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Ricerca dell’AUR: “Viaggio nelle trasformazioni demografiche dell’Umbria”

Diamo conto ai lettori di vivoumbria.it dell’ultima analisi effettuata dall’Agenzia Umbria Ricerche a cura del ricercatore Giuseppe Coco che analizza l’assetto demografico regionale con particolare riferimento al saldo migratorio che in qualche modo risponde positivamente a tre grandi dinamiche negative che invece ci riguardano: la progressiva riduzione della popolazione complessiva, il crollo delle nascite e l’aggravarsi del saldo naturale negativo.

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Viaggio nelle trasformazioni demografiche dell’Umbria

di Giuseppe Coco

Ci sono numeri che non fanno rumore, ma che cambiano il futuro. Come il lento svuotarsi di un borgo o l’assenza di un passeggino in piazza, alcuni segni demografici appaiono discreti, ma raccontano trasformazioni profonde e irreversibili. La demografia è fatta di curve silenziose, di soglie superate senza clamore, di equilibri che si spostano poco alla volta – fino a quando non ci si accorge che il paesaggio è cambiato.

In Umbria, nel primo quarto del XXI secolo, si sono affermate tre grandi dinamiche: la progressiva riduzione della popolazione complessiva, il crollo delle nascite e l’aggravarsi del saldo naturale negativo. Tutte segnano il tempo di un cambiamento che ha radici lontane e ramificazioni profonde.

Tuttavia, dentro questa traiettoria, un elemento si è distinto per continuità e capacità compensativa: il saldo migratorio. Un equilibrio fragile, come avremo modo di vedere, ma pur sempre un argine.

Ciò premesso, il presente Focus si pone l’obiettivo di ricostruire un quadro d’insieme di vent’anni di mutamenti lenti ma costanti, letti attraverso i dati, le dinamiche e le implicazioni di lungo periodo per la regione.

La popolazione complessiva: dal picco al declino
L’evoluzione demografica della popolazione umbra dal 2001 al 2025 mostra due fasi distinte: una crescita costante fino al 2013, seguita da una contrazione persistente. Il massimo storico è stato toccato nel 2013 con 892.742 residenti. Da quel momento in poi la curva si è invertita, portando la popolazione a 851.954 unità al 1° gennaio 2025.

L’analisi delle tendenze osservabili a partire dal 2014 evidenzia una contrazione significativa della popolazione residente, registrando una riduzione complessiva che supera le 40mila unità. Tale decremento demografico è assimilabile, in termini di ordine di grandezza, alla perdita di un centro urbano di dimensioni superiori a quelle di Città di Castello o Spoleto, con implicazioni rilevanti sia sul piano del tessuto socioeconomico regionale sia rispetto alla sostenibilità dei servizi pubblici locali.

 

Chi sono i 40mila “persi”? 

La perdita di oltre 40mila residenti registrata in Umbria tra il 2014 e il 2025 non ha colpito in modo uniforme tutte le fasce d’età. A diminuire sono stati soprattutto i bambini e le persone in età attiva, mentre la componente anziana ha continuato a crescere, rafforzando la tendenza all’invecchiamento strutturale. Nel 2024, gli over 65 rappresentano il 27% della popolazione umbra, contro il 23% del 2004.
La popolazione tra i 15 e i 64 anni è scesa di quasi tre punti percentuali, mentre quella tra 0 e 14 anni ha perso un punto secco. Alla riduzione dovuta al saldo naturale negativo – che riflette più decessi che nascite – si è aggiunto un saldo migratorio in uscita che, pur contenuto, ha inciso soprattutto tra i giovani adulti, in particolare nelle aree più fragili della regione.
Il risultato è una trasformazione silenziosa ma profonda della struttura demografica regionale, che tende progressivamente a perdere forza nella parte centrale e a espandersi nelle fasce più anziane della popolazione.

 

Il declino ha raggiunto il suo picco nel 2022, con una riduzione della popolazione pari a -7,7‰, uno dei valori più elevati dell’ultimo ventennio. Negli ultimi tre anni si osservano segnali (deboli) di stabilizzazione: tra il 2023 e il 2025 la popolazione si riduce di circa 4.450 unità, con tassi annui inferiori rispetto al picco negativo del 2022. Il fenomeno potrebbe suggerire un primo accenno a una nuova fase, ma non ancora una vera inversione di tendenza.

Il declino silenzioso delle nascite
Nel 2008 si raggiunge il massimo del millennio in termini di nascite: 8.271. Da allora, il dato è crollato sotto le 5.000 unità nel 2022, con una perdita superiore al 40% rispetto al picco. Il calo non sta mostrando segnali di recupero.

La progressiva rarefazione dei nuovi nati è uno dei segnali più eloquenti della trasformazione in atto. L’Umbria si avvia verso un equilibrio demografico segnato da coorti sempre più leggere, con implicazioni dirette su scuola, mercato del lavoro, consumi e politiche sociali.

Tra i fattori che hanno portato a questo c’è sicuramente da annoverare la riduzione del numero di donne in età riproduttiva. Questa dinamica è uno degli elementi strutturali del cambiamento, e rappresenta una variabile demografica su cui è difficile intervenire.

Mortalità e saldo naturale: una doppia crisi strutturale
Il processo di invecchiamento è il fattore strutturale che alimenta la crescita della mortalità e aggrava il saldo naturale negativo. La struttura per età della popolazione umbra mostra un progressivo sbilanciamento verso le classi più anziane.

Fino al 2011 i decessi si attestavano sotto le 10.000 unità. Da allora si osserva un progressivo incremento, con punte superiori alle 11.000 unità annue nel triennio 2020-2022. Negli ultimi due anni il dato si è leggermente riassestato, ma senza tornare ai livelli pre-2012.

Negativo ininterrottamente da inizio millennio, il saldo naturale rappresenta un dato che raramente entra nel dibattito pubblico, ma che fotografa con estrema chiarezza l’andamento di fondo della regione.

Dal 2015 in poi ha superato sistematicamente le -4.000 unità annue; nel 2022 si registra l’anno peggiore di sempre con -6.681. Nell’ultimo biennio si registra una lieve riduzione, ma i valori restano molto distanti da quello che avveniva, ad esempio, nel primo decennio del 2000.

 

Mortalità e saldo naturale: cosa c’è dietro le oscillazioni? 

Tra il 2000 e il 2024, il saldo naturale dell’Umbria si è mantenuto stabilmente negativo, ma con oscillazioni talvolta marcate. I picchi peggiori si registrano nel triennio 2020-2022, per effetto diretto e indiretto della pandemia. Ma anche prima — tra il 2015 e il 2019 — si osserva un deterioramento progressivo, dovuto all’aumento della mortalità (legato all’invecchiamento) e al calo della natalità. Dal 2008, infatti, il numero medio di figli per donna è tornato a scendere. Nel biennio 2023-2024, il lieve miglioramento del saldo è più che altro un effetto di rimbalzo: il numero di decessi cala dopo i picchi pandemici, ma resta alto. La tendenza di fondo non cambia: la componente naturale continua a rappresentare il principale fattore di declino demografico.


Un equilibrio fragile: le migrazioni come paracadute
Il saldo migratorio con l’estero è costantemente positivo tra il 2002 e il 2024, fatta eccezione per il 2015. Nei primi anni del terzo millennio si registrano afflussi molto consistenti, con picchi oltre le 11.000 unità. Successivamente si osserva una progressiva riduzione dell’ampiezza del saldo, accompagnata da un movimento degli ingressi in calo e una crescita relativa delle uscite. In alcuni casi, come nel 2014 e nel 2015, la dinamica si approssima all’equilibrio o si inverte leggermente, segnalando una fase di transizione in cui l’attrattività dell’Umbria tende a indebolirsi. A partire dal 2022, si registra un nuovo incremento del saldo degno di nota, per cui il dato si porta sopra le 4.000 unità nette annue.

Spostando l’analisi sul fronte del movimento migratorio interno emerge un quadro di relativa stabilità, contrassegnato da un saldo positivo nella maggior parte degli anni, ma con intensità modeste e con alcune brevi fasi di temporanea inversione.

Il saldo complessivo tra ingressi da altri Comuni italiani ed emigrazioni verso altre aree del Paese appare tendenzialmente favorevole alla regione, pur evidenziando segnali di progressiva attenuazione nel tempo.

Più in generale, dopo una fase espansiva nei primi anni Duemila, l’attrattività migratoria dell’Umbria si è ridotta. Tuttavia, la regione mantiene un certo appeal, soprattutto nei confronti della popolazione straniera, grazie a fattori come la vivibilità e la dimensione contenuta dei centri abitati.

Per Concludere. Una transizione demografica profonda
Nel corso di poco più di vent’anni, la demografia umbra ha subito una trasformazione profonda.

La riduzione della popolazione, il calo delle nascite e l’aggravarsi del saldo naturale negativo delineano una traiettoria chiara, che fra l’altro non dà segnali significativi di inversione.

In questo quadro, le migrazioni rappresentano l’unico fattore in grado di rallentare il processo, senza tuttavia arginarlo.

La fotografia che emerge è quella di una regione sempre meno in equilibrio, che deve fare i conti con una popolazione che invecchia, si restringe e cambia lentamente composizione. Un equilibrio – se così lo vogliamo definire – che può offrire spunti preziosi per ulteriori riflessioni sul futuro del territorio, della sua economia e della sua coesione sociale.

 

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