Cerca
Close this search box.

“Photography for fighting Xclusion”: nasce a Terni il progetto europeo di fotografia inclusiva

TERNI – Ogni tanto ci si dimentica che tutti i giorni succedono cose belle. Ogni tanto è necessario ricordarselo ed è quindi giusto far luce su quelle moltitudini di realtà meravigliose che abbiamo nel territorio.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Nicola Pressi, il co-ideatore insieme a Cristiano Carotti del progetto Photo Fx, più letteralmente Photos to Fight Xclusion, che si è concluso lo scorso 7 marzo.

“Il progetto Photo Fx nasce all’interno del circuito Erasmus+ sulla mobilità e l’integrazione di persone con difficoltà psicosociali attraverso l’utilizzo di una disciplina artistica. Quando l’Agenzia EGiNA ci ha proposto di partecipare al bando, ho coinvolto Cristiano nell’ideazione del progetto e insieme abbiamo sviluppato un’idea. Abbiamo scelto la Polaroid come strumento artistico principale per l’integrazione di persone con disabilità mentale, appoggiandoci alle utenti della Cooperativa La Speranza di Terni.”

In cosa consiste lintegrazione per Photo Fx?

“Dovevamo rispondere ad uno specifico requisito: l’integrazione di persone con disabilità psichiche all’interno di una comunità attraverso l’arte. Noi abbiamo risposto tramite l’utilizzo della Polaroid, più in particolare attraverso l’attività dello scatto. Durante i workshop che abbiamo organizzato con i due fotografi Gianluca Pantaleo e Luca Sola veniva riservata l’ultima ora e mezza allo scatto, in cui si utilizzavano sia macchine digitali che istantanee: la parte più interessante era proprio l’attesa che si creava in quei cinque minuti in cui si doveva attendere lo sviluppo della polaroid. Quando finalmente l’utente disabile prendeva in mano la polaroid che aveva prima scattato, la reazione del suo viso veniva immortalata dagli altri ragazzi volontari, che sono stati coinvolti tramite una call pubblica. Quindi ad ogni foto fatta dall’utente, corrispondeva la foto della sua reazione fatta dai ragazzi. Questa per noi è stata l’integrazione.”

 

Uno sviluppo circolare e pratico. Si partiva da delle linee guida: il fotografo (il professore) spiegava come prendere in mano la macchina, quale era la luce più giusta e dove era meglio posizionarsi. Lallievo prendeva la macchina e poi, incredulo, toccava con mano la foto, il frutto del suo lavoro. Il cerchio si chiudeva.

 

Come e quando nasce lidea?

Nel 2019 –i due anni precedenti il progetto è rimasto sospeso a causa della pandemia)- l’Agenzia EGiNa di Foligno ci ha suggerito di partecipare al bando tramite un progetto fotografico. Utilizzare la fotografia come strumento di integrazione per persone con disabilità mentali, in che modo? Io e Cristiano abbiamo subito pensato alla Polaroid. Perché la Polaroid è materica, la puoi toccare, non è uno schermo, la puoi toccare con mano, odora, ha un peso specifico, ha un’entità pratica. E poi, elemento da non sottovalutare, ha un tempo fisiologico per svilupparsi. Proprio quel momento accresce l’attesa, “che foto avrò fatto”? Abbiamo giocato sulla suspense e ci è piaciuto molto, è stato bello.

Il concetto che abbiamo ideato è stato poi condiviso tramite l’Agenzia EGiNA di Foligno ad altri 4 partner europei (Olanda, Spagna, Bulgaria e Polonia) ed è stato vinto il bando.

Ognuno degli altri partner si è organizzato con proprie associazioni, cooperative, coinvolgendo utenti psichiatrici e giovani under 30, per dare vita a una serie di workshop sulla fotografia, sull’immagine, sulla composizione, sulla ritrattistica e sullo scatto operativo. L’evento finale è stato fatto il 7 marzo in contemporanea con tutte le venues di tutti i cinque partners; nel nostro caso è stato fatto proprio presso la sede della Cooperativa La Speranza con una mostra accolta benissimo. Le foto ora sono esposte lì.”

Chi ha partecipato alla realizzazione del progetto?

È stato un vero connubio di intenti tra me, come project manager, Cristiano Carotti in qualità di direttore artistico e anche Nicoletta Daminato per l’aspetto più amministrativo. Gli altri professionisti coinvolti sono Gianluca Pantaleo, per quel che riguarda il ritratto fotografico, che ha condotto cinque appuntamenti da tre ore in cui si facevano delle vere e proprie lezioni sulla tecnica fotografica, la composizione sulla luce e le componenti della macchina fotografica digitale. L’ultima ora e mezza si scattava. La seconda parte del corso l’ha fatta Luca Sola, fotografo documentarista che al momento si trova in Sud Africa; lui ha tenuto cinque lezioni online in cui comunque è riuscito a trasmettere la sua passione per il suo lavoro di photo reportage, oltre che le tecniche per la composizione real time e le tecniche per la migliore interpretazione fotografica di un’immagine.

 Comè stata la reazione degli utenti della Cooperativa?

In generale tutti, anche i ragazzi under 30, sono stati piacevolmente coinvolti ma la reazione più incredibile è arrivata proprio dalle utenti, perché in un primo momento erano molto restie a condividere, qualcuna inizialmente non voleva nemmeno essere fotografata. Invece è successo che la fine di ogni lezione era una festa, in cui loro stesse volevano fotografare ed essere fotografate, facevano da traino per tutto il gruppo. Lo scopo del progetto, cioè l’integrazione attraverso strumenti artistici, è riuscito appieno.

Ci sarà la possibilità di vedere le foto dal vivo?

In realtà nel momento in cui il Covid finirà c’è l’intenzione di fare una mostra aperta. L’idea è quella di prendere le opere e mostrarle ad un pubblico più ampio.

 

Qui di seguito il link del progetto Photo FX: https://www.photofx.eu/

Link profilo Instagram:  https://www.instagram.com/photofx_eu/

 

 

 

Articoli correlati

Commenti