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Moon in June: stasera al tramonto Lucio Corsi, la profonda leggerezza della musica

PERUGIA – Sarà dentro il rosso tramonto del Trasimeno che si andrà delineando l’interessantissimo profilo artistico di Lucio Corsi che aprirà stasera, 16 giugno, l’edizione 2023 di Moon in June. Poche ore dopo tornerà sul palco di Firenze Rocks per aprire il concerto di The Who nell’unica data in Italia, tanto per dire.
L’orientamento della direzione artistica di Patrizia Marcagnani prosegue, dunque, nel proporre musicisti nuovi e artisticamente maturi; portatori sani di note coraggiose ma ancora non conosciuti dal grande pubblico.

Classe 1993, di Vetulonia, nel cantautorato di Corsi troviamo musica; al di là dell’etichettatura dei generi, dei look, dell’apparenza, dei rosei vaticini e degli illustri accostamenti. Per questo Corsi non passa inosservato. Ha una bella testa. E la giusta umiltà. Parla della sua musica con leggerezza consapevole perché ne conosce la profondità. L’essenza. Come, crediamo, emerga con limpidezza in questa intervista che ci ha rilasciato alla vigilia di quella che sarà, proprio in Umbria, la prima data del suo nuovo tour.

Le va di iniziare con il gioco dell’effetto che fa?
“Ci sto”.
Che effetto le fa il palco?
“Mi trasforma la paura in energia. Anche se ci salgo da quando sono piccolo, sentire che la tensione si scioglie dopo il primo accordo di chitarra, è una sensazione fortissima”.
Che effetto fanno i paragoni?
“Piacere. Al tempo stesso, però, spero e penso di fare e proporre qualcosa di autentico”.
Che effetto le fa aprire il concerto di The Who?
“Camminare sulla Gibson Les Paul a un metro da terra”.<CF1403>
Che effetto le fa pensare di aprire il suo nuovo tour al tramonto, in riva al Trasimeno per Moon in June.
Sicuramente ci sarà qualche creatura sommersa nel lago che emergerà. Questo aggiunge altro fascino. Di Moon in June avevo sentito parlare ma non ci sono mai stato. Mi diverte pensare che arriveremo con gli strumenti dentro le barche, sarà un’esperienza bellissima da aggiungere al concerto.
Che effetto le fa pensare ora al suo primo Ep Vetulonia/Dakar?
L’inizio di un viaggio per fare della propria musica un mestiere consapevole del percorso avventuroso, come è la Parigi/Dakar. Con la differenza che la partenza è da Vetulonia, il paese dove sono nato, che conta pochi abitanti ma molti spiriti etruschi. E’ una storia straordinaria quella dell’antica Vetluna.
Che effetto le fa sentirsi sull’onda del successo.
In realtà non mi ci sento.
Evidentemente ce l’hanno messa gli altri, però.
Dovrebbero darmi anche un surf per riuscire a scivolarci sopra e salvarmi dall’onda.
Finito il gioco dell’effetto che fa. Veniamo al tour?
Si intitola ‘La gente che sogna’ dal disco uscito lo scorso aprile. Il concerto è piuttosto lungo, dura due ore e un quarto perlomeno e dentro ci sono il blues, il folck, il rockn’ roll. E c’è l’armonica, la slide guitar, in un pezzo suoniamo con tre chitarre elettriche. A metà concertoc’è anche un parte più intima: per anni ho girato chitarra e voce o piano e voce, dunque proporrò un momento totalmente acustico.

Quanti siete sul palco?
Sette. Una figata perché ci suono da sempre, sono tutti musicisti miei amici, conosciuti ai tempi del liceo: sono Jacopo Nieri al piano; Gabriele Bernabò chitarre, cori e tastiere; Marco Ronconi alla batteria; Tommaso Cardelli al basso; Filippo Scandroglio alla chitarra elettrica e slide guitar; Giulio Grillo alle tastiere. Poi ci sono Antonio Cupertino ai suoni, con lui ci suono da una vita, abbiamo fatto insieme il Bestiario. Poi Edoardo Fracassi, il tour manager, e Francesco alle luci, Zaccaria… Voglio bene a tutti.
Le radici, a partire dalla sua Vetulonia di cui è giustamente fiero, mi sembra di capire che per lei siano importanti. E’ stato accostato a Flavio Giurato, Peter Gabriel, Ivan Graziani.  Quanto hanno inciso questi artisti nella sua musica?
Giurato lo conosco da qualche anno e lo stimo un sacco. La prima cotta musicale è stata per i Genesis: avevo 14 anni e la voce unica di Peter Gabriel mi colpì moltissimo. A loro mi fece avvicinare Giulio che a quel tempo suonava il progressive con un gruppo. Invece ai miei genitori devo l’ascolto di poche cose ma essenziali riguardo soprattutto i cantautori: da Dylan a Neil Young a Ivan Graziani che, da piccolo, mi faceva paura.
Perché da piccolo Ivan Graziani le faceva paura?
Per il suo modo di approcciare il brano, di cantarlo, per la sua chitarra… Negli anni è diventato uno dei miei preferiti. Ed è stato bello. Brutto è quando una cosa ti lascia indifferente.

Perché si trucca in scena e indossa vestiti così particolari?
E’ uno strumento in più che abbiamo quello dell’estetica sul palco. Come i video, le illustrazioni delle copertine, e pi mi diverte. Come dice Paolo Conte in ‘Alle prese con una verde milonga’, il musicista si diverte e si estenua’. Avviene di fatto un incontro. E devi farti trovare meglio che puoi all’appuntamento. Perché è con la musica.
E di appuntamenti così, per Lucio Corsi, ce ne saranno molti, non comuni, arditi, galanti.

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