ORVIETO – Gli affreschi di Luca Signorelli. Un attore dal grande carisma e amatissimo dal pubblico come Giulio Scarpati. La caratura internazionale di un pianista delle qualità del maestro Riccardo Cambri che i lettori di vivoumbria.it hanno imparato a stimare anche per le sue tante iniziative come presidente di Unitre Orvieto. Una data: sabato 30 settembre, ore 21,30. Un luogo, anzi…”il” luogo: la Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto. Tutti questi elementi uniti, danno il senso della serata che si preannuncia straordinaria nel segno del 500esimo anniversario della morte di Luca Signorelli, dal titolo altrettanto affascinante: “Quanta luce nel mondo”. A idearla e proporla, l’Opera del Duomo, in stretta collaborazione con Unitre Orvieto e Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole”.
“Nell’originale progetto artistico – si legge nella presentazione della serata – ideato dal maestro Cambri che si è avvalso della consulenza storico letteraria della professoressa Fioralba Salani e dell’architetto Raffaele Davanzo, si capta l’invito all’osservazione e al riconoscimento del Bene e dell’Amore nel vivere quotidiano attraverso la contemplazione del capolavoro custodito nella Cappella Nova, da cui emana una luce sublime. Luce che è Speranza di Salvezza, Riconciliazione e Risurrezione. Luce che è Aurora di un nuovo mondo, il Rinascimento, e di Nuova Vita, quella eterna abbracciata dall’Amore di Dio e della pienezza della Sua Misericordia. Il repertorio musicale presenterà composizioni di Beethoven (Sonata Op.53 “Aurora”), Liszt e Debussy. Giulio Scarpati declamerà testi di Jacopone da Todi, Sant’Agostino, Madre Speranza di Gesù e Papa Bergoglio”.
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L’APPROFONDIMENTO
A proposito della consulenza di cui si avvale “Quanta luce nel mondo”, pubblichiamo questo interessante contributo a firma dell’architetto Raffaele Davanzo.
La luce divina porta ogni Virtù
di Raffaele Davanzo
Il Vangelo di Giovanni ha un incipit davvero illuminante: identifica il volere divino con la luce vera, quella che spinge l’anima umana verso la rettitudine della conoscenza e della coscienza, che sono il principio di ogni virtù, ma anche di ogni bellezza. Nell’abbazia di Saint-Denis presso Parigi, nel 1144 l’abate Suger inventò un nuovo modo di costruire (quello che oggi noi chiamiamo architettura gotica) volto a celebrare la maggior gloria di Dio: la sua chiesa si innalzava fino al cielo e la luce divina vi entrava copiosa, grazie alla eccezionale sottigliezza degli elementi architettonici. La luce divina porta ogni Virtù, e la seconda delle teologali, la Speranza, è quella che più porta l’anima umana verso Dio e la sua luce.
La luce nella Cappella di San Brizio è un elemento essenziale della progettazione del ciclo: Signorelli fece aprire nella parete di fondo la finestra centrale, perché voleva una luce pura che vi entrasse copiosa. E infatti tutte le ombre dei suoi personaggi nascono da quella luce. Perché luce è Speranza, e questo è il messaggio più profondo contenuto nella cappella orvietana. Certamente il Giudizio, collegato alla Fine del Mondo, cioè alla fine del tempo e dello spazio, rappresenta il tema più esplicito e comprensibile: ma il messaggio più subliminale è che il tempo e lo spazio non saranno l’ultima frontiera. L’ultima frontiera è l’animo umano. Lo spazio non è altro che il posto che ci era stato assegnato per affrontare la sfida; e la vera vittoria potrà venirci solo dalla costanza che avremo nello sfidare e nel mettere alla prova i nostri limiti spaziali e morali, e per superarli, rigenerandoci.
È questo il messaggio, pienamente umanistico, che Signorelli coniugò come una grande ripartenza artistico-culturale della storia dell’uomo. Un segnale esalta questa ripartenza: l’uovo primigenio, da sempre indice di rigenerazione e rinascita, che pende, come nella Maestà di Brera del suo maestro Piero della Francesca, dalla chiave della finestra centrale, punto di fuga prospettico e ideologico di tutto il ciclo. È l’Aurora di un nuovo mondo, che sarà sublimata, in musica, in un altro grande momento di passaggio di storia e cultura, da Ludwig van Beethoven nella Sonata n. 21 in Do maggiore, Op. 53, detta appunto Aurora.
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Ingresso libero su prenotazione. Email: opsm@opsm.it; tel: 0763342477 (selezionando 1 – biglietteria).