UMBRIA – Giugno è il mese del Pride: il mese in cui si celebrano la visibilità e l’orgoglio della comunità LGBTI+. Una ricorrenza internazionale che vuole sottolineare l’importanza della lotta per i diritti e l’inclusione di chi si riconosce come gay, lesbica, bisessuale, trans e intersex. Il Pride Month è nato dai moti di Stonewall del 1969, quando tra il 27 e il 28 giugno la polizia irruppe con violenza nell’unico locale gay del Village a New York, lo Stonewall Inn appunto. La comunità rispose con forza, per la prima volta affermando pubblicamente e rivendicando la propria identità. A oggi, sul fronte dei diritti e del riconoscimento molto resta ancora da fare, in un momento storico in cui l’atteggiamento delle istituzioni continua ancora a essere spesso ambivalente o oppositivo.
Ne parliamo con Pietro Diana, tesoriere di Omphalos Perugia e con Rob Mencaroni, volontario del Pride.
Giugno è il mese del Pride, l’Umbria come lo sta celebrando?
Con una serie di eventi di avvicinamento al Pride, eventi che riguardano l’intersezionalità delle donne, passando per le battaglie per i diritti, toccando anche temi come l’anti specismo e l’anti abilismo, anche attraverso eventi ludici – come aperitivi, stand up comedy, la notte arcobaleno del 23 giugno – fino ad arrivare alla marcia del Pride che ci sarà il 24 giugno con ritrovo all’arco etrusco a Piazza Grimana.
Finora che riscontro state avendo con queste iniziative?
Il riscontro è tendenzialmente molto positivo. Abbiamo ricevuto diverse donazioni da privati e sponsorizzazioni da attività commerciali per sostenere il Pride. Abbiamo visto tante e tanti giovani volenterosi e desiderosi di arrivare a manifestare insieme a noi il 24 giugno in piazza. Ci sono stati dei detrattori, che non mancano mai. I manifesti che abbiamo affisso per la campagna non hanno resistito 24 ore, sono stati strappati subito – come anche gli anni precedenti – ma a noi non importa. Significa soltanto che c’è veramente tanto bisogno di Pride. Per ognuno che si prende la briga di strappare il manifesto ce ne sono almeno dieci pronti a manifestare con noi per una comunità che ha bisogno di essere fiera.
Che cosa vuol dire celebrare il Pride Month?
Vuol dire essere orgogliosamente dalla parte dei diritti di tutte e tutti, dalla parte delle persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato alla nascita, dalla parte delle persone che hanno il desiderio di sposarsi legalmente con la persona che amano, dalla parte dei bambini e delle bambine che hanno diritto ad avere i genitori che li hanno cresciuti e amati, senza che si vedano non riconosciuto uno dei due genitori da un giorno all’altro. Celebrare il mese del Pride significa celebrare i diritti delle persone, non soltanto il mese di giugno ma tutto l’anno.
Che riscontro state avendo dalla parte delle istituzioni? Quest’anno c’è stato anche il caso del Roma Pride a cui la Regione Lazio ha revocato il patrocinio.
Noi quest’anno il patrocinio non l’abbiamo chiesto, l’anno scorso ci era stato dato dalla Regione ma non dal Comune di Perugia. C’erano state molte polemiche con l’allora senatore Pillon che aveva rimproverato la presidente Tesei di averci concesso il patrocinio. Non ci interessa rientrare nelle dinamiche politiche di una destra becera che cerca voti e non è interessata al tema.
Chi si rivolge a Omphalos e perché?
Noi dal 2022 abbiamo attivo un centro anti discriminazioni con cui abbiamo messo a sistema tutti i servizi che già offrivamo sul territorio su base volontaria. Abbiamo un testing point per eseguire in modo rapido, anonimo e gratuito il test per l’hiv. La risposta arriva in venti minuti e c’è il servizio di counseling con un medico specializzato. Abbiamo un servizio di consulenza psicologica che mette a disposizione incontri gratuiti per persone che abbiano esigenza di parlare con un professionista per tutto ciò che riguarda l’orientamento sessuale, l’accettazione, l’identità di genere, il coming out per sé stessi ma anche per i loro prossimi. È capitato anche che venissero dei genitori che hanno intrapreso il percorso psicologico per affrontare al meglio il coming out del figlio o della figlia. Abbiamo un servizio di consulenza legale per orientarsi nelle numerose leggi riguardo a temi come le unioni civili o le vere e proprie discriminazioni. C’è un servizio di orientamento al lavoro e lo sportello Women4Women dedicato specificatamente alla violenza di genere all’interno delle relazioni fra donne, che è fra i pochissimi in Italia. Perché la violenza di genere non è un fenomeno esclusivamente uomo – donna.
In generale qual è la vostra sensazione rispetto alla tutela dei diritti della comunità LGBTI+ in Umbria?
C’è pochissima tutela, l’Italia su questo fronte è il fanalino di coda dell’Europa e l’Umbria non fa eccezione. Mancano gli strumenti da parte degli operatori giuridici, sanitari, da parte degli insegnanti, dei dirigenti scolastici. I giovani di oggi si vedono ostacolata la possibilità di accedere alle informazioni perché c’è chi lo impedisce attraverso gli spauracchi della teoria del gender.
Cosa potremmo fare per migliorare questa situazione?
Manifestare, venire al Pride è libertà e celebrazione ma è anche numericamente indicativo far vedere alla cittadinanza quante persone sono dalla parte dei diritti. La politica potrà essersi ormai abituata alle manifestazioni di piazza ma per la società civile vedere che ci sono diecimila persone in una città come Perugia, in una regione tendenzialmente piccola come l’Umbria, è fondamentale.
Al Roma Pride dello scorso 10 giugno la Questura aveva stimato 40 mila partecipanti. Gli organizzatori un milione. La verità è che, mai come nel 2023, la Capitale ha avuto un Pride così partecipato.
Quest’anno il Pride dell’Umbria aprirà con lo striscione delle famiglie arcobaleno. Buona marcia a tutte e a tutti.
Il video e tutte le foto, tranne la prima che è del Pride di Perugia, sono del Roma Pride del 10 giugno 2023.