Rina Gatti, cento anni per porre le basi del futuro delle nuove generazioni

PERUGIA – Una storia di possibilità, trasformazione, riscatto. Una storia di desideri, incontri, ricerca. Una storia vera che porta con sé il profumo della terra appena lavorata e la musica gorgogliante dell’acqua di fiume.

A distanza di cento anni dalla sua nascita, la storia di Rina Gatti, la scrittrice contadina, continua  ancora a raccontare e a costruire ponti tra presente e passato.

 

Un legame che si è voluto rinsaldare proprio in occasione del centenario della nascita della scrittrice attraverso numerose iniziative organizzate per tenere viva la memoria del passato, sottolineare l’importanza di conoscere le proprie radici ma anche il valore della scrittura come strumento di emancipazione in un continuo dialogo con le nuove generazioni.

Tra gli eventi più significativi di “Rina Gatti 100, Le radici del futuro”, illustrati nella conferenza stampa del 16 marzo, ci sono il Concorso Nazionale Letterario “Rina Gatti”, organizzato dall’associazione Europa Comunica Cultura e giunto alla VI edizione, aperitivi letterari e “Stanze Vuote”, spettacolo teatrale esito finale di un percorso didattico interno alle classi, interpretato dagli studenti dell’Istituto superiore “Giordano Bruno” di Perugia e frutto di un laboratorio teatrale prodotto dalla stessa scuola, condotto dalla regista Caterina Fiocchetti, che andrà in scena giovedì 30 marzo al teatro Morlacchi.

Ma non solo, per dopo l’estate è in programma anche la riqualificazione della piazzetta Rina Gatti nel quartiere di via dei Filosofi vicino alla scuola primaria Lombardo Radice. I lavori la renderanno più fruibile sia per scuola sia per il quartiere, con l’intenzione di farla diventare un luogo simbolo dedicato alla letteratura e alla scrittura.

“Il Progetto del Centenario – afferma Giovanni Paoletti figlio di Rina e responsabile del progetto – nasce in occasione di questa ricorrenza e vuole mettere insieme diverse iniziative da realizzare nel corso del 2023, con soggetti pubblici e privati, che coinvolgeranno la cittadinanza e le scuole del territorio. In più, può contare sul contributo della Fondazione Perugia, che ne ha riconosciuto il valore culturale e lo scopo sociale”.

 

 

Rina Gatti nasce a Pontenuovo di Torgiano il 20 novembre del 1923, in una numerosa famiglia contadina, simile a tante altre famiglie dell’Umbria rurale dell’epoca. Conduce per molti anni quella che era una vita comune: l’infanzia già piena di incombenze e lavori vissuta a contatto con una natura che è madre e matrigna allo stesso tempo, la terza e la quinta elementare per meriti scolastici e poi la vita vera, quella dura dei campi e dei lavori domestici. Le privazioni e le sofferenze legate alla guerra e un matrimonio poco felice che la porta verso la città, in un mondo estraneo ma ugualmente duro dove prosegue una vita fatta di continuo lavoro.

La storia particolare – ci racconta Paoletti –  inizia a 65 anni, con la pensione. Questa donna che non aveva mai praticato la lettura né la scrittura durante la vita, inizia ad avere all’improvviso del tempo disponibile da dedicare a se stessa e inizia a mettersi in gioco. Per noi era la mamma, quella che cucina benissimo ed è molto affettuosa, circoscritta in quell’ambito in cui tutti noi la identificavamo. Invece è successo che quando è andata in pensione, con la mancanza degli assillanti impegni quotidiani, iniziò a fare delle lunghe passeggiate la mattina sulla collina della Città della Domenica. Camminando lì e ammirando la luce particolare del sole che nasce sulla città, vedendo queste albe, il sole, gli uccellini, la pace e la natura tutta, qualcosa si mosse dentro di lei ed iniziano ad affiorare dei ricordi che conosceva dalla sua infanzia. Da lì, il desiderio di mettere per iscritto le cose che sentiva dentro.

Il secondo caso fortuito fu l’incontro con l’associazione di donne Aida dove si svolgevano attività culturali come scrittura creativa, teatro o viaggi in Europa per conoscere altre associazioni di donne. Lei iniziò a portare e leggere lì all’associazione ciò che scriveva. Spinta da noi e dai riscontri di chi aveva intorno prese coraggio e continuò a scrivere più frequentemente. Ogni occasione era buona, la mattina andava al parco Sant’Anna vicino dove abitava, si sedeva su una panchina e si metteva a scrivere per ore. Ricordi, emozioni, sensazioni, tutto.

 

Poi qualche concorso, qualcuno anche vinto, finché un giorno guardandosi intorno mi disse “ma io vorrei scrivere una storia che riguarda la mia infanzia perché io guardo i ragazzi di adesso, li osservo al parco e son tutti ragazzi che pensano che tutto il mondo sia iniziato adesso, che tutto sia sempre stato così e quello che hanno è naturale e normale. Non si rendono conto che questo è un punto di arrivo, frutto dei sacrifici di tantissima gente”. Il fatto che loro non sappiano niente della loro storia passata, li rende anche persone fragili, persone senza radici. Il suo detto che spesso ripeteva, era proprio questo “senza radici ogni albero al primo temporale viene abbattuto”, dobbiamo costruire delle radici per questi ragazzi.

Da lì l’idea di potersi fare testimone di questo mondo passato e trasmettere loro la curiosità e lo stimolo ad approfondire”.

 

Così Rina inizia a mettere insieme dei racconti scritti durante i sei anni precedenti che vanno a formare il primo libro “Stanze Vuote”, un racconto della sua infanzia, spaccato di vita contadina scandito dai cicli naturali delle stagioni e dagli eventi che lo caratterizzano, la mietitura, la battitura,  la visita alla fiera del paese, visti con gli occhi e le emozioni di una bambina prima e di una giovane donna poi.

A questo libro, pubblicato nel 2000, seguirà poi nel 2003 “Stanze Vuote Addio”, resoconto di ciò che succedeva ai contadini che abbandonavano la campagna con solo la buona volontà e le mani per poter sopravvivere.

Nel 2004 la sua terza opera, scritta a quattro mani con il figlio Giovanni Paoletti “Le quattro stagioni e i dodici mesi” al quale seguì la malattia e la sua scomparsa nel 2005.

 

Per 18 anni ha scritto tutti i giorni diari quotidiani di vario tipo – ricorda Paoletti –  riflessioni sulla cronaca, sui nipoti, su se stessa. Ogni giorno lei scriveva, come una specie di dovere interiore che sentiva. Ora ho 58 quaderni scritti a mano, con la sua scrittura di quando faceva le elementari.

Poi tutto è durato lo spazio di cinque anni, purtroppo proprio quando stava cominciando a divertirsi con questa nuova attività. Finché ha potuto ha continuato a frequentare scuole e a parlare con i ragazzi di tutta la regione, girava dappertutto per conoscere i giovani e portare loro quelle suggestioni che lei considerava importanti per la costruzione della loro identità”.

 

Storie di un mondo ormai lontano, spesso rude ma nello stesso tempo più semplice e dai rapporti forse più reali, quel mondo, come ha scritto Arrigo Levi “dei sommersi visto dalla parte dei sommersi; che qui non sono oggetti, ma soggetti pensanti e dolorosamente senzienti della loro condizione di sommersi”.

 

 

 

Per conoscere tutte le iniziative collegate al centenario: https://www.provincia.perugia.it/news/rina-gatti-100-presentato-oggi-il-programma-eventi-dedicati-alla-scrittrice-umbra?fbclid=IwAR3Ff0OUnkwTnpL-vpJK5g4qQe4SNQvaJ5RiEiL7YZudUsAcZY8nxo9dSus

 

 

Si ringrazia Giovanni Paoletti per aver condiviso alcune pagine scritte a mano di un diario di Rina

Francesca Verdesca Zain: Una vita vissuta all’insegna della creatività. Giornalista pubblicista, artigiana, danzatrice, lettrice e sognatrice compulsiva, sono amante della natura, della scrittura, dei gatti. Ho una laurea in lingue e letterature straniere.