PERUGIA – Siamo solo quasi al termine del mese di settembre, ma già da ora non si prefigurano scenari attraenti per Umbria Jazz ad Orvieto. Per una serie di motivazioni che vanno dalla capienza delle tradizionali location, alla evoluzione del quadro epidemico del Covid, all’ingaggio degli artisti. Ne parliamo con il presidente della Fondazione Umbria Jazz, Gian Luca Laurenzi.
Umbria Jazz Winter, una situazione complessa per una serie di motivazioni molto articolate. Prima di tutto l’impossibilità di fruire di un’ampia gamma di location adeguate per un pubblico che ora con il Covid riduce ulteriormente le possibilità numeriche…
“Ha centrato perfettamente il problema, in questo momento fare previsioni future è come realizzare un 6 al Superenalotto, perché su come potrebbero andare le cose, una sorta di pronostico lo potremmo anche fare, però c’è sempre la speranza che è l’ultima a morire. All’esterno è tutto più facile, ma al chiuso tutto diventa più difficile. E se la situazione progredisce così, anche se in Italia c’è una situazione migliore degli altri Paesi, c’è da prendere atto di una lenta ripresa dei contagi”.
Al momento quindi non è possibile fare previsioni con certezza. Siamo al termine di settembre e Umbria Jazz Winter rimane sospeso a mezz’aria…
“Attualmente stiamo a guardare, siamo pronti perché comunque già contatti con diversi artisti li abbiamo, quel qualcosa che si potrebbe fare, già in mente lo abbiamo, però…
Artisti solo italiani come in Jazz in August o anche americani o stranieri?
“Anche questo per il momento rimane un’incognita. Perché ad esempio per la stagione del Jazz Club, artisti americani dovrebbero venire, venerdì annunceremo il programma. Però capisce che qui stiamo veramente navigando a vista settimana per settimana. E’ questo il problema più grosso”.
E’ vero che anche Eurochocolate sembra al momento bloccato, anche perché la situazione del Covid è peggiorata rispetto a Jazz in August, ma ad esempio, a Milano con il Jazzmi festival, il problema verrà superato. E’ già pronto il programma…
“Il problema è che ogni regione fa repubblica a sé stante, bisogna anche valutarne la sostenibilità economica, perché se io su una sala in cui vendevo duecento biglietti, ne posso ora vendere settanta, è chiaro che cambiano le prospettive”.
Quindi c’è da aspettare ancora che maturino gli eventi in vista del mese di dicembre…
“La nostra volontà è quella di fare Umbria Jazz Winter, ma attendiamo un’evoluzione della situazione Covid, nel frattempo svolgeremo incontri in Regione anche per confrontarci sulla situazione. Perché fare una cosa assolutamente per farla, mettendo a rischio la salute pubblica, come non l’abbiamo fatto la scorsa estate, non lo faremo quest’inverno. Quindi noi dobbiamo cercare di incastrare tre cose: la nostra volontà di fare Umbria Jazz Winter, la situazione oggettiva e il fatto di non volere mettere a rischio la salute pubblica”.
Il Comune di Orvieto sembra aver disposto un piano di finanziamento triennale che prevede stanziamenti per 90 mila euro ogni anno. Sarebbero sufficienti?
“E’ sicuramente un bell’impegno quello del Comune di Orvieto e diciamo anche che abbiamo svolto un duro lavoro di risanamento e quindi sotto il profilo finanziario generale, la situazione appare molto più rosea di quella di qualche mese fa. Il problema principale rimane quello della pandemia. In proposito penso che non terneremo più in lockdown, però se sarà una situazione in cui ci saranno due o tre o quattro zone rosse, penso che fare Umbria Jazz Winter non sarà il caso”.
Quindi al momento il quadro finanziario sembra abbastanza tranquillo?
“Diciamo che ci stiamo lavorando, però diciamo anche che abbiamo al riguardo un moderato ottimismo”.
Crede che per metà ottobre si saprà qualcosa di definitivo?
“Diciamo anche per la fine di ottobre. Diciamo che ad un mese e mezzo dall’inizio delle scuole e da tutti gli altri fattori che si riflettono sulla situazione Covid, avremo elementi maggiori per una valutazione definitiva. Ma già da ora possiamo dire che se sta avendo difficoltà Eurochocolate che si svolge all’aperto, figuriamoci una manifestazione al chiuso dei teatri”.