ASSISI – Non è facile trovare sullo stesso palco due miti uno dei quali narra dell’altro. E viceversa. Già, perché questo di fatto è “PFM canta De André Anniversary”, tour per celebrare l’unione tra il cantautore genovese e la prog rock band italiana più famosa al mondo. Entrambi questi miti, 45 anni fa, trassero linfa vitale l’uno dall’altro, con una sintonia unica data dalla qualità della musica Prog e la densità delle parole. Stasera, venerdì 22 marzo al Lyrick di Assisi, ci sarà l’opportunità di assistere a questa versione-tributo di quel progetto straordinario fatto di arrangiamenti musicali sapienti e rispettosi della poesia di De André.
Nelle note che illustrano il senso di questo concerto, la PFM riporta quello che De André stesso disse: “La nostra tournée è stata il primo esempio di collaborazione tra due modi completamente diversi di concepire e eseguire le canzoni. Un’esperienza irripetibile perché PFM non era un’accolita di ottimi musicisti riuniti per l’occasione, ma un gruppo con una storia importante, che ha modificato il corso della musica italiana. Ecco, un giorno hanno preso tutto questo e l’hanno messo al mio servizio”.
Per di più sul palco ci sarà una formazione spettacolare con tre ospiti d’eccezione: il tastierista Flavio Premoli, fondatore della Premiata Forneria Marconi; Michele Ascolese, chitarrista storico di Faber e Luca Zabbini, leader dei Barock Project.
Con una perla in aggiunta alla scaletta originale: “La buona Novella” anch’essa completamente rivisitata dalla band.
Occasione imperdibile per parlare di questo e altro, come nostra consuetudine, con Franz Di Cioccio e Patrick Djivas storici pilastri di PFM.
– In questo tour sul palco ci sono due miti, De André e PFM2: che effetto fa portarli sul palco entrambi?
Di CIOCCIO: E’ bellissimo. Portiamo un progetto che è nato piano piano, dall’amicizia con Fabrizio e tutto quello che ne è seguito. Per quanto riguarda noi, siamo quelli che riescono a divertirsi facendo musica, con un pubblico che ha voglia di appropriarsene. Perché musica non è solamente la canzone che passano in radio e che ha successo. La musica è quella che ti prende, ti invade e ti rimane dentro.
– Della mitica PFM è ancora viva a rappresentarla la base ritmica: batteria e basso. Ovvero, dove serve intesa. Non pare essere un caso…
DI CIOCCIO: L’intesa sta nella capacità di tirare fuori situazioni musicali magiche. L’esperienza di Patrick l’ha portato ad essere uno dei bassisti migliori per come fa vivere l’armonia, la melodia, oltre la ritmica. Noi siamo, siamo riusciti a trovare una simbiosi fra il ritmo intenso della mia batteria e il suo basso che canta musica. E parla.
DJIVAS: E’ una sintonia automatica, e un po’ come essere parenti. Ogni bassista ha la sua caratteristica. Ho cominciato a suonare il basso quando avevo 18 anni e sono passato attraverso un po’ tutti i generi musicali, dal rhythm and blues alla musica classica. Ho cercato di trovare con lo strumento spazi per inventare melodie, contrappunti che me piace molto fare ed è un po’ la mia caratteristica anche per dare un apporto costruttivo all’arrangiamento e in questo senso mi è sempre piaciuto il suono del basso elettrico che poteva assomigliare a un contrabbasso
– Cantautorato e Prog. Da dove è partita l’intesa?
DI CIOCCIO: Compi un percorso sia mentale che emotivo e ti viene fuori un’idea su quel brano, sulla storia che racconta, sull’arrangiamento che richiede: ognuno tira fuori il suo frammento di idea. Se ti muovi artisticamente trovi sempre una chiave per poter raccontarti e farti raccontare.
Non è tanto la canzone che vince Sanremo, questo è un altro film: noi siamo quella gente che lavora come certosini per creare una storia di poesia, armonia, ritmica.
DJIVAS: Abbiamo fatto quello che abbiamo sempre fatto: le cose al meglio possibile, a partire dagli arrangiamenti e dando del nostro meglio suonando. Fabrizio è cambiato completamente da allora, è diventato un ottimo produttore, un realizzatore di musica e anche di arrangiamenti perché l’esperienza con la PFM gli ha dato delle sensazioni che lui non aveva avuto in precedenza, rendendolo un artista popolare rispetto a prima. Era famoso per La canzone di Marinella ma perché l’aveva cantata Mina. Soprattutto, dopo questa esperienza con noi, ha continuato a lavorare quando invece aveva deciso di smettere ed era già in in rotta con la casa discografica. Non aveva più voglia di fare questo mestiere. Se forse abbiamo un merito, è quello di avere regalato all’Italia altri vent’anni di Fabrizio De André.
– In scaletta c’è la novità dell’inserimento di La buona novella…
DI CIOCCIO: Mi sè sempre piaciuta e come PFM ci piace dare al pubblico qualche cosa che non si aspetta. Come quando vai al ristorante: c’è tutto, ma ogni tanto lo chef tira fuori un piatto speciale.
DJIVAS: Ci abbiamo lavorato parecchio e devo dire che tra l’altro è una delle parti del concerto che ha più riscontro da parte del pubblico. Ovviamente la mancanza di Fabrizio si fa sentire, però noi facciamo la nostra parte.
Ho incontrato Fabrizio De André proprio con La buona novella: facevo il turnista e registravamo dischi; uno di questi è stato proprio La buona novella dove però non ero arrangiatore ma semplicemente esecutore. Devo dire che in quel periodo Fabrizio non era una persona delle più comunicative. In effetti non è lo mai stato. Avevo fatto il mio lavoro, e lui ne era rimasto contento. Poi siamo rimasti in contatto e ci siamo incontrati episodicamente fino a quel momento in Sardegna. Aveva smesso di suonare e faceva il contadino, però aveva comunque dentro il suo lato musicale e artistico. E quando ha saputo che noi suonavamo vicino a casa sua, eravamo di ritorno dal tour negli Usa, è venuto a vederci.
Purtroppo Fabrizio non c’è più. Per i suoi ipotetici ottant’anni abbiamo deciso di fargli un regalo, anche se lui non potrà fisicamente esserci e apprezzarlo.
Abbiamo comunque deciso di riarrangiare totalmente La buona novella.
Abbiamo fatto, credo, un ottimo lavoro: chiaramente eravamo un pochettino più liberi rispetto al progetto di 45 anni fa, e abbiamo spinto un po’ di più sull’acceleratore e fatto una cosa un pochettino più alla Premiata Forneria Marconi. Ovviamente siamo stati molto attenti a non mettere delle note che magari potevano piacere più come PFM ma non erano aderenti alla scrittura del brano originale .
– Il Prog per sua caratteristica richiede ascolto. Cosa non proprio più aderente alla musica liquida che oggi viene fruita soprattutto dai giovani…
DJIVAS: Hanno un approccio diverso. Hanno attenzione per i testi e meno per la musica. La ritengo una cosa normale: la musica popolare è al servizio dei bisogni dei ragazzi. Ai nostri tempi la musica era molto importante per creare un enorme bacino internazionale di ascolto di istanze provenienti da Paesi diversi. Di parole ne avevamo fin troppe con tutte le assemblee… Tra i giovani di oggi c’è poca comunicazione. Stanno chiusi nella loro camera col loro telefonino e hanno bisogno di ascoltare cose interessanti, testi che parlino loro, con il loro linguaggio.