GUALDO TADINO – Lunedì 9 agosto, alle 21,30, alla Rocca Flea di Gualdo Tadino salirà sul palco Lella Costa con “Questione di cuore”. E’ un’artista capace di stare con la testa e con il cuore dentro le cose della vita; della nostra italica società e dell’umana gente. Lo fa, spesso, faccia a faccia. Con i monologhi. Ne proporrà in questa occasione uno pieno di voci. Quelle della gente comune. Si chiamano, per l’appunto, le lettere del cuore. Quelle che per anni ha raccolto Natalia Aspesi sul Venerdì di Repubblica nella sua famosa rubrica che è diventata anche un libro. Trattasi di 30 anni di “Questioni di cuore”. Un viaggio che Lella Costa ripercorre alla sua maniera: con leggerezza e profondità, con il sorriso che può diventare pianto e il tradimento perfino orgoglio vitale, così come il pregiudizio intollerabile paura. L’amore, insomma, tradotto in tante storie. Incredibili. Ma vere. Come in questa intervista ci rivela.
Possiamo dire che l’epistola del cuore con Natalia Aspesi è diventata un vero e proprio genere letterario di massa che lei traduce nel suo spettacolo?
“Tutto è nato da Repubblica. Dalla Repubblica delle idee con le iniziative relative ai 40 anni del giornale e alla meritatissima celebrazione che attraverso la rubrica volevano fare di Natalia. Lei è stata al gioco ma a una condizione: le sue risposte ai lettori le avrei dovute leggere io. Una questione di lobby tutta milanese”.
Già, perché nel triangolo delle meraviglie vanno calcolate anche Ornella Vanoni e le sue canzoni. Sbaglio?
“Trattatasi di bieco nepotismo. Di più: localismo. Devo dire che l’iniziativa ha riscosso parecchio successo. Allora mi sono detta che poteva diventare uno spettacolo. Solo che mentre nella serata d’onore le lettere venivano lette da tanti artisti, è nato un adattamento che sfruttasse in pieno l’opportunità dell’allestimento in presa diretta”.
Anche perché lei in quanto a monologhi è preparata…
“Diciamo che ne ho fatto qualcuno. Della patologia del parlare da soli ne ho fatto un mestiere. Brava io”.
Dalla Aspesi ha avuto carta bianca?
“ Mi ha fatto materialmente toccare l’enormità di lettere che aveva ricevuto e conserva. Tutte. Sono un’enormità. E lei mi ha detto. Fai tu”.
Che criterio ha scelto?
“Detto che non c’è mai retorica, alcune lettere sono divertenti, altre drammatiche. Con il mio orecchio da teatrante monologante ho fatto un montaggio che mi sembra funzioni bene perché basato sull’alternanza delle diverse voci”.
Da qui anche l’uso, esilarante, del dialetto?
“Senza abusare e solo quando i temi si prestano perché giocosi e dentro c’è la voce della vita”.
Talvolta queste lettere hanno toni davvero commoventi.
“Al punto che la lettera che chiude lo spettacolo è così intensa da essere quasi, e sottolineo quasi, più bella della risposta di Natalia che da indagatrice di anime si mette in totale sintonia con questa signora sessantenne ”.
Tormentone finale: un aggettivo o una riflessione sui mezzi che ha scelto per esprimere la sua arte. Inizierei dalla scrittura.
“Per me la parola è voce. Dunque la scrittura per il teatro è complessa, difficile ma mi è naturale. Sono molto più a disagio nel caso di un libro in cui le parole vengono poi lette da altri nelle loro camerette. Essendo una grande lettrice, ho molto rispetto per chi scrive”.
La televisione?
“A parte l’elettrodomestico? Sicuramente visibilità ma da prendere con parsimonia. Peraltro credo che la tv con la quale siamo cresciuti sia stata già in parte soppiantata dalle piattaforme che i giovani maneggiano con disinvoltura e autonomia. Chi fa tv ne dovrebbe prendere atto”.
Il cinema?
“Non mi sento portata a quelle modalità che richiede o che comunque riguardare me. Il cinema non mi ha mai corteggiato, ho fatto cose graziose ma io non ho mai corteggiato il cinema. Una giornata intera per 3 minuti di montato? Rispetto e capisco ma non fa per me. Spero, questo sì, che si continui a fare dell’ottimo cinema così me lo vedo volentieri.
Il teatro?
“Chiedo scusa ai miei familiari che amo moltissimo, ma è il posto in cui sto meglio. E’ il luogo dove voglio stare e mai come in questi mesi me ne sono resa pienamente conto”.
Ultima domanda che torna allo spettacolo: l’epistola, la lettera, resisterà ai nuovi modi di messaggiare?
“La posta elettronica ha già azzerato il rituale epistolare se che misurava il tempo, diverso, che passa dallo scrivere al ricevere. Cosa che vale sempre più per la nostra vita tutta. Non abbiamo quini più il tempo dell’attesa. Chi lo sa che prima o poi gli stessi nostri ragazzi non arrivino a comprendere il valore dell’attesa, del prenderci il nostro tempo. Recuperare la liturgia sarebbe importante”.
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E’ possibile acquistare i biglietti on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.
Info e prenotazioni 075/916078, da giovedì a domenica, ore 10-13 e 15-18. Per gli abbonati alle Stagioni di Prosa 2019/2020 è previsto il biglietto ridotto a 10 euro. L’intero è 14 euro e il ridotto sotto i 26 anni 6 euro.