Regione, i gruppi di minoranza contestano la politica della giunta Tesei nell’affrontare la crisi sanitaria

Inadeguatezza del governo regionale dell’Umbria per le scelte e le modalità attuate nell’affrontare la crisi sanitaria da Covid-19. E’ questo l’atto d’accusa firmato dal portavoce delle opposizioni, Fabio Paparelli, i gruppi di minoranza all’Assemblea legislativa dell’Umbria (Tommaso Bori-capogruppo, Donatella Porzi, Simona Meloni, Michele Bettarelli-PD, Thomas De Luca-capogruppo-M5S, Vincenzo Bianconi-capogruppo-Misto, Andrea Fora-capogruppo-Patto civico per l’Umbria).

Denunciano la riduzione dei servizi sanitari pubblici a vantaggio del sistema privato, ritardi e mancato potenziamento del servizio sanitario regionale, la non approvazione del piano sanitario regionale e l’assenza di integrazione tra le aziende ospedaliere, la messa in discussione della medicina territoriale e della rete ospedaliera dell’emergenza urgenza e infine  il numero delle terapie intensive rimasto pressoché invariato.

TESTO DOCUMENTO
RITARDI E MANCATO POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO
I livelli di contagio raggiunti in Umbria, ormai paragonabili ai picchi dell’aprile scorso, stanno rimettendo in forte sofferenza il sistema sanitario regionale, nonostante l’assessore Coletto e l’intera giunta Regionale abbia avuto il tempo per organizzarsi vista l’annunciata evenienza. In questi mesi, pur disponendo dei fondi ricevuti dal governo e malgrado gli impegni assunti in Consiglio regionale lo scorso luglio, la Giunta Regionale, dopo aver perso mesi di tempo ad autoincensarsi rivendicando risultati raggiunti solo grazie al caso, alle misure nazionali ed alla dedizione dei nostri operatori sanitari, non è stata in grado di mettere in campo nessuna misura di potenziamento sanitario, specie sul versante della medicina di prevenzione e territoriale, in previsione di questa nuova ondata pandemica.

PIANO SANITARIO ANCORA NON APPROVATO – MANCATA INTEGRAZIONE AZIENDE OSPEDALIERE
Questa situazione, oltre a preoccupare sotto il profilo della capacità di tenuta del sistema sanitario nel suo complesso, pone forti dubbi sul livello di preparazione per affrontare e gestire l’ attuale e futura emergenza. Dopo un anno di governo leghista non è ancora stato approvato alcun piano sanitario, avendo scelto di ignorare il piano preadottato nel 2019, frutto di due anni di lavoro insieme agli operatori della sanità e alle parti sociali. La Regione non ha attuato alcun potenziamento della medicina di territorio, non ha fatto passi avanti per realizzare una vera integrazione tra le Aziende Ospedaliere, due elementi caratterizzanti il piano preadottato e fondamentali per garantire un maggior livello di risposta e appropriatezza delle prestazioni.

NUMERO TERAPIE INTENSIVE PRESSOCHÉ INVARIATO-OSPEDALE DA CAMPO NON REALIZZATO-LISTE D’ATTESA-PIANO PANDEMICO NON AGGIORNATO
Il quadro appare oltremodo preoccupante per il livello di disorganizzazione raggiunto che costringe gli stessi operatori a lavorare in condizioni precarie ed inadeguate. Tutto ciò alla luce del fatto che, nonostante gli annunci, il numero delle terapie intensive è rimasto pressoché invariato, l’ospedale da campo non sarà realizzato in tempi utili, come ampiamente previsto e comunque non disponendo di operatori sanitari per gestirlo. Mentre le liste d’attesa si stanno allungando in modo abnorme costringendo i cittadini a rivolgersi ai privati, oltre al fatto che non sono state ancora individuate definitivamente né le strutture Covid free, né i percorsi di sicurezza all’interno degli ospedali, tanto da determinare addirittura la recente positività di alcuni primari. Oltre a ciò, le interminabili file per effettuare i tamponi drive through e l’annunciata sospensione delle chirurgie, stabilita a seguito di una lettera inviata dal Direttore regionale alla Sanità Dario alle direzioni generali degli ospedali. Sono solo la punta dell’iceberg rispetto ai disagi vissuti da tanti cittadini umbri che, purtroppo, stanno pagando sulla loro pelle l’inadeguatezza del governo regionale. Un governo che non ha neanche provveduto ad aggiornare il Piano pandemico regionale, giustificandosi dietro alla attesa, niente affatto necessaria, di quello Nazionale, e ciò sta facendo perdere tempo prezioso e causando danni importanti.

MANCATO POTENZIAMENTO E INTEGRAZIONE DIPARTIMENTI PREVENZIONE
Nel frattempo avremmo dovuto potenziare i dipartimenti di prevenzione delle Asl, si potevano già integrare le Aft ( Aggregazione Territoriale Funzionale) con le Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) in modo da garantire una maggiore presenza di infermieri per i servizi a domicilio, si potevano attivare i Covid hotel per gestire casi lievi e quarantene sicure, visto che il maggior numero di contagi avviene in ambito familiare, tanto per fare alcuni esempi. Le assunzioni sventolate sono rimaste al palo, manca ancora un piano di monitoraggio delle Rsa, così come, non sono stati approntati percorsi separati negli ospedali per i malati cronici e per le patologie tempo dipendenti.

MESSA IN DISCUSSIONE DEI SERVIZI DI MEDICINA TERRITORIALE
In questi anni l’Umbria aveva saputo costruire un modello meno ospedalocentrico, più territoriale e vocato all’assistenza a domicilio. La filosofia scelta era chiara: i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la malattia vera e propria. Durante la prima ondata di contagi, ad esempio, le terapie intensive hanno retto il colpo perché in molti casi il riconoscimento sul territorio dei primi sintomi ha consentito di trattare immediatamente i pazienti prima di arrivare in Ospedale. Se l’Umbria ha saputo contenere i danni dell’epidemia è perché ancora è presente una rete strutturata di medici di famiglia, un’articolazione qualificata dei distretti sanitari, una presenza diffusa di Pes (centri di erogazione di servizi sanitari), case della salute e servizi a domicilio, che hanno garantito non solo prestazioni sanitarie di livello ma anche un rapporto di fiducia tra cittadino e servizio pubblico.

MESSA IN DISCUSSIONE RETE EMERGENZA OSPEDALI UMBRI
Così come in passato, si è investito molto sulla rete dell’emergenza degli ospedali umbri, con posti di terapia intensiva non solo a Perugia e Terni ma anche in altri 5 nosocomi: Città di Castello, Foligno, Gubbio, Spoleto e Orvieto. Ecco perché le nostre rianimazioni hanno tenuto, gli ospedali non sono andati in crisi e i ricoveri sono stati contenuti. Aver investito negli anni, più che nel resto d’Italia, su medici e infermieri ha consentito di garantire servizi di qualità negli ospedali e sul territorio. Di fatto l’ Umbria, a differenza di altre regioni come la Lombardia, può ancora disporre di un modello di sanità che si è caratterizzato per una spiccata sfera pubblica, con una quantità e qualità di medici e infermieri superiore al resto del Paese. Tutto questo viene messo in discussione, tanto che stiamo assistendo al contenimento del danno contingente continuando a depotenziare la sanità pubblica. L’assessore Coletto spieghi dunque le ragioni per le quali la nostra regione non ha provveduto in tempo all’approvvigionamento dei posti letto rispetto alle altre regioni. Oggi l’Umbria, infatti, rispetto alla quota minima di posti di terapia intensiva, pari a 14 ogni 100 mila abitanti, è ancora ferma a 7,9, totalizzando il dato peggiore nazionale dopo la regione Campania. Ci risulta inoltre che da oggi a Perugia i reparti di Medicina Interna e Terapia Intensiva 1 sono stati riconvertiti e destinati ai malati di COVID segno che il personale viene destinato ad altre funzioni, lasciandone scoperte altre. Al Santa Maria di Terni si stanno accorpando direzioni e chiudendo le sale operatorie.

RIDUZIONE DEI SERVIZI SANITARI PUBBLICI A VANTAGGIO DELLA SANITÀ PRIVATA
Un’offerta di servizi medico-sanitari pubblici ridotta all’osso con l’obiettivo mal celato di utilizzare il tutto a vantaggio della sanità privata. Per privatizzare la sanità, così come era scritto nel programma della presidente Tesei, non serve dunque fare delibere che lo stabiliscano, basta non far funzionare quella pubblica. E questo è ciò che si sta facendo. Questa è la responsabilità più grande che si sta intestando questa Giunta regionale e, in piena pandemia, alla irresponsabilità si aggiunge un’etica della politica davvero discutibile.

Redazione Vivo Umbria: