PERUGIA – Parlare di Moebius, all’anagrafe Jean Giraud (1938-2012), è ripercorrere insieme due tracce che hanno solcato l’immaginario del periodo del passaggio dagli ultimi decenni del secolo breve sino all’inizio del nuovo millennio. Soprattutto nelle duplice direzione dell’influenza che l’immaginazione tradotta in segni e simboli ha avuto e continua ad avere sul cinema e sull’epopea del fumetto d’autore che intorno agli anni Ottanta ebbe in Francia e in Italia il suo periodo d’oro con autori che dell’originalità fecero il loro tratto distintivo. Tra questi, e forse più di ogni altro, Moebius che ricorda anche l’ascesa al successo di riviste molto simili a fanzine che hanno contrassegnato l’epoca dei vari Pilote e Métal Hurlant e tutto il meglio della produzione fantastica e fantascientifica a fumetti che in Italia conobbe i consensi del pubblico grazie a riviste come Cannibale e Frigidaire. Parlare di Moebius significa anche parlare indirettamente di larga parte della science fiction che piattaforme digitali e industria cinematografica producono senza soluzione di continuità per un pubblico sempre più vasto. Nelle tavole di Moebius l’immaginazione creativa si produce in personaggi e storyboard di grande suggestione in cui il tempo tra passato molto lontano e futuro sono indirizzati in storie avvincenti e trasognate, come se sfuggissero a qualsiasi legge fisica, fluttuanti in scenari fantastici. Ora dedicata a Moebius è la mostra al Museo archeologico di Napoli, inaugurata in collaborazione con Comicon. In rassegna fino al 4 ottobre, nelle sale della Sezione Preistorica, 330 opere, tra tavole e disegni dei suoi personaggi più famosi, tra creature fantastiche e mondi lontani. L’esposizione, che sarà accompagnata da un catalogo, proporrà una retrospettiva attraverso tavole a fumetti, schizzi, quadri, acquerelli, riproduzioni e Realtà Aumentata, fotografie, volumi e riviste. Sarà inoltre celebrato il rapporto dell’autore con l’Italia e con Napoli, città protagonista dei racconti a fumetti Vedere Napoli e Muori e poi vedi Napoli: «È strano, ogni volta che lavoro su una storia che riguarda Napoli non ci sono problemi: tutto fila liscio. Napoli ha qualcosa che mi affascina, che mi tocca sempre in un modo speciale…», ricordava Moebius. Il percorso espositivo porta i visitatori nell’universo immaginifico dell’autore, nelle opere distribuite lungo le sale del MANN dedicate alla preistoria. Si incontreranno così figure iconiche come il guerriero Arzak, il maggiore Grubert o i viaggiatori spaziali Stel e Atan. Ci si perderà nelle immagini vertiginose dei carnet di Inside Moebius e nelle invenzioni fantastiche de La Faune de Mars. Non mancherà naturalmente una sezione dedicata ai legami tra Moebius e l’Italia, ovvero con Venezia, Milano e soprattutto Napoli. In dialogo con la sezione Magna Grecia del Museo, saranno esposte alcune illustrazioni dedicate ai miti greci che hanno ispirato anche il bellissimo manifesto. Uno spazio significativo sarà poi destinato alla dimensione più intima del lavoro di Moebius, alla sua ricerca sul “deserto interiore”, con le tavole tratte da 40 jour dans le Désert B e alle sperimentazioni personali sulle forme fantastiche di cristalli e gemme che hanno accompagnato il lavoro dell’artista (l’esposizione sarà arricchita da preziosi minerali grazie alla collaborazione con Mineral Art Gallery di Napoli). Un’intera sezione sarà dedicata a Dante, in occasione del settecentesimo anniversario della scomparsa del sommo poeta, e alla memorabile interpretazione moebiusiana del Paradiso, per la Galleria Nuages. Il percorso sarà arricchito da due film: un 3D animato diretto da Moebius e BUF Compagnie, ispirato al racconto La Planète Encore e Metamoebius documentario di 52 minuti di Damian Pettigrew e Olivier Gal.
Elemento innovativo nel progetto di allestimento sarà la realtà aumentata: lungo il percorso, alcuni quadri prenderanno vita; basterà scaricare una App e inquadrare le opere con un semplice smartphone.
Onirico e distopico, ma soprattutto con lo sguardo alla sua principale fonte di ispirazione, il passato, Moebius realizzò nel 1981 uno dei suoi lavori più importanti l’Incal, su testi di Alejandro Jodorowsky. Nel 2010, interrogato dalla figlia Nausicaa sul lavoro che avrebbe scelto se non fosse stato un disegnatore, Moebius rispose senza esitazione: Archeologo.” – dichiara Isabelle Giraud – “Scegliere l’archeologia significa portare alla luce la nostra storia. Ma disegnando senza sosta, Mœbius scavava anche nella propria storia, per meglio volgersi al futuro. La pagina bianca era per lui come un deserto. Scavò nella sabbia del suo deserto interiore per trovare la sua strada, come quando disegnò Inside Mœbius o 40 giorni nel deserto B. Questi spazi vuoti, così frequenti nelle sue opere, sono pieni di tesori che ha fatto emergere da se stesso trascendendo il tempo. Ha adottato i metodi di un archeologo, affascinato dalle medesime ossessioni, dall’interrogazione del tempo, dalla continuità delle forme, dallo studio delle tracce… Disegnare, scrivere, era per lui un modo per riappropriarsi di un destino umano, persino interstellare. È stato senza dubbio un modo per lasciare una traccia che speriamo tutti possa resistere alle sabbie del tempo”. Da non dimenticare che Moebius disegna per il cinema, immaginando i costumi per Alien di Ridley Scott (1979), lo storyboard e i disegni preparatori per Tron (1982) e concept artistico per Abyss (1989) e per Il Quinto elemento (1997).