L’ altare della famiglia Mancinelli nella chiesa di Sant’Antonio a Monterivoso e’ un lascito che risale ai primi del XVII secolo. Situato sul lato sinistro di chi entra all’ edificio a tutt’oggi e’ custodito dalla famiglia di Filippo Mancinelli. Tra stucchi e decorazioni classiche la pala di altare e un dipinto su tela e risale alla seconda metà del XVIII secolo e raffigura la Madonna di Loreto con i Santi Francesco e Stefano.
Autore dell’opera e’ Nicola De Amicis appartenente ad una cerchia di artisti marchigiani di raffinata e comprovata bravura. La tela si mostra in bella vista, in primo piano San Francesco e Santo Stefano; al centro su un ripiano, di finto altare la Madonna di Loreto con ai lati angeli oranti che sorreggono ceri. Sia San Francesco che il protomartire sono inginocchiati e portano le mani al petto; in basso, a terra, vicino a Santo Stefano, sono dipinte tre pietre simbolo del martirio. Il francescano individuato come un San Francesco, in realtà potrebbe essere il Venerabile Francesco Romanelli da Precetto. La simbologia raffigurata mostra un francescano assai anziano (capelli e barba lunga e incolta) e in terra il bastone. Elementi comuni che individuano probabilmente il frate ferentillese. Sotto la Madonna, un cartiglio con la scritta della commissione Angelo Mancinelli e l’ autore del dipinto Nicolao de Amicis maceratense 1722; autore che firma nello stesso anno anche lo stendardo bifacciale presso la chiesa di Santo Stefano a Precetto commissionato dal camerario Sante Pescetelli. Quindi il De Amicis realizzo in quel periodo di soggiorno ferentillese i due dipinti con soggetti estratti dalla devozione popolare. AGNERILLO MANCINELLI commissiona all’artista l’opera essendo anche i suoi avi originari delle Marche. Sia il dipinto a Sant’Antonio di Monterivoso che l’altro dello stendardo a Santo Stefano di Precetto risentono lo stile (linee, colore, volumi e resa) settecentesco di altri lavori resi su tela presenti in altre chiese del territorio umbro e valnerina a confine tra Abruzzo, alto Lazio e Marche. Influenze che vedono lo stile inconfondibile della prolungata stagione marattesca.