Nicola Mariuccini e i tanti perché del suo “Avrai vent’anni tutta la vita” portato a teatro

Nicola Mariuccini

PERUGIA  – Stasera, 16 febbraio, alle ore 18 seconda data perugina al Teatro Zenith dello spettacolo “Avrai vent’anni tutta la vita”. L’occasione giusta per un’intervista con l’autore del libro e della trasposizione drammaturgica per la messinscena: Nicola Mariuccini.

L’idea di questa storia come le è venuta e quanto ha inciso nella stesura il suo vissuto politico?

“Mi fu chiesto da un amico di leggere il diario di Luigino in cui aveva raccolto il vissuto del suo calvario giudiziario. Lo lessi con attenzione ma senza sulle prime immaginare cosa altro poter scrivere in aggiunta. Solo poi, confrontandomi con amici peraltro citati nel diario di Luigino ho capito che il movente politico che aveva spinto Luigino nella trappola in cui l’avevano incastrato erano di natura passionale. Una storia d’amore, di illusione e passioni tradite sia politiche che amorose. Da questo nuovo punto di vista lo studio delle carte processuali e l’approfondimento storico che ho effettuato hanno prodotto in me una tensione emotiva che mi ha sostenuto per tutta la stesura del romanzo e che è rimasta inalterata anche in questa esperienza teatrale in cui mi è stato chiesto di curare la drammaturgia dello spettacolo. Il mio vissuto politico non credo abbia inciso se non per la passione alle vicende storico politiche. Quello di papà invece ha inciso in maniera determinate essendo stato un dirigente de Il Manifesto e di Democrazia Proletaria”.

Luigino pare una figura sospesa tra cronaca e amore. Alla fine resta ferito mortalmente da entrambe. Che tipo di riabilitazione è stata, dunque, e come lui l’ha vissuta?

“La passione politica e erotica, il fascino esercitato da una donna bella e brillante, acuta e decisa sommati al credo ideologico e dall’illusione che si fosse a un bivio della storia hanno probabilmente creato in Luigino una attrazione per lui, per la sua cultura di uomo e di intellettuale, irresistibile. Nello spettacolo, ancor più che nel libro si chiarisce che il bivio della storia ci fu ma non nel segno immaginato e auspicato dai giovani rivoluzionari bensì nella virata populista del cosiddetto edonismo reaganiano che in Italia venne interpretato dall’avvento delle televisioni private. Il colore del benessere improvvisamente e potentemente contrapposto al bianco e nero del conflitto politico e sociale”.

Anni di piombo. Tanti interrogativi ancora aperti per la stessa generazione che ha vissuto quegli eventi. Cosa questo lavoro è destinato a  lasciare alla generazione contemporanea, alla generazione “Z”?

“La tensione della ricerca della verità, per come l’ha definita recentemente  il Presidente Mattarella. Capire quel che davvero è successo in quegli anni, come si è arrivati a fermare il compromesso storico, gli interessi internazionali, il ruolo dei servizi segreti che hanno manipolato i fatti e depistato le indagini creando un vero e proprio baratro fra la verità storica, dei fatti e la verità giudiziaria. Luigino a un certo punto si chiede, nel suo percorso di ricostruzione dell’accaduto: ‘perché stamattina mi è dato di incontrare tutta questa verità?‘. ‘Perché è giusto, perché è ora’ risponde il suo giudice. La risposta interroga le generazioni a venire”.

La rilettura teatrale, alla quale peraltro anche lei ha partecipato come drammaturgo, l’ha soddisfatta?

“Sì, molto. Il lavoro compiuto dalla regia di Francesco Bolo Rossini e da Samuele Chiovoloni è riuscito a centrare secondo me l’obiettivo di trasportare nello spazio teatrale un testo che di certo era già di per sé predisposto ma forse proprio per questo nascondeva insidie. Ancorché in forma di serrato dialogo quella del romanzo è pur sempre una pagina letteraria, si incarica cioè di fornire al lettore dei tratti di riferimento dei personaggi e dell’ambientazione che a teatro finirebbero per essere ridondanti e fastidiosi se non ricondotti al minimo efficace della parola attiva. La versatilità di Rossini e di Daphne Morelli che interpretano più personaggi dell’immaginario di Luigino e la capacità di Thomas Trabacchi di calarsi nelle vesti di Luigino nella dimensione frastornata e infastidita prima che si trasforma in consapevolezza distaccata e anche serena del finale mi rappresenta molto come autore”.

Che effetto fa sentire le sue parole scritte, recitate?

“Non è la prima volta che mi succede ma l’effetto non è sempre uguale. In questo spettacolo le parole mi ritornano addosso come a voler recuperare l’immagine primigenia che le aveva generate. Quel che ho visto quando ho scritto e quel che vedo mentre assisto allo spettacolo si intersecano in un intreccio emotivo molto bello devo dire”.

C’è un altro “Luigino” che le piacerebbe indagare?

“Ho cercato di restituire a Luigino l’onore tradito  dei suoi ideali e delle sue passioni di uomo. Ricordandolo non solo in quanto vittima di una giustizia sbagliata, cinica e insieme approssimativa, ma anche quello di intellettuale e dirigente politico e sindacale. Un uomo che in vita ha sofferto tanto poteva e doveva aspirare a essere con la sua storia un grimaldello capace di aprire le porte della verità. Ho scavato a fondo dentro di lui, ho trovato tanto. Io mi fermo qui”.

Il complimento che più ha gradito?

Un amico mi ha sussurrato all’orecchio: “Sono molto scosso. Tutta questa verità, tutta questa poesia”.

Quello che più temeva o…teme ancora?

“Abbiamo cercato di presentare una verità a teatro laddove la televisione aveva fallito. Pensiamo che portarla vicino alle persone possa coinvolgere e stimolare le coscienze in maniera più diretta ed efficace. La macchina della distrazione di massa è sempre accesa e operativa però speriamo di restare accesi”.

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L’ingresso allo spettacolo è gratuito.

Prenotazioni: avraiventannituttalavita@gmail.com

L’accesso al teatro è regolamentato dalla normativa vigente in materia anti Covid.

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.