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Monte Moro: la battaglia fra Terni e Spoleto e le tracce che ha lasciato ancora oggi

FERENTILLO – San Mamiliano (nella foto di copertina) è una piccola frazione che annovera una bellissima pala d’altare della prima metà del ‘500 eseguita dall’artista raffaellesco Giacomo Santoro da Giuliana detto Jacopo Siculo (1490/1543). A lui e’ dedicata la piazzetta del pozzo situata proprio al centro del paese.

San Mamiliano è importante anche per un evento bellico. Abbiamo accennato questo fatto, a sommi capi, quando ci siamo occupati del dipinto raffaellesco del Siculo presso la chiesa di San Biagio, ma ora vi illustreremo ciò che è accaduto su quel valico. Questa parte di territorio era un’area strategica da dove si potevano, e ancora oggi è evidente, controllare  la Valnerina, il versante della Flaminia con Strettura e Somma e Ancaiano. Qui siamo a Monte Moro, a quota 696 slm.

Papa Alessandro VI

L’ evento si svolse quando era regnante Papa Alessandro VI, e vide scontrarsi le truppe di Spoleto e Cesi coinvolgendo poi personaggi dai nomi illustri. Si tratta delle terre Arnolfe, (andiamo con ordine), concesse dal Papa Innocenzo IV nel 1248 a Spoleto. Ma queste terre con i suoi villaggi, da sempre,  erano sotto la mira di Terni; quindi Spoleto intollerante della situazione fece rappresaglie durissime su Interamna. Questa citta’,  allora, arruolo’ Antonello Savelli e le truppe colonnesi, si armò con 2000 soldati e pose assedio a Montefranco. Alla notizia gli spoletini senza organizzarsi giunsero con soli 300 soldati.

Bartolomeo D’Alviano

Il Savelli, alla vista di un così esiguo numero di armati, mosse contro, ma le truppe spoletine, si ritirarono sul Monte Moro. Lo scontro fu cruento. Perdite ci furono in ambo le parti. Gli spoletini stanchi e privi  di vettovagliamento per rifocillarsi si insediarono a San Mamiliano, mentre le truppe ternane si ritirarono. Ma la vicenda non fini qui. Spoleto assoldo Bartolomeo d’ Alviano (che era al servizio degli Orsini) e organizzò un esercito con 10.000 soldati armati fino ai denti che giunsero nel territorio  ternano e lo devastarono.

Giampaolo Baglioni

La torre di Colleluna fu rasa al suolo. Siccome  i ternani continuarono con le loro razzie sul territorio, vista anche l’assenza dell’Alviano, Spoleto elesse Capitano Giampaolo Baglioni che pose il suo accampamento presso la città di Terni. I cittadini, visto che Spoleto “faceva sul serio”, mandarono ambasciatori per arrivare  a una tregua in vista di una possibile pace. Tra le varie condizioni una fu quella del dominio di Spoleto sul castello di Cesi e la posa dello stemma sulla porta principale. Questo l’evento bellico e i suoi protagonisti che spiegano come, ancora oggi, alcune località citate che si trovano nel Ternano, appartengono spiritualmente a Spoleto.

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