Voce agli universitari. Prima, però, una premessa: la rissa e la movida espansa non hanno fatto bene all’immagine, per così dire, di Perugia città Universitaria tranquilla e accogliente che pure si va cercando di promuovere a vari livelli. A maggior ragione quando c’è un recente passato di cronaca nera ingombrante che si fa fatica a dimenticare anche a distanza di anni. Senza contare che c’è un Ateneo, pur dalla storia illustre e centenaria, che è in cerca di nuove e vitali immatricolazioni, come di conferme delle passate iscrizioni.
Detto questo raccogliamo e rimandiamo all’attenzione dei nostri lettori le voci di Altrascuola – Rete degli Studenti Medi Perugia, Sinistra Universitaria – Udu Perugia e Circolo Arci “Il Porco Rosso” che insistono su un tema: “Educare, non reprimere: non incolpare gli studenti”. Lo facciamo volentieri per almeno due motivi: in effetti non necessariamente i “protagonisti” delle immagini e degli articoli che sono transitati creando un rimbalzo mostruoso d’immagine su tv e giornali anche nazionali sono studenti universitari.
Secondo motivo: è evidente che controlli e presidi di forze dell’ordine preventivi nelle aree “strategiche” e ben note della città avrebbero fatto da sicuro deterrente. Cosa che del resto emerge dalle stesse voci degli universitari. Le restrizioni del sindaco Andrea Romizi, intendiamoci, sono state giustissime e opportune, lo abbiamo scritto su queste colonne. Ma, come dice il proverbio, è equivalso a chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi. Ergo, in questa brutta storia, ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità. Con onestà e nettezza. Per non sbagliare più. O sbagliare di meno.
E ora, voce agli studenti.
“Abbiamo in questi giorni assistito attoniti alla bagarre della ripartenza nello svolgimento fase 2, culminata, dopo nemmeno una settimana dalla riapertura, con l’adozione da parte del Comune di Perugia dell’ordinanza 641 del 23 maggio in cui si impone ai pubblici esercizi la chiusura alle ore 21.00, accodandosi alla vulgata della ‘movida fuori controllo’ che sta spopolando da giorni sui social, sui quotidiani e sui telegiornali nazionali.
Come giovani e come studenti rigettiamo con forza questa narrazione: non ci stiamo a vedere l’oggettiva complessità della situazione attuale ridotta a vignetta in bianco e nero. La cosiddetta “fase 2” è un complesso momento in cui devono progressivamente essere contemperate le libertà delle persone con le necessarie restrizioni di salute pubblica in direzione di una lenta ripresa della normalità, non una lotta tra “giovani irresponsabili degenerati” che mettono il divertimento davanti alla sicurezza e “sindaci sceriffi” tutori di ordine e disciplina: se la si affronta in questo modo la conseguenza più immediata è la politica delle ordinanze che fa pagare tutti per i comportamenti di pochi. Come Altrascuola – Rete degli Studenti Medi Perugia, Sinistra Universitaria – Udu Perugia e Circolo Arci “Il Porco Rosso”, pur condannando i comportamenti irresponsabili a cui abbiamo assistito nel fine settimana, condanniamo anche la mancanza di una strategia preventiva da parte della Giunta Comunale. Nessuno sforzo è stato fatto per sensibilizzare giovani ed esercenti sulle corrette condotte da adottare nel primo fine settimana di riapertura, non si è provato ad informare la cittadinanza su quali sarebbero dovute essere le misure di sicurezza individuali da adottare. I controlli diffusi, mirati a impedire preventivamente il verificarsi di situazioni a rischio sono stati quasi completamente interrotti dal 18 maggio in poi”.
Eugenio Ranfa, Coordinatore di Altrascuola – Rete degli Studenti Perugia rimarca: “E’ mancata informazione e controllo, non si è nemmeno provato a educare le ragazze e i ragazzi del territorio: questo è essenziale se si fa affidamento sulla responsabilità individuale. Dopo due mesi di lock-down totale la situazione era una bomba pronta a esplodere e ciò che è successo sabato si poteva prevedere e prevenire.”
“Come associazioni studentesche e giovanili – continua Angela De Nicola, coordinatrice di Udu Perugia – lanceremo una campagna di sensibilizzazione alla socialità responsabile, per fare in modo che i nostri coetanei evitino comportamenti dannosi per sé stessi e per gli altri, ma questo avrebbero dovuto da tempo farlo le istituzioni cittadine: è troppo comodo dare la colpa ad una collettività indefinita per delle situazioni che non si sono gestite, è sbagliato gestirle in modo repressivo dopo che il danno si è verificato.” Conclude Massimiliano Rrapaj, presidente del Circolo Arci “Il Porco Rosso”: “Chiudere i locali dopo due mesi di lock-down generale è controproducente per gli esercenti e per la comunità cittadina tutta che meritava un ritorno alla normalità gestito nel migliore dei modi: anche in questo caso la toppa è peggiore del buco. Abbiamo bisogno di spazi che facciano vivere questa città ed educhino i suoi giovani a convivere responsabilmente.”