Musei aperti per chi? E intanto le guide si sentono “cornute” in attesa di essere mazziate

Noi umbri ne siamo fuori in quanto arancioni ma i benefici del giallo sarebbero stati tutti da dimostrare nonostante qualche entusiastica dichiarazione che è rimbalzata anche qui in Umbria da parte di chi, evidentemente, non poteva che allinearsi alle volontà ministeriali. Del resto anche in ambito nazionale si è assistito a qualche entusiastica adesione che somigliava più a uno spot, peraltro lanciato dai musei sempre di alto lignaggio. La nostra consueta e personalissima riflessione domenicale è che l’apertura dei musei presunta tale è una sonora presa in giro. Lo stesso ministro Speranza se l’era fatto sfuggire in settimana quando ha parlato apertamente di “apertura simbolica“, facendo trasparire una concessione inevitabile da fare a Dario Franceschini che tanto aveva insistito. Anche perché già c’erano nell’esecutivo Conte due ministri renziani pronti a lasciare le tende. Come è puntualmente avvenuto. Vedremo gli ingressi che i musei “gialli” faranno segnare. Sperando, fra l’altro, che la colorazione non si “scurisca” alla prossima verifica dei contagi proprio mentre, magari, si sono riallestite per l’ennesima volta le contromisure sanitarie.

La verità è che nel frattempo monta la  protesta di chi con i musei non può simbolicamente vivere. Perché deve mangiare. E’ il caso di AGTA,  Associazione Guide Turistiche Abilitate. Che arriva addirittura a ipotizzare qualcosa di diabolico: far riaprire con costi altissimi per poi avere la giustificazione in tasca di chiudere definitivamente la bocca a chi protesta chiedendo di riaprire. È quanto afferma la presidente di AGTA, Isabella Ruggiero che ha stilato una nota, a nostro giudizio, tutta da leggere.

L’assurdità del week end vietato

“Il DPCM di fatto vieta l’apertura di sabato e domenica che sono gli unici giorni in cui c’è una maggiore possibilità di visite. Durante i feriali i musei erano frequentati da turisti, scolaresche e pensionati: i turisti non ci sono, le gite scolastiche sono vietate e le persone anziane cercano di non uscire per evitare il contagio. Considerato – prosegue Ruggiero – che sono vietati gli spostamenti tra regioni, è bloccato anche il turismo interno. Quindi, a volere/potere visitare i musei possono essere solo i residenti e al massimo gli abitanti dei comuni circostanti. Peccato che i residenti sono quelli che normalmente dal lunedì al venerdì lavorano e non hanno tempo per visitare i monumenti. Qual è il senso di vietare l’apertura durante il fine-settimana? Si teme una folla di turisti come una volta? I musei e i monumenti sono siti a bigliettazione nei quali è facilissimo contingentare i numeri: ogni direzione decide se far entrare solo 1 o 10 persone a sala. Già durante l’estate scorsa infatti si sono rivelati i luoghi più sicuri d’Italia, sulla base delle norme rigidissime imposte dalle direzioni e che hanno reso i musei luoghi quasi deserti, mentre la gente si accalcava nei bus, nei luoghi della movida o sulle spiagge, o addirittura nei centri commerciali. Quindi, se la ragione della chiusura nei fine-settimana fosse la paura delle folle, sarebbe una paura completamente illogica e infondata. Sappiamo che l’elemento più critico nelle nostre città è costituito dai trasporti; allora forse il legislatore si preoccupa che i lavoratori dei musei e i possibili visitatori affollino i bus per andare ai musei? Non ha senso, perché i trasporti sono pieni e in crisi proprio nei giorni feriali e molto più vuoti il sabato e domenica.

E se da giallo il colore diventa arancione?

Da domani, solo 5 regioni e una provincia autonoma saranno in fascia gialla e solo in quelle i direttori avranno la possibilità di riaprire, se vogliono. Infatti i maggiori siti della Campania (Pompei, Ercolano, Caserta) hanno già pubblicato la nota di riapertura e ne siamo felici. Nessuno si chiede come si pensa di gestire questa normativa, sapendo che da un giorno all’altro una regione può cambiare in arancione? Auguriamo alla Campania di diventare presto addirittura bianca, ma se dovesse virare sull’arancione questi siti chiuderebbero di nuovo da un momento all’altro. Quindi aprono dal lunedì al sabato ma a patto che il ministro della Salute non passi l’intera regione a un altro colore. Quanti siti e musei riapriranno a questo condizioni assurde? Quasi nessuno”.

Riaprire per essere felici e mazziati

“Siccome riteniamo che tutto questo sia troppo folle per essere concepito per sbaglio –  conclude Ruggiero – siamo purtroppo arrivati alla conclusione che tali norme si spiegano solo con la volontà di rendere inutile l’apertura e di lasciarli chiusi. Così poi si dirà che i musei sono risultati vuoti e che comunque è troppo costoso aprirli e chiuderli continuamente. Le nuove norme appaiono come la diabolica risposta a chi ha protestato negli ultimi mesi contro la chiusura. La maggior parte della gente ha recepito solo l’annuncio della riapertura e registra tale notizia come positiva, ma chi è del settore ha capito che di fatto non riaprirà quasi nulla. E soprattutto che nei prossimi mesi le aperture/chiusure saranno automaticamente legate alla situazione sanitaria, togliendo la responsabilità della decisione al MIBACT. Un applauso a chi ha ideato questa soluzione, che fa rimbalzare una questione del settore ’beni culturali-turismo’ alla sanità. E che rende tutti felici e mazziati”.

Apprezziamo la delicatezza di quel “felici” utilizzato da Isabella Ruggiero al posto di un più volgare sostantivo satanico. La realtà, in effetti, è già chiara e lampante in sé.

Foto di copertina: mole24.it

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.