ORVIETO – Presentata stamani, 7 novembre a Orvieto, la 31^ edizione di Umbria Jazz Winter che si terrà dal 28 dicembre al 1° gennaio. Cinque giorni con più di novanta eventi (ai quali si aggiungeranno gli appuntamenti di UJ4KIDS) con venticinque band, tutte residenti, 150 artisti sui sei palchi allestiti nel Palazzo del Capitano del Popolo, Teatro Mancinelli, Museo Emilio Greco, Teatro del Carmine, Palazzo dei Sette.
Una location molto speciale sono le vie del centro percorse dai Funk Off come da tradizione, mentre il Duomo ospiterà il coro gospel il pomeriggio di Capodanno.
Per l’addio al 2024 due i cenoni, allestiti nella Sala Expo e nel Palazzo dei Sette, mentre nella Sala dei 400 ci sarà un lungo concerto con i Funk Off “on stage” e Mwenso & the Shakes. All’una, infine, il concerto del Benedict Gospel Choir al Teatro Mancinelli.
Non solo musica suonata, ma anche raccontata. Ashley Kahn, uno dei più importanti critici contemporanei di jazz, sottoporrà Ethan Iverson ad un Blindfold Test, in collaborazione con DownBeat, la rivista che lo inventò 60 anni fa.
Continuano le iniziative dedicate ai più piccoli che la Fondazione di Partecipazione Umbria Jazz porta avanti da alcuni anni, in collaborazione con il mondo della scuola e le istituzioni, per rendere più familiare la musica, favorire lo sviluppo di una sensibilità verso il suono, abituare all’ascolto, stimolare la creatività. La musica anche come formidabile strumento di socialità, condivisione e inclusione. Gli appuntamenti sono in programma dal 28 al 31 dicembre al Teatro del Carmine, tranne una fiaba musicale itinerante, La tromba di Louis, per le vie del centro.
GLI ARTISTI
Riflettori accesi su Paolo Fresu, in scena con il trio (con Dino Rubino e Marco Bardoscia) e con il Devil Quartet, nonché con un progetto che lo vedrà affiancato, in trio e quartetto, dai suoi più stretti collaboratori.
Nuova produzione della Umbria Jazz Orchestra con Ethan Iverson che ha arrangiato per l’occasione un repertorio di grandi musiche per il cinema. È una esclusiva di UJW. Alla formula minimale quanto suggestiva del trio il Festival dedica uno spazio speciale. Dall’America arrivano il trio di Joel Ross, l’ultima star del vibrafono, e i trii pianistici di Ethan Iverson e Emmet Cohen, mentre italianissimi sono il trio di Dino Rubino, di Francesca Tandoi (che avrà come special guest Max Ionata e che si potrà ascoltare anche in duo con la chitarrista Eleonora Strino) e di Lorenzo Hengeller.
Uno sguardo interessante sul jazz delle origini sarà offerto da tre band che ripercorrono con rigore filologico la musica che si suonava negli anni ‘20-‘30: sono i Chicago Stompers, i Dixie Blue Blowers e gli Hot Gravel Eskimos. Un passo indietro nella storia per godersi un jazz che conserva, grazie a questi specialisti, una invidiabile freschezza.
Due presenze fisse del Festival invernale sono il coro gospel (in questa edizione è il Benedict Gospel Choir) e la marching band, ovvero i Funk Off, anche in versione on stage. Spiritualità e divertimento sono due facce molto diverse della manifestazione orvietana, ma fanno entrambe parte di quel particolare periodo dell’anno.
Mwenso & the Shakes, dal nome del loro carismatico leader Michael Mwenso, sono un gruppo di artisti globali la cui musica vuole coniugare entertainment e arte. Il loro è un genere in cui confluiscono jazz e blues, con modelli come Fats Waller, Muddy Waters, James Brown e tante altre icone musicali americane.
Venticinquenne cantante di origini americane e camerunensi, Ekep Nkwelle è l’ultima scoperta della vocalità jazz declinata al femminile.
Umbria Jazz è felice di presentarla al pubblico italiano, come ha fatto nel recente passato per Cécile McLorin Salvant, Jazzmeia Horn e Samara Joy.
Ironia, intrattenimento garbato, ma anche cultura musicale, buongusto e soprattutto una impeccabile qualità sono gli ingredienti di Nick the Nightfly Quintet, The Good Fellas e Nico Gori Young Lions Quartet.
Il quintetto guidato da Piero Odorici e Daniele Scannapieco è la band residente di Umbria Jazz. È costituita da jazzmen esperti, tra i migliori esponenti dei loro strumenti. Una band che dal vivo sa come restituire in modo perfetto il clima infuocato delle jam session amate dai nottambuli.
Un modo originale di raccontare la storia secolare del jazz. Un progetto esclusivo per Umbria Jazz Winter con una rivisitazione sonora attuale e sperimentale di Enzo Pietropaoli e Michele Rabbia, immagini su progetto visivo di Massimo Achilli e un filo di parole intrecciate da Guido Barlozzetti che firma anche il concept dello spettacolo. La location è il Teatro del Carmine.
Le prime note di Umbria Jazz Winter le suoneranno le giovani promesse del jazz. Umbria Jazz offre una vetrina di prestigio ai musicisti emergenti. Due le band nel programma di Orvieto. Lo Scannapieco – Geremia 5et ha vinto il Conad Contest di quest’anno; il Berklee/Umbria Jazz Clinics Award Group è la band dei migliori allievi dei corsi estivi delle Clinics.
IL MANIFESTO
Becoming X Art+Sound Collective è un collettivo di artisti, disegnatori, fumettisti, designer, fotografi, stampatori artigiani e musicisti. Un solo corpo, costituito da tante anime diverse, che va a creare di volta in volta a seconda del committente e dell’obiettivo interventi visivi specifici coordinati. La natura di collettivo di Becoming X è valorizzata nella proposta per Umbria Jazz Winter: un’immagine multi-soggetto, unita da alcuni elementi di coerenza vincolanti come i colori e la tematica, che possa declinare più immagini per la stessa edizione. Non un’unica immagine quindi, ma tante immagini diverse, un coro di strumenti e voci che vanno a rappresentare un’unica melodia dinamica: la comunicazione di UJ Winter, con tutti i suoi eventi, diventa il pentagramma sul quale scorre la sinfonia d’immagini realizzata ad hoc per il Festival, dove ciascun artista ha dato libera interpretazione del tema, seguendo la propria natura e voce.
Sono state presentate più di 30 opere che verranno tutte utilizzate nel corso del festival; una jam session che vuole rappresentare lo spirito di Umbria Jazz Winter, la città di Orvieto, reinterpretando elementi come la tradizione in fusione con le molteplici sfaccettature del jazz, da sempre rappresentativo di libertà di espressione e un linguaggio universale, sia dal punto di vista sonoro che culturale.