SPOLETO – Quando la bacchetta di un direttore d’orchestra si leva in cielo, prende corpo la magia della musica. Se a farlo è Riccardo Muti accadono tante altre cose perché allo studio, all’applicazione, alla bravura, alla lettura della partitura e alla direzione che ne segue, si aggiunge il carisma. E uno o ce l’ha o non se lo può dare.
Così, quella bacchetta, può anche cadere in testa ai politici: “Non mi riferisco necessariamente a quelli che ci sono adesso -ha detto ieri sera il maestro Muti – , vado dicendo la stessa cosa da 50 anni: la nostra tradizione musicale non è seconda a nessuno ma non abbiamo orchestre giovanili, non abbiamo orchestre nostre”.
Ne ha anche per un altro “committente”: “Anche la chiesa ha le sue responsabilità nel senso della promozione che potrebbe fare. Quando morì Beethoven si fecero due messe: una con la musica di Mozart, l’altra con quella di Cherubini, detto che di quest’ultimo in pochi propongono la sua musica, tranne me che sono una cariatide”.
Il tutto al termine di un concerto memorabile per l’intensità, l’espressività, la potenza di un’orchestra qual è quella Giovanile Luigi Cherubini che ha trasmesso un’infinità di emozioni anche grazie alla scelta di un programma che conteneva un repertorio davvero coinvolgente: apertura con l’Overture da Il matrimonio segreto di Domenica Cimorosa, poi l’ingresso del soprano Rosa Feolo che ha cantato “Crudele! Non mi dir bell’idol mio” dal Don Giovanni di Mozart; “Eccomi in lieta vesta…Oh” da I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini e l’Ave Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi. Poi è stata la volta della Sinfonia in Si minore n° 8 D759 Incompiuta di Franz Schubert e come chiusura Sinfonia Spagnola da I due Figaro di Saverio Mercadante.
Applausi scroscianti. Tutti meritatissimi.
Photo Maria Laura Antonelli/AGF