PERUGIA – “Trent’anni di Arte”: è questo il titolo della mostra personale di Nicoletta Tarli che sarà inaugurata sabato 7 dicembre presso l’ex Chiesa della Misericordia in via Oberdan 54 a Perugia. L’esposizione, che resterà aperta fino al 22 dicembre, sarà aperta tutti i giorni dalle 11 alle 19.
Molte sono state le recenzioni positive che questa artista perugina ha ricevuto nel corso della sua carriera. Il professore Giovanni Zavarella dice di lei: “Nicoletta Tarli persegue da circa tre decenni la bellezza e la operosità femminile. Con un fraseggio pittorico originale e una passione ininterrotta visualizza non solo atmosfere naturalistiche d’indubbio fascino agreste da cui insorge una diffusa malinconia, ma soprattutto donne contadine in atteggiamenti quotidiani, come api operose. Non di meno le sue donne, rari gli uomini, sono prevalentemente figurate in abbigliamento di contadine, infagottate a mo’ di mortificazione delle forme femminili e visualizzate, quasi sempre, dal di dietro, quasi come a voler negare al visitatore la espressione e la emotività del volto. Ma in verità il pensiero e le idee sulla condizione femminile nella società civile di ieri e di oggi, la Tarli lo rivela con discrezione ed originalità in quelle immagini femminili senza braccia, come a voler dimostrare una donna ferita e non compresa nella sua accezione di donna in cammino su strade che si perdono in immensi orizzonti. I suoi esiti artistici sono caratterizzati da distesi paesaggi fioriti e da un cielo immenso, segnato, a volte dal volo di uccelli lontani.
“La pittura di Nicoletta Tarli – prosegue Zavarella – che è e vuole essere la trasfigurazione artistica di ciò che entro e fuori urge la sua sensibilità femminile e la sua idealità d’amore alla vita, è malinconica ma mai disperata. Anche se nei suoi ultimi dipinti vi ha visualizzato automobili incidentate, come a voler suggerire all’osservatore l’idea di un cammino non lineare e purtroppo, punteggiato da incidenti di percorso. La Tarli è convinta che la vita è costellata di insidie. Non bisogna lasciarsi travolgere. E’ indispensabile rialzarsi e riprendere il cammino. La Tarli non pittura per l’evasione e l’effimero, ma per un bisogno, quasi fisico. Di sicuro la pittura per la Tarli è una vera terapia dell’anima. Nella pittura trova la sua libertà di donna. E’ un vera risorsa espressiva – conclude Giovanni Zavarella – per comunicare agli altri le proprie sensazioni, le proprie emozioni e le proprie riflessioni e per affermare: io ci sono”.