FERENTILLO – Il “nostro” Carlo Favetti è di nuovo al lavoro (di ricerca) per questo suo diciassettesimo libro. Stavolta la trama narrativa è scaturita da una ricerca, per l’appunto, storica su manoscritti autentici conservati all’archivio di stato di Terni e di Ferentillo. Ecco quindi che l’indagine storiografica è destinata a divulgare sempre più le vicende che legano la vita dei nostri antenati a quei luoghi ancora sono presenti nel territorio. Luoghi che meritano, per il loro valore intrinseco, di essere conosciuti e valorizzati. In sostanza siamo assolutamente convinti che anche questo lavoro di Carlo Favetti, come del resto l’altra pubblicazione “Pane zucchero e vino” che abbiamo presentato lo scorso mese, possa avere il riscontro e il successo che merita.
I MANOSCRITTI
In attesa che il libro venga completato in tutte le sue parti, possiamo anticipare che la ricerca parte dall’analisi della compagine sociale del XVI secolo a Ferentillo, composta di umili lavoratori, in cui emergeva la classe dei giudici e notai.
L’archivio notarile attesta la presenza nel territorio di alcune caste: “I Ferentilli, i Connessani, gli Iacobini ed i Moriconi, Erculei, Massarini, Bonanni, Caromani a Matterella, i Fiorelli e Orsi a Castelrivoso, i Mesticoni a Sambucheto, i Raspini, Rubei e Cicchi, a Precetto.
LA STORIA
La donna, nel Medioevo, era considerata fragile, di secondo piano nella società: non poteva succedere al padre se aveva altri fratelli, ed era sempre considerata “minorenne”, in quanto necessitava per la validità dei contratti, del consenso dei genitori, del fratello, del consorte eccetto per il testamento. Gli atti di dote, nell’archivio notarile, sono in terza persona, redatti dal padre o da un fratello della donna.
Questo, in sintesi, il preambolo di parte socio legislativo che inquadra la comunità dove si svolgono i fatti. La vicenda del romanzo di Carlo Favetti si incentra su la Storia di Barbara Monaca a Sambucheto – narratio de Barbara monialis in Sambucheta, tutta concentrata nel monastero femminile di Santa Maria della Consolazione a Sambucheto di Ferentillo (fondato nel IX secolo dalla duchessa Adelasia, moglie del duca Longobardo Faroaldo; il monastero e la chiesa verrà dismesso nella seconda metà del XVIII secolo, oggi diruto) piccola frazione situata lungo la strada provinciale dopo l’ abitato di Macenano.
Il soggetto del romanzo e tratto da un protocollo del notaio Erculei Paolo di Matterella, rogito del 24 febbraio del 1553. Atto riguardante una suora del monastero femminile di Santa Maria della Consolazione a Sambucheto Ferentillo ordine benedettino cassinese di nome Barbara, della famiglia Cherubini di San Mamiliano, accompagnata dai due fratelli Francesco e Domenico.
Si legge che la giovane aveva in dote 100 fiorini che verranno rateizzati in due anni al convento e, come frutti, quattro coppe di grano per tutto il mese di Settembre, mezza brocca di olio per tutto il mese di Dicembre, e un orcio di mosto per la festa di tutti i Santi (AST, ANF, vol 92/a,cc.111v-114r). Il rogito viene stipulato nel chiostro del monastero alla presenza del Reverenda Madre Badessa di nome Evangelista, e alla presenza del capitolo delle monache: Lucrezia, Sebastiana, Elisabetta; testimoni al rogito altri due notai Sabatino Erculei di Matterella e Battista Mesticoni di Sambucheto.
Questo è il documento originale conservato all’archivio di Stato di Terni. Ma andiamo alla trama del romanzo: la vita di Barbara, prima di entrare nel monastero era semplice e spensierata, come tutte le sue coetanee benestanti. Cresceva sempre più in lei il sentimento per Jacopo, quel suo amico di infanzia. Lui lo scoprirà, quel sentimento, quando Barbara varcherà la soglia del monastero; ma la ragione di famiglia e’ più forte del sentimento dei due ragazzi. Il destino della fanciulla era segnato, come quello di tante altre della sua eta’ in quell’ epoca. Barbara coltiverà anche da dietro la grata del monastero, quel suo sentimento verso Jacopo tra le tante costrizioni, penitenze, preghiere…ma anche speranze… Ci troviamo di fronte ad una vicenda ricca di valori sia umani che spirituali, sicuramente raccontata con abilità da Carlo Favetti che, nel suo romanzo, ci porta indietro nei secoli, in quel luogo ancora oggi esistente, come il monastero di Sambucheto, fondato dalla duchessa longobarda Adelasia dove, anche lei nel IX secolo visse santamente.