FERENTILLO – Uno dei quadri delle Rocche Raccontano, quest’ anno dal 29 agosto al 1 settembre, più interessanti e suggestivi, è senza dubbio quello che rievoca il “monachesimo”; scenografia: Palazzo Bucci Mirabelli XVI – XVII sec. al borgo di via Mazzini a Precetto. Questo palazzetto gentilizio fu abitazione dell’ avvocato Bucci, ucciso con 24 pugnalate in una imboscata. Il suo corpo riposa nella bara presso la cripta del museo delle mummie a Santo Stefano.
La vita religiosa femminile nel territorio di Ferentillo era assai attiva e profusa ma anche in varie parti della nostra Valnerina. Quello che rimane sono monumenti importanti, ma anche ruderi, che testimoniano questa fervente attività spirituale. Un atto notarile ci porta indietro nel tempo, e ci fa conoscere la storia di quello che rimane di un rudere e di alcuni personaggi che li hanno scelto di vivere a vita consacrata.
Ma andiamo con ordine. Riemerge dal muro dell’ antico convento di Santa Maria della Consolazione a Sambucheto un particolare altorilievo scolpito su pietra bianca raffigurante, al primo impatto, un giglio simile a quello dello stemma del comune di Ferentillo. Il reperto e’ incastonato nel muro divisorio tra la cappella e il piccolo chiostro. Con la caduta delle ultime tracce di intonaco il reperto e’ tornato in bella vista. Come detto per i profani rappresenta un giglio, (sappiamo che lo stemma della frazione e’ una pianta di sambuco come e’ raffigurato in affresco al lato dell’ altare della Chiesa di Santa Caterina nella frazione di Sambucheto). Quindi il reperto, potrebbe addirittura risalire alla prima costruzione del Conventino al tempo della stessa Adelasia che qui si ritiro monaca. L’ antico convento, reclusorio delle monache sito presso la frazione di Sambucheto, fu attivo fino al XVIII secolo con annessa chiesa dedicata a San Giacomo.
Dal 1860 ad oggi e’ passato in mano a privati così anche la Chiesa. Se una buona parte della struttura e’ stata recuperata, tutta la parte che grava attorno alla diruta Chiesa è in degrado e abbandono e meriterebbe un intervento importante soprattutto per la particolare storia che tramanda. Inserita nel Terziere Borcino, il primo romitorio fu fondato dalla duchessa Adelasia morta in odore di santità, moglie del duca Longobardo di Spoleto Faroaldo I ambedue deposti dal figlio Trasamundo. Qui è passata la storia di Ferentillo e della Abbazia di San Pietro in Valle. Ma un altro personaggio femminile si ritiro a vita monastica forse su spinta dei familiari dai fratelli e dal padre ossia Barbara Cherubini di San Mamiliano, come dal rogito del notaio Paolo Erculei di Matterella del 24 Febbraio del 1553 (Archivio di Stato di Terni).
L’atto fu stipulato proprio nel Conventino e riporta i nomi dei protagonisti presenti: i fratelli di Barbara Francesco e Domenico, la reverenda Madre Badessa suor Evangelista, il capitolo delle monache composto da suor Sebastiana, suor Lucrezia, suor Elisabetta.
Testimoni Sabatino Erculei di Matterella, Battista Misticoni di Sambucheto. L’ aspirante novizia Barbara portava in dote al convento 100 fiorini ratei in due anni; 4 coppe di grano per tutto il mese di settembre; mezza brocca di olio per tutto il mese di dicembre; un orcio di mosto per la festa di Ognissanti.