FERENTILLO – Con questa opera che presentiamo a voi appassionati di Storia e di Arte dell’Umbria meridionale, concludiamo il ciclo di opere in affresco all’interno dei nicchioni alla Chiesa Collegiata di Santa Maria a Matterella di Ferentillo.
Jacopo Siculo che ci ha meravigliato in questa navata con l’affresco del Sant’Antonio Abate, torna con una ennesima opera compiuta sempre nello stesso anno. Dal suo testamento redatto in Rieti dai protocolli del Notaio Alessandro Peratti de’ Cavalli il 29 dicembre del 1543, si parla di un credito di 8 scudi avanzato dall’artista nei confronti del rettore dell’abadia di Ferentillo certo Domenico Florentelli che, come afferma il Brunelli (1908), probabilmente imputato all’esecuzione di questo affresco. Ma andiamo a scoprire e ammirare il fascino di queste cinque Sante fanciulle martiri.
Il dipinto e collocato nella terza nicchia della navata di destra. Sulla parasta la dedica dell’ altare S.D. CATHARINAE V. M. Le cinque figure di Sante Vergini Martiri, sono rappresentate in successione a figura intera e recano tutte l’attributo del proprio martirio: (da sinistra a destra), Lucia con la palma e la patera con gli occhi, Agata la palma e la patera con i seni, Caterina da Alessandria si poggia con la mano destra alla spada e con il braccio sinistro sulla ruota dentata, Barbara sorregge una torre merlata, Apollonia con in mano una tenaglia stringente un dente.
Ansano Fabbi (1976) afferma: “intensa e dignitosa e’ l’espressione dei volti, dovizioso l’ornato degli abiti eleganti”. Sullo sfondo un paesaggio umbro e, forse, tra le Sante Caterina e Barbara e’ riprodotta la cascata delle “due rocche” con il ponte, situata presso la cittadina di Corleone (nostalgia dell’artista per la sua terra). Nella calotta, al centro, sopra una nube e’ seduto l’ Onnipotente benedicente , sotto una coppia di angeli in volo sorregge un ostensorio. “straordinaria eleganza formale divide la scena terrestre da quella celeste” (A.G.Marchese).
L’ intradosso dell’arco, decorato con grottesche, reca su una tabella della candelabra di sinistra la data M.D.XXXXIII mentre su quella di destra e’ scritto DEI I OCTOBRIS. La cappella era di iuspatronato della famiglia Cybo con il suo scudo inquartato (A.Fabbi lesse lo stemma 1976): nel primo e quarto l’arma dei Cybo; dal capo alla Croce patente e della campagna alla banda scaccata. Nel terzo dei medici. Fu il Guardabassi che segnalo’ “le cinque meravigliose figure di Sante” ma non attribuisce al Siculo l’opera. Le prime attribuzioni si hanno nel 1908 dal Cavalcaselle e Crowe. Infatti nelle loro relazioni tengono a sottolineare come le figure delle Sante Vergini siano “tutte lunghe e sparute”. Dal Brunelli viene attribuito a Jacopo Siculo.
“Queste figure, (afferma Scaturro), in questo affresco, mostrano influssi del Raffaello e dello Spagna insieme. Sarebbero infatti “una limpida prova della prolungata stagione umbra del Siculo” (Bruno Toscano1964). Ferentillo ha tributato un grande omaggio a questo artista siciliano con un gemellaggio culturale svoltosi come prima volta nel 1997 con la visita a Giuliana di Palermo di una delegazione di Ferentillo, successivamente con l’ufficializzazione svoltasi il 26 agosto del 2006. In quella occasione alla presenza di una folta delegazione con in testa il Sindaco di Giuliana fu inaugurata e dedicata a Jacopo Siculo la piazzetta della frazione di San Mamiliano dove, nella chiesa di San Biagio, l’artista siciliano eseguì nel 1538 la pala di altare con lunetta e predella raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra Santi.