Morti bianche: la strage continua, ma è ora di dire basta

PERUGIA – Un mondo distopico dove viene inculcato fin dall’infanzia ad essere “utili”.

“Studia, impara, formati, fai esperienza, datti da fare” dopo di che potrai lavorare tutta la vita, trascorrendo la maggior parte di essa in un ufficio, al computer, in una fabbrica, per sopravvivere e comprare oggetti inutili dei quali ti avranno convinto di avere assolutamente bisogno.

Ah si, ma avrai anche ben due settimane libere l’anno, forse anche un mese nel migliore dei casi.

E se sarai fortunato non contrarrai nessuna patologia sul luogo di lavoro e tornerai a casa ogni sera.

Il lavoro ti influenzerà, determinerà la tua identità e la tua autostima e per mantenerlo dovrai essere veloce e sottostare ai principi implacabili della flessibilità. Flessibilità di contratti “atipici”, flessibilità di orario, flessibilità di mansioni perché in questo mondo che corre veloce non ci si può fossilizzare, è importante non perdere tempo e poco importa se questa flessibilità si trasformi in precarietà, quella che stati e governi dicono di voler combattere ma che in realtà è più dilagante che mai.

Le assunzioni nel settore privato nei primi nove mesi del 2020 sono state 3.801.330. Rispetto allo stesso periodo del 2019 la contrazione è stata molto forte (-34%). Il calo ha riguardato tutte le tipologie contrattuali. In maniera nettamente accentuata ciò si osserva per le assunzioni con contratti di lavoro a termine (intermittenti, somministrati, a tempo determinato). Osservatorio Istat sul precariato, dati di settembre 2020.

 

In questo mondo, alcune aziende dove ti troverai a lavorare troveranno il modo di rendere il processo produttivo ancora più veloce, risparmiando sulla sicurezza, togliendo reti di protezione davanti alla bocca di enormi macchine meccaniche. Macchine che non sono assassine come qualcuno le ha definite, ma piuttosto perfetta metafora di una concezione del lavoro che letteralmente mangia e stritola la vita, senza etica, senza rimorso, senza dolore.

Così, in un mondo del genere, Luana D’Orazio,  una ragazza di 22 anni viene risucchiata da un orditoio e muore. Poteva starsene a casa con la sua bambina, poteva trascorrere del tempo con i suoi affetti, invece stava lavorando per garantire una vita a sua figlia e a se stessa e nella sua casa non ci tornerà più.

In un mondo del genere anche Sabri Jaballah di 23 anni esce per andare a lavorare in un’azienda tessile ma poi non torna perché un rullo lo aggancia durante le operazioni di pulizia. Ci sono anche Samuel Cuffaro che di anni ne aveva 19 ed Elisabetta D’Innocenti di 53, morti per un improvviso scoppio nella fabbrica di Gubbio dove erano impiegati e Andrea Recchia, 37 anni, travolto e schiacciato da 14 tonnellate di mangime. E sono solo alcuni esempi.

Su 10000 aziende controllate per verificare il rispetto delle norme di sicurezza dall’Ispettorato del Lavoro lo scorso anno il tasso di irregolarità è del 79,3%.

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2020 sono state 1.270. Pur nella provvisorietà dei numeri, questo dato evidenzia un aumento di 181 casi rispetto ai 1.089 registrati nel 2019 (+16,6%) . Questo ultimo dato, che comprende anche i decessi per Covid contratto sul lavoro, conferma che dal 2015 non si è mai scesi sotto le 1000 vittime l’anno. Open data Inail 2020.

 

In questo mondo, eventi di questo genere sono chiamati “morti bianche” e una volta accaduti vengono elargite a profusione tante belle parole “non è ammissibile, bisogna investire, non dovrebbe succedere, ci stringiamo nel dolore, tragico incidente”.

Ma poi i dati parlano di sempre meno risorse per gli enti preposti ai controlli e costante calo di personale:  l’Ispettorato del lavoro conta 1500 ispettori che svolgono anche mansioni amministrative, 246 per l’Inail, mentre i dipendenti per i servizi di prevenzioni e sicurezza sul lavoro delle varie Asl passano dai 5000 del 2009 agli attuali 2000.

E intanto dall’inizio di quest’anno, sono già oltre 200 i decessi sul luogo di lavoro ma anche tantissimi gli infortuni.

Come il caso di Matteo Mondini, vittima di un infortunio sul lavoro mentre ristrutturava un negozio a Monza nel 2010. Da allora una serie di 35 interventi fino all’amputazione del braccio e la promessa di portare avanti la voce e la battaglia perché cose del genere non accadano più. “Oggi si celebra la Festa dei lavoratori, ma purtroppo non c’è nulla da festeggiare” si legge in occasione del I Maggio sulla sua pagina Facebook “C’è una strage di lavoratori che ogni giorno continua, da inizio anno sono 211 le vittime sui luoghi di lavoro, è inaccettabile”.

È inaccettabile anche perché un “incidente” è quello che ti capita se scivoli nella doccia, non se vieni ucciso da una macchina perché il datore di lavoro ha voluto risparmiare sulla sicurezza o perché magari erano troppe ore che svolgevi quel compito.

Questo mondo all’insegna del “produci, consuma, crepa” sembra un pessimo film horror ma è la realtà. La realtà di fabbriche e luoghi di lavoro insalubri e pericolosi, di orari di lavoro troppo lunghi che provocano cali di attenzione e stress. Una realtà sbagliata alla base, che mette il profitto prima di tutto e dove la cosa importante è che “giri l’economia” e che il Pil si risollevi, poco importa in quale modo e a quale prezzo.

Vite perdute in un meccanismo perverso che come una macchina avanza implacabile e dove sorge spontanea una domanda: in un mondo dove a priori, niente è più sostenibile e per niente si intende lo sfruttamento delle risorse umane, animali e naturali, ha ancora senso parlare di nobiltà del lavoro?

 

Mentre scriviamo il ministro del lavoro Andrea Orlando, in seguito all’ondata di tragici eventi che si sono verificati nell’ultimo periodo, ha convocato per oggi, 11 maggio alle 12,15 un incontro con Cgil, Cisl e Uil: tema centrale, la sicurezza sul lavoro.

Orlando, proprio su questo tema, giorni fa aveva affermato “si può agire su più livelli. Il primo è il rafforzamento del coordinamento tra i diversi soggetti” che operano, il secondo “è lavorare su formazione e prevenzione”, il terzo non marginale è quello degli organici, lo Stato non puo’ risparmiare sulla sicurezza”.

E ora speriamo che dalle parole si passerà ai fatti.

 

Francesca Verdesca Zain

 

Si ringrazia TV2000 per il servizio video 

 

Redazione Vivo Umbria: