il presidente dei librai Paolo Ambrosini e il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) eletto ai vertici della Federazione degli Editori Europei Ricardo Franco Levi. “Ogni libreria si impegnerà per garantire la massima sicurezza all’interno degli esercizi”. E poi una riflessione assolutamente condivisibile: “Si sostengono – spiegano Ambrosini e Levi le librerie che stanno subendo una continua erosione di quote di mercato da parte degli store online, un disequilibrio che mette a rischio non semplici negozi, ma presidi sociali e culturali essenziali per le nostre città: l’Italia è cultura e la cultura e il libro possono essere il volano per la ripartenza del Paese”.
Foto di copertina: illibraio.it