PERUGIA – Tra dipinti e disegni, sono una ventina le opere dell’artista perugino Umberto Gualaccini donate dagli eredi all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”. Un gesto che la signora Anna Maria Gualaccini Spadolini si è impegnata a predisporre con un legato testamentario mediante il quale verranno assegnate all’antica istituzione le opere già selezionate, e che è stato suggellato da una calorosa presentazione che si è tenuta giovedì 21 novembre nell’aula dell’“Ercole Farnese”. Dopo i saluti del presidente e del direttore dell’Accademia, rispettivamente Mario Rampini e Emidio De Albentiis, ad introdurre i lavori è stato il Conservatore dei beni, Giovanni Manuali, grato di poter aggiungere al patrimonio dell’Accademia altre opere di artisti perugini che si formarono nella nostra istituzione: un gesto spontaneo che arricchisce la conoscenza, assieme al vasto repertorio di opere presente in famiglia, di un abilissimo artista e disegnatore, non molto ricordato e citato.
Umberto Gualaccini nasce a Perugia nel 1863. Giovanissimo si iscrive all’Accademia, che frequenta nel decennio 1875-1885 sotto la guida di Silvestro Valeri e Francesco Moretti, distinguendosi sin dagli esordi con la vincita del primo premio nella classe di ornato e in quella di architettura.
L’importante legato testamentario offre l’occasione di riportare alla conoscenza del pubblico e all’attenzione della critica l’interessante profilo di un artista perugino che, nonostante il successo riscosso in vita, è sinora stato scarsamente oggetto di organici ed esaustivi approfondimenti di carattere storico-artistico. È stata così assegnata ad Irene Panfili, storica dell’arte, una borsa di studio messa a disposizione dal Lions Club Perugia Centenario (presente il presidente Ezio Vescovi), per redigere uno studio approfondito e mirato sulla figura dell’artista. “Già nel testamento, mio zio, che era nipote di Umberto Gualaccini – ha spiegato Riccardo Spadolini – aveva espresso la volontà di fare una donazione all’Accademia di una quota rappresentativa dei quadri del nonno, per onorare la sua memoria. Ora, grazie alla borsa di studio messa a disposizione dal Club, intitolata a Corrado Costantini, socio fondatore dello stesso Club, venuto a mancare lo scorso anno, persona sempre amante dell’arte e della cultura, sarà portata avanti una ricerca storica sull’artista, alla quale si auspica faccia seguito una pubblicazione”. Uno studio, il cui “obiettivo primario – ha sottolineato Irene Panfili – è quello di ricostruire con maggior accuratezza il percorso formativo e professionale di Umberto Gualaccini alla luce delle fonti documentarie conservate negli archivi accademici e di famiglia, in modo da inquadrare coerentemente l’ampio catalogo a sua firma a oggi noto. Si andranno quindi a evidenziare le specificità della produzione gualacciniana nel contesto perugino compreso fra la fin de siécle e le due guerre, così che la città possa aggiungere un nuovo tassello al quadro conoscitivo della propria identità artistica e incrementare conseguentemente la consapevolezza della propria dignità storica”.
Biografia
Umberto Gualaccini nasce a Perugia nel 1863 e, giovanissimo, si iscrive alla locale Accademia di Belle Arti, che frequenta nel decennio 1875-1885 sotto la guida di Silvestro Valeri e Francesco Moretti, distinguendosi sin dagli esordi con la vincita del primo premio nella classe di ornato e in quella di architettura. Esemplare congedo da una formazione accademica costellata di riconoscimenti è nel 1885 il conseguimento da parte di Umberto della medaglia d’oro con lode speciale alla premiazione triennale della scuola di pittura, con il dipinto Il patriota Francesco Guardabassi prigioniero politico riceve la visita della moglie e dei figli nel Forte di Civita Castellana (oggi nella collezione degli eredi Guardabassi). Il trofeo vale all’artista anche una borsa di studio per un periodo di perfezionamento a Roma, durante il quale collabora con il collega e concittadino Annibale Brugnoli (1843-1915) nella realizzazione di alcune fra le grandi imprese murali, su tutte quella di Palazzo Bocconi, che andranno a ridisegnare il profilo e il gusto dell’Urbe in epoca post-unitaria e umbertina. Il sodalizio fra Umberto e Annibale non si esaurisce con il rientro dei due a Perugia, che li vede infatti impegnati fra il 1887 e il 1897 nell’esecuzione dei vasti cicli decorativi di Villa Fani e di Palazzo Graziani al Corso. Ormai ampiamente specializzatosi nella pittura murale, Gualaccini ottiene numerose commissioni che ne accrescono mano a mano la celebrità, di pari passo con la generale ripresa del gusto per la decorazione d’interni con cicli a soggetto storico e mitologico: suoi progetti si ammirano, fra gli altri, in Palazzo Danzetta, in Palazzo Cesaroni e in Palazzo Servadio, a Villa Valigi a San Mariano e nel Castello Gallenga-Stuart in località Mandoleto, ed ancora a Passignano in Villa Friggeri e a Bevagna in Villa Brunamonti. Alla committenza laica si affianca inoltre quella religiosa, in particolare con gli interventi dell’artista nella chiesa di Monteripido e nel santuario di Montemelino (Magione). Sul finire del XIX secolo, Umberto è oggetto di importanti attestazioni di stima da parte dell’Accademia, come testimoniano la nomina ad accademico di merito nel ’94 e il suo ingresso nel Consiglio accademico nel ’97. Morirà a Perugia nel 1937. È in particolare nella produzione su tela che emerge la progressione dello stile del pittore dagli ottocenteschi moduli post-romantici di forte rimembranza purista, ancora strettamente legati all’impronta accademica (Il Beato Angelico mentre dipinge il polittico di San Domenico, 1882, Perugia, MusA, Inv. n. 82), alle più mature sperimentazioni sulla sintesi atmosferico-cromatica delle forma e della materia pittorica, frutto tanto dell’approfondimento della lezione impressionista quanto di rimembranze toscane vicine agli enunciati leghiani della macchia (Ritratto di Giselda Betti, 1899, Roma, Coll. privata; Nebbia e Ritratto, 1900, Roma, Collezione privata). Esperto disegnatore, Gualaccini opera felicemente sia nell’estrema analisi, con una perizia esecutiva che sfiora la parvenza fotografica (Veduta di Piazza IV Novembre da Corso Vannucci, Perugia, Coll. privata; Studio di busto maschile, Perugia, Coll. privata), sia nei più sintetici studi di figura, spesso ottenuti con la fissazione di poche linee dinamiche fatte vibrare da netti tocchi luministici (Studio di figure femminili, Perugia, Coll. privata).
Proprio nell’opera grafica si danno, non a caso, i più rilevanti esempi del genere d’eccellenza del pittore, quello ritrattistico, contrassegnato da una fine capacità di lettura e resa del sostrato psicologico del soggetto raffigurato – capacità del resto enunciata già nella prova giovanile dell’Autoritratto per l’Accademia perugina (1882, Perugia, MusA, Inv. n. 81). Solo due pubblicazioni sono per ora state dedicate all’artista: la prima, di corredo alla retrospettiva allestita alla Sala dei Notari nel 1965; la seconda, una monografia edita nel 1988 a cura di Mauro Bocci. Entrambi i lavori citati, tuttavia, non tracciano un esauriente profilo del pittore dal punto di vista biografico e si limitano a una (comunque fondamentale) ricognizione del suo corpus produttivo, senza dedicarsi all’analisi sistematica delle opere presentate.