PERUGIA – Al Fuseum, il parco museo situato sulla collina di Monte Malbe creato tra il 1960 e il 1980 dall’artista Brajo Fuso, si respira aria nuova.
Dopo un articolato lavoro durato sette mesi, si è svolto ieri 7 luglio l’incontro di presentazione del progetto “Fuseum Digital Experience”, un progetto portato avanti dall’agenzia di comunicazione Mecenauta e finanziato dal bando POR FESR Regione Umbria 2014-2020 per valorizzare al massimo questo luogo d’arte attraverso l’uso delle nuove tecnologie.
Presenti all’incontro per illustrarne caratteristiche e contenuti: Gianmaria Fontana di Sacculmino, direttore del Fuseum, Matteo Piselli fondatore e titolare di Mecenauta e Andrea Baffoni, critico d’arte e consulente di progetto per i contenuti artistici di approfondimento.
“Sfruttando il bando regionale – spiega Matteo Piselli di Mecenauta – abbiamo potuto agire a livello di sito web e di tecnologia anche all’interno del Fusuem stesso. Siamo stati per quasi sei mesi dentro i locali del museo; questo ci ha permesso di poter parlare con tutte le persone a conoscenza della storia dell’arte di Brajo Fuso e di poter approfondire gli argomenti a esso collegati. Quindi è stato soprattutto un lavoro di approfondimento, di conoscenza, che, associato alla nostra professionalità che è quella legata all’ambito comunicazione, ci ha permesso di poter valorizzare un luogo che va fatto conoscere. Ma nel modo giusto, con il motivo giusto e alle persone giuste”.
Il risultato è un sito web completamente ripensato, agile, di facile consultazione e una vera e propria miniera di contenuti.
Prima di tutto sono state arricchite le sezioni di approfondimento su Brajo Fuso e la sua arte, dalla vita alla sua collocazione storico artistica, dallo stile e dai tratti distintivi del suo poliedrico linguaggio, alle influenze di artisti e critici che hanno segnato la sua vita.
Compito non facile poiché, come sottolinea il critico d’arte Andrea Baffoni “Brajo Fuso con la sua capacità di intercettare il futuro, di essere nel proprio tempo e avanti al proprio tempo” è molto poco inquadrabile, un caso unico nel suo genere, uno di quei “viaggiatori solitari, esploratori che non seguono le rotte tracciate ma ne vanno a cercare altre, indifferenti alla storia che li circonda ma capaci di inventarne una completamente nuova”.
Nel nuovo sito inoltre, è stata inserita anche la possibilità di compiere delle vere e proprie visite virtuali grazie a sei percorsi in 360 gradi visitabili gratuitamente dall’esterno divisi in “Ingresso”, “Sottopasso e Olimpionici”, “Scorci Panoramici”, l’onirico “Bosco” che si snoda lungo il Sentiero del Greveandare, “Galleria”, undici sale che ripercorrono tutta la ricerca artistica dell’artista, e “Brajta”, il luogo più intimo del museo, la piccola residenza estiva dove Brajo e la moglie Bettina trascorrevano le estati a stretto contatto con le opere.
“Abbiamo creato sei percorsi in 360 gradi visitabili dall’esterno online – prosegue Piselli – e abbiamo creato gli stessi sei percorsi anche localmente. Sia online che offline abbiamo messo dei punti di interesse particolari che abbiamo gestito, online, attraverso i software di gestione dei percorsi in 360, invece localmente attraverso dei punti di contatto con tecnologia NFC che permette al visitatore, semplicemente avendo un cellulare adatto, di toccare l’opera e avere subito le informazioni in italiano e in inglese dell’opera stessa rendendo di fatto la visita virtuale e la visita analogica molto simili tra loro”.
Il sito dà la possibilità di conoscere le aperture e acquistare direttamente online il biglietto d’ingresso e, ultimo ma non in ordine di importanza, promuove lo spazio come luogo in cui poter svolgere eventi culturali di ogni tipo.
La restaurata Sala degli Elleni, la Sala Bettina dedicata alla ristorazione, nonché l’Anfiteatro da circa cento posti e l’intero bosco costellato di opere d’arte, sono luoghi carichi di energie creative e di bellezza, luoghi dove persino il cancello e la cinta muraria che lo circoscrive sono imbevuti di arte e sogni, perfetti per accogliere eventi di danza, musica e qualsiasi altro linguaggio artistico.
Che, come sottolinea Baffoni, era poi quello che lo stesso Brajo voleva: “il Fuseum non nasce come museo privato dove lavorare personalmente o semplicemente con i propri amici ma nasce come spazio di interrelazione. Brajo voleva qui la presenza di altri artisti, musicisti, poeti, letterati, attori”.
L’artista assemblando il suo mondo colorato realizza un luogo che chiede di essere vissuto, amato, giocato da più partecipanti.
Perché in fondo, con le sue creature bizzarre, con le sue stradine lastricate di colori, dove ogni anfratto nasconde una sorpresa e dove anche gli oggetti più comuni diventano incredibili spunti creativi, cos’è il Fuseum se non un’immensa fiaba? Una fiaba che ci ricorda di come la vita sia un grande gioco da colorare, da costruire ogni giorno con il sorriso e l’entusiasmo della scoperta.
E sì, sono sicura che Brajo e Bettina da qualche parte, ne sono felici.
Per visitare il sito: www.fuseum.eu