ROMA – Un’opera di dimensioni monumentali di recente realizzazione e dall’emblematico titolo di “Eutropia”. E’ quella che l’artista folignate Andrea Pinchi presenta dal 22 al 27 ottobre 2019 al Macro Asilo, Atelier #2, con il progetto “Le Città Invisibili” a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. L’evento è inserito nella Raw Rome Art Week 2019. Sullo stesso tema, durante la sua permanenza al Macro Asilo, Pinchi dipingerà per i visitatori dello studio temporaneo una nuova versione dell’opera.
Il progetto “Le città invisibili” di Andrea Pinchi, liberamente ispirato al romanzo capolavoro di Italo Calvino, è costituito da una serie di opere in acrilico su tela rappresentanti sia vedute che piante urbanistiche immaginarie, centri di urbanità desiderata con forme che richiamano singolarmente a casse di organi musicali o parti degli strumenti stessi. E’ il mondo in cui Pinchi è nato e cresciuto, quello dell’arte organaria della sua famiglia. Avviato nel gennaio 2019, con la mostra “Mirycae” a cura di Roberto Gramiccia alla Biblioteca Vallicelliana di Roma, è proseguito con la personale “Pincbau” al Civico Museo “L. Bailo” di Treviso a cura di Gianluca Marziani dello scorso aprile.
Andrea Pinchi porta nuovamente a Roma le suggestioni del romanzo di Calvino con quella straordinaria e viva presenza di Marco Polo come voce narrante. Calvino stesso volle definire il suo romanzo “un poema d’amore alle città”. E in questo intreccio straordinario fra arte e letteratura Andrea Pinchi presenta Eutropia, un titolo al femminile, anche qui a ricordare come Calvino nel romanzo ispiratore diede alle sue città solo nomi di donne.
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. “Da queste parole, apparentemente lapidarie, di Italo Calvino ne Le città invisibili – osserva Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, curatrice del progetto – trae spunto e ispirazione Andrea Pinchi, per il suo lavoro nei sei giorni di atelier al Macro Asilo. Un trittico che si estende per 5,50 metri di larghezza, vestito di acrilico e su cui spiccano, accolte ora nel puro grigio di Payne, ora nelle sue infinitesime declinazioni, le precise forme delle città, non più calviniane ma figlie della mano dell’artista, del suo stesso vissuto. Forme geometriche e architetture sensibili delle città di Pinchi che sono generate dalla scomposizione di elementi che compongono un organo a canne”.
“Non era semplice divincolarsi dalle origini per elaborare un nuovo linguaggio, figlio di una conoscenza familiare ma autonomo nel suo circuito espressivo e concettuale – afferma il critico Gianluca Marziani sull’opera di Andrea Pinchi – l’artista elabora un nuovo e personalissimo λόγος (logos), che prescinde dalla ricerca e dalla conseguente resa formale delle opere. Le piccole geometrie che animano le città invisibili di Andrea Pinchi sono parte del tutto, sono un gioco di scomposizione e ricomposizione tra particelle, vivono in perenne bilico tra figurazione ed astrazione, ma mai si discostano dalla sostanziale grammatica che da sempre caratterizza il suo lavoro”. Lo spazio potente del Macro accoglie il lavoro dell’artista che, a sua volta, nell’atelier a lui riservato nella settimana espositiva , accoglie lo spettatore in un mondo ora criptato, ora rivelato.