DERUTA – Scoperta importante sotto l’aspetto iconografico delle opere di Pietro Vannucci, a partire da Deruta, rivelata dal professor Francesco Federico Mancini durante la serata di “Arte sotto le stelle”.
LA TESI
Mentre scorrevano le immagini delle opere, Mancini ha rivelato: “Comparando l’Eterno benedicente dell’affresco della Pinacoteca comunale di Deruta con l’analoga immagine dell’affresco della Cappella Sistina, rappresentante il Battesimo di Cristo, che ha in alto un analogo Eterno benedicente, ci siamo resi conto della quasi totale sovrapponibilità delle due immagini. Cosa che non era mai stata presa in considerazione prima.
Ciò consente intanto di assicurare alla mano di Perugino l’affresco di Deruta, che un tempo era stato addirittura riconosciuto come opera di Fiorenzo di Lorenzo, e poi perché tutto questo può aprire degli interessanti nuovi scenari di ricerca, nel senso che l’affresco di Deruta può essere visto come la cellula primaria, così la chiamava Pietro Scarpellini, di una tipologia figurale che l’artista riprenderà anche nella Cappella Sistina e poi in seguito in tante altre rappresentazioni dell’Eterno benedicente”.
IL BELLO DEL 3D
Così l’appuntamento incentrato a dare risalto agli influssi dell’artista sulla produzione ceramica del borgo umbro durante il Rinascimento, è stato testimonianza di quanto la digitalizzazione delle opere, ad altissima risoluzione, e in 3D, sia utile per aprire sia nuovi filoni di ricerca, sia per valorizzare il patrimonio artistico. La cosa piace a chi ama l’arte e Deruta con il format “museo a cielo aperto” è riuscita a catturare un folto pubblico nella cornice di piazza dei Consoli. Soddisfatto il sindaco, Michele Toniaccini, ben lieto di aver dato il via al primo appuntamento del borgo alle celebrazioni del #Perugino2023.
DERUTA E LA CERAMICA D’ARTE
Nella propria relazione Giulio Busti, Conservatore del Museo Regionale della Ceramica di Deruta, analizzando i riferimenti delle opere e delle immagini di Perugino nelle ceramiche prodotte a Deruta dal Rinascimento, ha toccato un tema di grande importanza: le ceramiche derutesi erano considerate nel mondo il top per qualità e immagine, al punto da essere considerate un elemento alternativo alle opere del Divin Pittore per quelle famiglie che erano meno facoltose e non potevano permettersi affreschi e dipinti. Questi elementi decorativi e quella tipologia di ceramica è andata, via via, diminuendo nei secoli, fino a non essere più prodotta. I pezzi pregiati presentati nella relazione da Busti con immagini di grande impatto visivo, si trovano oggi esposte nei Musei di tutto il mondo. Da questa analisi e relazione, nella chiosa conclusiva dell’incontro di Deruta, i relatori e Archimede Arte hanno invitato l’amministrazione comunale a creare nuovi stimoli in vista delle celebrazioni del cinquecentenario del Perugino, affinché gli artigiani derutesi della ceramica possano, con quelle stupende tecniche che hanno esaltato nel periodo del Rinascimento i prodotti di Deruta, riproporre le grandi ceramiche del passato con nuove raffigurazioni derivanti dalle opere di Pietro Vannucci.
I RELATORI
Ad introdurre e moderare la conferenza, che è stata preceduta da una visita guidata al Museo Regionale della Ceramica di Deruta, è stato Aldo Pascucci, vice presidente di Archimede Arte. A dare il loro autorevole contributo sono stati, oltre ai già citati Francesco Federico Mancini e Giulio Busti, anche Cristina Galassi, direttore Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università degli Studi di Perugia, che ha trattato il tema del legame del Perugino e le spoliazioni napoleoniche.