Per Pasquetta a Poggioprimocaso di Cascia con San Fortunato alle falde del monte Maggio
CASCIA – Altro itinerario di visita virtuale per questa Pasquetta e’ sempre orientato presso il territorio di Cascia, esattamente, su segnalazione del nostro amico Gianfranco Flammini di Cascia, questa volta andremo a scoprire le meraviglie, curiosità, la storia di Poggioprimocaso. Tra i tanti Poggi questo di Primocaso e’ il più suggestivo e singolare, sia per la sua posizione geografica sia per la salubrità dell’aria e attrattive artistiche.
La frazione e’ costituita da tre gruppi di case: Colle curioso, Spina Cresce e Piè della Villa, aggrappate ad un avanzo di torre alle falde di Monte Maggio.
A quota 929 metri sul livello del mare e’ situata la chiesa di San Fortunato edificata su una Curtis longobarda facente parte del Castaldato Pontano (come narra Tabarrini). Nel X secolo qui, fu un insiedamento monastico dipendente dall’abbazia di Farfa. I monaci vi si stanziarono nel 1121con l incarico di amministrare gli interessi, pregare, lavorare e sostenere la fede dei coloni. Nel corso degli anni, si arricchi di lasciti e donazioni fino ad assurgere a Priorato Benedettino. Le proprietà dei lasciti titolati a “Curtem de Primo Casu” sono documentati nel Regesto Farfense esattamente nei periodi 996, 1037, 1045, 1080. (Secondo gli scritti di Jacobilli), San Fortunato nel 1138 passò alle dipendenze della Abbazia di Sassivivo. Ma nel 1299 ci fu una contesa con l’abbazia di San Pietro in valle di Ferentillo. Il Priorato di Poggio era ghibellino e da parte dell’ Albornoz gli fu condonato molte malefatte. Il castello sorse nel X secolo nel periodo delle invasioni saracene. Fu occupato nel 1190 dal duca Corrado come tutti gli altri castelli della Valnerina; la torre e’ stata innalzata proprio in questo periodo. Questo castello ebbe sempre simpatie verso Spoleto invece che per Cascia. Nel 1527, Spoleto lo occupò e pose il podestà e due difensori eletti democraticamente dal consiglio generale. Così avvenne anche per altri castelli. Nel 1533 il papa Paolo III riconsegno tutti i castelli a Cascia ma Poggio non accettò, e quindi, fu assediato e devastato dalle truppe casciane. Il culto al Santo Fortunato titolare della chiesa fu portato dai monaci Olivetani di Foligno, quale protettore dei contadini. In origine era una piccola chiesa poco prima di raggiungere il castello. L’ edificio, romanico campestre, si presenta con la sua facciata a capanna, campaniletto a vela sul lato, una piccola abside a lisene, monofore strombate. Un tempo era munita da un portico e locali del vecchio monastero dapprima benedettino poi olivetano. Nel XIV secolo la chiesa subì un ampliamento a due navate con due crociere su due piloni centrali.
L’ interno ha l’arco trionfale gotico su capitelli Corinzi. Le pareti sono tutte ricoperte di affreschi di autori umbri, come gli Angelucci. Affreschi di varie epoche che vanno dal XV-XVI al XVII secolo. Questa e’ una delle chiese più singolari del comprensorio.
Qui e’ la tavola centinata di Cola dell’Amatrice raffigurante la Salita al Calvario di Gesu’ carico della Croce seguito da soldati e Pie donne, mentre sulla parete i Santi Rita e Bordone.
Il fatto prodigioso di Poggio fu la cessazione della peste nel 1639 con l’ arrivo della reliquia di San Fortunato portata da Sisino Poli immortalato in un dipinto del 1654. Nel 1648 passo San Giuseppe da Copertino diretto a Cascia per effettuare un esorcismo. Qui nella chiesa di San Fortunato ebbe l’estasi. (A lui in questo soggiorno, sono attribuiti alcuni fatti curiosi e singolari).
Nel sottarco alcuni affreschi, in medaglioni, raffigurano Santi e Sante, le Virtù Teologali e gli stemmi della famiglia Poli e Antonelli. Di Poggioprimocaso, infatti, era la famiglia Antonelli. Oriundi di Napoli nel 1432. Discendevano dai Polderici. A Poggioprimocaso il capostipite fu Matteo, fuggito da Napoli perché era Ghibellino. Suo padre era stato Antonello mentre sua madre una nobildonna Bianca Caietani. Sua moglie Rita Cefaloni. Fu lui che a Poggio si attrezzo per fortificare il castello. Suo figlio Bernardino I fu podestà di Terni e sposo nel 1485 la nobildonna guelfa Doralice De Domo di Spoleto. Dal matrimonio nacquero tre figli: Alfonso, Salvatore e Cesare che nel 1515 furono fautori della rivolta contro Spoleto.
Una famiglia che si contraddistinse in varie imprese belliche, nella politica e nell’amministrazione pubblica. Come Antonello III, fu capitano della Repubblica di Venezia, combatté contro i turchi a Lepanto. Sposo’ la nobile veneziana Caterina Delfini figlia del senatore Iseppe. Restauro la cappella gentilizia di San Rocco e San Fortunato. Ebbe quattro figli: Salvatore, Antonio, Angelo, Valentino. Nel 1677 furono annoverati nella nobiltà di Terni. La loro arme: due leoni rampanti reggenti un vaso di fiori. Per quanto piccolo Poggioprimocaso Ha una grande storia da far invidia a tante realtà blasonate del territorio
Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.