PERUGIA – Pochi giorni fa è stato reso noto il rapporto di Legambiente relativo alle clean cities, le città pulite (lo trovate QUI). L’indagine non è stata a tappeto, su tutti i capoluoghi e neppure fra molti ma, diciamo così, “a campione”: 15 città sparse per l’Italia per dare un’idea generale, che non va presa come una classifica. Fra le 15 città, tanto bene, c’è Perugia, che non ne è uscita affatto bene.
Per decidere chi bocciare e chi promuovere, Legambiente ha utilizzato indicatori riferibili ad obiettivi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per raggiungere gli obiettivi fissati entro il 2030 e per disporre di un sistema di mobilità e trasporti sostenibili più resiliente di fronte alle crisi future. Quindi: come ogni indagine basata su pochi indicatori è opinabile e non dirimente, ma avendo usato indicatori che guardano a obiettivi chiari e sottoscritti, forse faremmo meglio, come comunità, come amministrazione, come istituzioni tutte, a non pensare che, tanto, il 2030 è ancora lontano e qualcuno, nel frattempo, ci penserà. Dobbiamo purtroppo incominciare a pensarci noi. Adesso.
Perugia, assieme Roma, Ancona, Cagliari, Catania, Padova e Pescara, risulta fra le città più inquinate e meno sicure (una sicurezza ambientale, ovviamente, relativamente a piste ciclabili, mezzi di trasporto elettrici, etc.).
Vi forniamo alcuni dati fra quelli proposti da Legambiente.
In una scala da 1 (minimo) a 5 (massimo), a Perugia è attribuito il valore 1 su traffico e sicurezza, e sul perseguimento delle politiche ambientali attese per il 2030. Se polveri sottili e inquinamento dell’aria non ci vedono fra le città peggiori, siamo messi malissimo come piste ciclabili e come bus di vecchio modello da sostituire con elettrici (solo 10 disponibili su 400).
Diciamo che poteva andare peggio; ma è buona norma confrontarsi con i migliori, e non con i peggiori, e quindi Perugia presenta un profilo che non può assolutamente essere considerato soddisfacente, e che contrasta assai con la retorica del “cuore verde”. Non avendo i dati per altre città umbre non possiamo evidentemente dire se Perugia stia meglio o peggio di Terni, Foligno, Città di Castello; né se – comparativamente al resto d’Italia – in generale la nostra Regione sia in alto o in basso. Ma non ci devono sfiorare questi pensieri. Non è una gara; non si vince la promozione in serie A e non si rischia la retrocessione in serie C. Qui si parla di salute dei cittadini e di futuro dei nostri figli e nipoti, di sviluppo sostenibile, di attrattività turistica (e quindi di lavoro e reddito).
L’indagine di Legambiente è solo un monito.
A tutti noi (Amministrazione in testa) il non trascurarlo.
Claudio Bezzi