Perugia e i grand’angoli inconsueti di Franco Prevignano

PERUGIAFranco Prevignano vive  Perugia da quando era ragazzo ma è nato a Genova e questo non è un dettaglio.  Fateci caso: rispetto ai perugini doc, i forestieri mantengono uno sguardo d’incanto più vivo. Volendo buttarla in politica, un elettorato più audace premierebbe un requisito del genere, riconoscendo ai “non perugini” non solo la fascinazione ma anche la capacità di immaginare una città ancora più bella, cosa che riesce difficile agli assuefatti autoctoni. Chissà come sarebbe una città governata da non perugini?

Una divagazione suggerita dall’ennesimo omaggio fotografico di Franco Prevignano alla sua città di adozione. Nelle quasi duecento pagine patinate di “(Grand)àngoli e visioni”, per Futura Edizioni, c’è l’incanto ma c’è anche la voglia di stupire, di mostrare ai perugini una città “come non l’avete mai vista” (così recita il sottotitolo del volume). Una carrellata di scatti panoramici che riportano in una singola immagine quello che l’occhio umano non può fisicamente cogliere dal vivo, una stereofonia oculare che entusiasma chi quelle strade e quelle piazze le percorre ogni giorno e che, viste su carta, quasi stenta a riconoscerle, per bellezza, eleganza, maestosità.

Un volume da mostrare non solo agli amici forestieri ma anche agli stessi concittadini, perché non tutti gli angoli ripresi da Prevignano sono immediatamente leggibili ed è anche un bel perdersi nelle linee spesso trascurate, come quelle della scalinata di Palazzo dei Priori, tondeggiante come una fuoriserie di lusso, negli abbaglianti squarci di cielo dentro l’Arco di Agostino di Duccio, perfino nei giochi d’acqua davanti alla Stazione di Fontivegge.

Requisito onnipresente (e così diamo la mazzata definitiva al popolo perugino) il fatto che l’elemento umano sia di fatto assente in tutto il libro. “Io non ce l’ho affatto con i perugini, tutt’altro – dice Prevignano – ma questa città è talmente bella che preferisco immortalarla vestita solo delle sue pietre”.

Questa e molte altre osservazioni sono state espresse nella presentazione del libro alla Sala dei Notari, con l’autore, l’amico giornalista Lucio Biagioni (che ha firmato la gustosa introduzione al libro), il fotografo e autore Marco Nicolini e, naturalmente, l’assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Leonardo Varasano, compiaciuto dell’immagine che il volume di Prevignano offre ai lettori, cancellando di colpo quell’angoscia presente nella pandemia che rendeva le città non magicamente deserte ma sinistramente spettrali.

L’incontro di sabato scorso è stata anche un’occasione per toccare con mano l’estro di Prevignano, che oltre ai suoi precedenti volumi, a volte impegnati e impegnativi (come quelli sul carcere, su centro e periferia o sulla nuova area di Fontivegge, esposto alla Biennale di Venezia), ha saputo generare idee sanamente folli, come il gustosissimo e recente “Rock Faces”, immortalando 27 personaggi perugini vestiti da immaginarie rockstar, con tanto di copertina del disco e monografia inventata ma assolutamente verosimile, o l’ancora inedito “Bau bau”, una Perugia vista ad altezza cane, progetto nei cassetti di Fabio Versiglioni della Futura edizioni.

L’amore di Prevignano per la musica ha concluso l’incontro esprimendosi in modo ancora più lieve, con una serie di sonetti in dialetto, anche in questo caso inventati, un inedito grammelot perugino che il nostro autore coniò ai tempi del militare, anni prima del popolare Lonfo di Proietti e degli epigoni che ne sono seguiti.

Leonardo Malà

Redazione Vivo Umbria: