Neri Marcorè a Suoni Controvento: affetto per la musica e sana ironia conquistano il pubblico

MONTEFALCO Neri Marcorè non delude il suo pubblico e regala oltre due ore di concerto chiudendo con semplicità ma con eleganza la quarta edizione di “Suoni Controvento”, festival di arti performative promosso da Associazione Umbra della Canzone e della Musica d’Autore. L’ultima esibizione, infatti, si è tenuta domenica pomeriggio nella splendida cornice dei vigneti della Cantina Arnaldo Caprai di Montefalco. Il pubblico, circa 200 i presenti, ha potuto assistere ad un duplice spettacolo: quello offerto dall’artista e quello del panorama mozzafiato, soprattutto durante il tramonto.

Il concerto, intitolato “Le mie canzoni altrui”, ha visto salire sul palco Neri Marcorè (voce e chitarra) accompagnato da Domenico Mariorenzi (chitarra, pianoforte e bouzouki) e si è diviso in due principali filoni. La prima parte è stata dedicata al tema dell’immigrazione con l’artista marchigiano che ha eseguito “Ho sognato una strada” di Ivano Fossati, “Le navi” di Daniele Silvestri, “L’abbigliamento del fuochista” di Francesco De Gregori, “Italiani d’Argentina” di Ivano Fossati, “Fiume Sand Creek” di Fabrizio De Andrè e “Barcarola albanese” di Samuele Bersani. Ha poi continuato il suo omaggio ai grandi della canzone d’autore con “Nina” di Mario Castelnuovo, “Monna Lisa” e “140 kmh” di Ivan Graziani.

La seconda parte del concerto si è incentrata soprattutto nelle canzoni di uno dei più grandi poeti e cantautori italiani: Fabrizio De Andrè, a cui Marcorè ha dedicato nel 2019 anche un fortunato tour intitolato “Come una specie di sorriso – Omaggio a Fabrizio De André”, ideato in occasione dei 20 anni dalla scomparsa dell’artista genovese. Spazio, quindi, alla malinconica “Rimini”, a “Verranno a chiederci del nostro amore” (canzone dedicata alla sua prima moglie, la madre del figlio Cristiano, prima della separazione) ed al dialetto con “Crêuza de mä”, singolo che, come tutto l’album a cui dà il nome, è interamente cantato in genovese (il disco, pubblicato nel 1984, è stato considerato dalla critica come una delle pietre miliari della musica degli anni ottanta e, in generale, della musica etnica tutta. David Byrne ha dichiarato alla rivista “Rolling Stone” che “Crêuza de mä” è uno dei dieci album più importanti della scena musicale internazionale degli anni ottanta mentre la rivista “Musica & Dischi” lo ha eletto il migliore del decennio. Inoltre, è nella posizione numero 4 della classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre, secondo Rolling Stone Italia). E poi ancora con “Mègu Megùn”, brano tutto in lingua genovese il cui titolo può essere tradotto in “medico medicone” e che consiste nella lamentela di un malato immaginario contro il suo dottore, colpevole di volerlo far alzare dal letto.

Neri Marcorè – a cui piace eseguire le canzoni meno conosciute ma ricercate dei vari cantautori – ha poi cantato “Le storie di ieri”, un brano del 1974 scritto da Francesco De Gregori in collaborazione con Fabrizio De André. Da quel sodalizio scaturirono altre canzoni, poi interpretate da entrambi i cantautori.
Spazio anche a “Il cuoco di Salò” e alla famosissima “Il bandito ed il campione” (canzone che nasce da una vicenda che ha per protagonisti il ciclista Costante Girardengo ed il bandito anarchico Sante Pollastri), entrambe di Francesco De Gregori.

Neanche il buio ha fatto demordere il pubblico presente che ha chiesto anche il bis con Neri Marcorè che ha cantato “Anche per te” di Lucio Battisti (scritta insieme a Mogol) e che ha chiuso con un messaggio di positività eseguendo “C’è tempo” di Ivano Fossati. Il cantautore genovese, infatti, nel brano parla di una speranza che costa fatica guadagnarsela, costruirla (“C’è un tempo bellissimo tutto sudato“), che ti coglie alla sprovvista (“che buffi saremo se non ci avranno nemmeno avvisato“), ma che ci accomuna tutti in questo cammino che chiamiamo vita, un cammino che ha più senso se percorso insieme (“un tempo in cui mi vedrai accanto a te nuovamente, mano alla mano”).
Il concerto di Neri Marcorè è stato un vero e proprio omaggio ai grandi della canzone d’autore interpretandolo con affetto e personalità, senza far mancare al pubblico la sua ironia, il suo umorismo leggero ed elegante. Uno spettacolo assolutamente da vedere e da assaporare fino alla fine, soprattutto per gli amanti della musica italiana.

Luana Pioppi: