PERUGIA – Di tutto, di più. E’ generosa passione che deborda dallo spartito e dai suoi esecutori per diventare una appassionata, divertita e divertente particolarissima piéce musical-teatrale alla quale, onestamente, siamo poco abituati ma che a suo modo rinverdisce i fasti del Derby di Milano e degli straordinari interpreti di un periodo culturalmente e artisticamente fertile.
Paolo Belli è di fatto un show man atipico, nel senso che nella vita scrive e compone musica ma che la vita ha portato, per una predisposizione naturale, a esercitare un magnetismo unico nei confronti del pubblico. Lui sa dove andare a parare. Sa che a quel punto la gente applaudirà, partecipe; che si metterà a cantare “Sotto questo cielo”, “Che sarà”, le hit di Carosone. E che un certo tipo di pubblico potrebbe alzarsi in piedi, sorta di standing ovation alla premio Oscar, ma molto più genuina. Ed è uno sincero, Paolo Belli. Consapevole dei suoi immensi pregi e di qualche suo comprensibile limite. Che, di questi tempi, non è cosa da poco. Proprio su queste colonne, nell’intervista che ci ha concesso qualche giorno fa, disse che da solo non sarebbe arrivato a fare e a dare ciò che ha messo in scena e ha dato. Lo aveva intuito e suggerito opportunamwnte Di Risio osservando come stava sul palco la band. Ci volevano consonanze, molto vicine all’amicizia riteniamo noi, grazie alle quali i musicisti sarebbero spontaneamente diventati attori. E viceversa. Vero. Verissimo. E meritano il proscenio: alla batteria c’è Mauro Parma, mantovano che vive a Peschiera del Garda e che ha un ruolo molto importante a “Ballando con le stelle” perché ha un microfono che è collegato a tutti i musicisti con i quali dirige l’orchestra dal vivo.
Paolo Varoli, mantovano anche lui, è una sorta di produttore di Paolo Belli, vicino di casa, con tanto di studio di registrazione: assieme scrivono molti dei pezzi del repertorio. ln scena è il Gelido, il finto e divertentissimo sordo chitarrista.
Poi Gaetano Puzziotello, lucano trasferito a Milano, contrabbassista e bassista “pazzesco”. Gabriele Costantini da Gualdo Tadino, sassofonista, allievo di Ramberto Ciammarughi, impegnato nell’insegnamento scolastico, è l’irresistibile e esilarante Pedro, di fatto personaggio centrale nello spettacolo per il suo eclettismo. Enzo Proietti piano, fisarmonica diplomato in clarino, orecchio assoluto, è punto di riferimento per l’orchestra. Juan Albelo Zamora è scappato da Cuba ed è stato ospitato da Franco Califano: ha suonato con Pino Daniele, Bocelli, straordinario polistrumentista. Peppe Stefanelli, da Berna, origini salentine, perugino di adozione, è più che un percussionista: è l’interlocutore principe di Paolo Belli in scena.
Al termine dello spettacolo, ci hanno detto, Belli si è commosso: per lui il Morlacchi è il tempio di Uj, esserci salito gli ha fatto battere forte il cuore. Lo ha calcato con pieno merito. Patrizia Marcagnani con il suo Moon in june ha intuito ciò che è stato. Il palato raffinato del Morlacchi ha pienamente colto il gusto. E risposto all’appuntamento con insolito calore. Il passa parola, come ama si faccia dei suoi spettacoli Belli, farà il resto. A presto, dunque.